Recensione Come mio padre (2009)

La lievità di questo documentario presentato nella sezione Paesaggio con Figure del 27° Torino Film Festival è tutta racchiusa in due straordinarie sequenze, una in apertura e una in chiusura del film, in cui vediamo un papà che accompagna amorevolmente il suo piccolo a scuola.

Padri di oggi e di ieri

Com'è cambiata dagli anni del dopoguerra ad oggi la figura paterna e in relazione ad essa la famiglia italiana? E' questa la profonda mutazione sociologica che Stefano Mordini ci racconta in Come mio padre, un documentario toccante e appassionato incentrato sulla distanza tra padri e figli, un rapporto per sua stessa definizione difficile e unico, che attraversa con sguardo disincantato sessant'anni di storia del nostro Paese mostrando filmati e trasmettendo forte e chiara la voce di adulti e bambini di oggi e di ieri dando spazio alle emozioni più profonde, ai racconti più emozionanti, alle dichiarazioni più sincere e divertenti. Ieri bimbi in bianco e nero timidi, intimoriti dallo sguardo paterno ma lucidi e perfetti nella grammatica e nella dizione, oggi fanciulli spavaldi, disinvolti e spiritosi ma ugualmente tristi. Figli accomunati dalle stesse esigenze, dalle medesime delusioni, da un'assenza psicologica e fisica di padri estranei alla vita familiare, grandi lavoratori che oggi come allora sembrano non essere mai all'altezza del loro compito. Ieri famiglie numerose oggi famiglie allargate, padri e madri che si confondono nei ruoli, ma quel che sorprende di più è come a tanti decenni di distanza le domande, le richieste di attenzione e di affetto dei figli siano sempre le stesse.

Anni difficili quelli del dopoguerra, anni in cui i capi famiglia erano spesso costretti a prendere decisioni difficili come le adozioni o l'uso dei collegi per le figlie femmine, o peggio ad emigrare al nord o al di là dei confini nazionali in Germania in cerca di fortuna, anzi, in cerca di una paga dignitosa che consentisse almeno di sfamare la prole.
Al nord come al sud, nelle grandi città come nei paesini di provincia, nelle località marittime come quelle di montagna, unico denominatore comune la difficoltà e la responsabilità di essere padri raccontata da uomini frustrati e sfiancati dal massacrante lavoro in fabbrica, padri d'altri tempi troppo presi dal lavoro per riuscire a essere presenti con i propri figli dal punto di vista degli affetti, della comprensione e della tenerezza, uso e consumo unicamente delle mamme. Passano gli anni e arriva il femminismo, la figura del ragazzo padre, aumentano le separazioni e i divorzi, la divisione dei ruoli tra madre e padre non è più così netta, la famiglia cambia, i bambini di allora sono cresciuti e sono divenuti a loro volta padri e madri, commettendo talvolta gli stessi errori dei loro genitori.

Uno spaccato della nostra storia raccontato tramite interviste e reportage realizzati da grandi giornalisti dell'epoca per la televisione di stato, filmati di repertorio scovati con dedizione e certosina attenzione dall'affermato regista di documentari Stefano Mordini e dal suo collaboratore Michele Astori (co-autore del film) contrapposti alle interviste raccolte dai due nelle scuole di tutta Italia mostrando gli stessi volti, gli stessi sguardi, le stesse tristezze e solitudini in un affresco commovente e mai didascalico che racchiude in un modo o nell'altro qualcosa che ognuno di noi ha vissuto. Tema libero per tutti: Raccontami tuo padre. Un foglio bianco su cui pochi di loro sanno cosa scrivere, silenzi che in pochi sanno come riempire. Una schiettezza talvolta spiazzante pervade l'opera di Mordini, quella che solo i bambini sanno regalare. Molte le risate dinanzi alle loro risposte sconclusionate, alle loro frasi sconnesse, sgrammaticate e innocenti ma molte anche le lacrime amare e di commozione di fronte a tanta inconsapevole maturità.

La lievità di questo documentario presentato nella sezione Paesaggio con Figure del 27° Torino Film Festival è tutta racchiusa in due straordinarie sequenze, una in apertura e una in chiusura del film, in cui vediamo dapprima un papà che accompagna amorevolmente il suo piccolo a scuola e si preoccupa di pettinarlo con cura prima di lasciarlo entrare e un altro papà che dopo aver comprato un pacchetto di noccioline al suo bambino lo prende dolcemente in braccio per permettergli di aprire la bustina e di gustare la prelibatezza, per poi proseguire la passeggiata. Spazio alle emozioni, spazio alla memoria, individuale e collettiva, spazio alle immagini che raccontano un'Italia vecchia e nuova, e un bene, la famiglia, che va pian piano perdendo il suo significato più profondo ma che malgrado tutto è sempre ai primi posti nei desideri e nei sogni di tutti.

Movieplayer.it

4.0/5