Recensione Syriana (2005)

Non semplicemente un thriller dall'architettura narrativa complessa ed affascinante, Syriana è anche, e soprattutto, un film politico, un film di denuncia, un film scandalo.

Petroliodipendenza

A cinque anni dall'Oscar per la migliore sceneggiatura vinto con Traffic, Stephen Gaghan passa per la seconda volta dietro la macchina da presa (prima c'era stato il deludente thriller Abandon - Misteriosi omicidi) con Syriana, un film dal grande spessore cinematografico quanto politico, una scommessa coraggiosa che finora sta raccogliendo frutti ben oltre le aspettative.

Dopo il Golden Globe a George Clooney (qui anche nelle vesti di produttore) come miglior attore non protagonista e fresco di due nomination agli Oscar (sempre Clooney e lo stesso Gaghan per lo script originale), il film giunge a Berlino per la sua anteprima europea e promette da subito di far discutere anche nel vecchio continente così come è già avvenuto oltreoceano. Questo perchè Syriana non è semplicemente un thriller dall'architettura narrativa complessa ed affascinante (e qui non si può non notare la volontà di replicare la buona riuscita del precedente Traffic) ma anche, e soprattutto, un film politico, un film di denuncia, un film scandalo.

La volontà degli autori è chiara fin dalla prima sequenza: mostrare, con estremo cinismo e schiettezza, il rapporto di reciproca dipendenza che esiste tra il mondo del Medio Oriente e gli Stati Uniti, sempre in bilico tra affari e terrorismo, una simbiosi che con il passare del tempo si fa sempre più necessaria e che ha come elemento comune il prezioso petrolio. Per dimostrare questa tesi, Gaghan sceglie cinque storie parallele che convergeranno nel finale e che mostrano uomini costretti a scegliere tra il potere e i propri principi morali, cinque storie in cui non esistono nè buoni nè cattivi e in cui la complessità degli intrecci e delle situazione non va ma a discapito dell'interesse dello spettatore.

Se la sceneggiatura di Gaghan è quasi perfetta nel riuscire a sviluppare le tantissime sottotrame (ma è comunque richiesta la massima concentrazione, non si tratta certo di una visione "facile") e ramificazioni che sottendono agli avventimenti principali, anche la regia spicca per lo staordinario equilibrio tra spettacolarità e contenuti, introspezione psicologica e politico-sociale. Altrettanto sorprendenti tutti gli interpreti: Clooney è stato il più celebrato ma in realtà sarebbe l'intero cast a meritare ognuno di questi premi o menzioni; il lavoro di Matt Damon, Jeffrey Wright o Chris Cooper (solo per citarne alcuni dei più noti) è ancor più sorpendente se si riflette sulla sensazione di totale naturalezza emanata dalla pellicola.
Si tratta di un thriller, ma la sensazione è quella di avere davanti una true story nella migliore tradizione americana (Tutti gli uomini del presidente su tutti), una sorta di reportage su quello che sono gli aspetti, apparentemente nascosti, delle nostre vite e della nostra società. Ed è soprattutto per questo che Syriana ci avvince, ci stupisce, ci fa riflettere, ma soprattutto ci spaventa.

Movieplayer.it

4.0/5