Recensione Them - Loro sono là fuori (2006)

La scelta di non mostrare si dimostra la carta vincente poiché libera la fantasia dello spettatore in un dedalo di ombre che crescono e si moltiplicano fino all'epilogo.

La morte non ha età

Clementine è un'insegnante di francese che si è trasferita a Bucarest insieme al marito Lucas, scrittore in cerca d'ispirazione. Abitano in una grande casa circondata dal bosco e sono innamorati. La loro vita scorre tranquilla fino alla notte in cui vengono svegliati da strani rumori. Dovranno presto accorgersi che non è il vento; qualcuno si è introdotto in casa e non è intenzionato a lasciarli andar via.
Inizia così una ricerca di scampo che li condurrà stremati ad un'alba tragica.

Con Them si torna al cinema del terrore: scene ad alta tensione senza soluzione di continuità a creare uno stato di costante angoscia che terrorizza più di ferite sanguinolente o corpi dilaniati. Ambientato quasi esclusivamente nella casa dei protagonisti, ad eccezione del prologo, il film è un susseguirsi di fughe che esplora tutte le stanze in cerca di salvezza. La casa che nelle prime sequenze è un rifugio accogliente, lontana dal caos della città, si tramuta in una trappola fuori dal mondo, così isolata da rendere impossibile ogni ricerca d'aiuto. I protagonisti vengono lentamente privati di ogni mezzo di comunicazione, sprofondando rapidamente in una dimensione psicologica di tanta e tale disperazione da lasciare poco spazio alla lucidità. Fuggono isterici e, quando capiscono di non avere un nascondiglio sicuro, tentano la via del bosco, lanciandosi verso l'ignoto. Scena dopo scena, il gorgo che li risucchia echeggia ancora delle grida, quando riescono a guardare in faccia i loro inseguitori. La scoperta li lascia più storditi della notte di terrore. Fronteggiare la paura li rende consapevoli che la lotta non può essere evitata; i loro aguzzini procedono inesorabili senza lasciare scampo e sarà quindi necessario battersi per la propria sopravvivenza, senza capire il perché di quella persecuzione.
Il volto della morte che, sorta dal buio, ora li spinge nei cunicoli fognari è quello di bambini che giocano con le loro vite, terrorizzandoli, torturandoli, ora convincendoli che sono a loro volta vittime, ora capaci di infliggere ferite letali. Mostri, spietati assassini divertiti da un videogame che mette in palio la vita di Clementine e Lucas.

Agghiacciante la sceneggiatura per il giusto ritmo e la scelta di buoni tempi tecnici, ma anche per lo spunto originale che nasce da un fatto realmente accaduto. La coppia fu realmente perseguitata e trovata cinque giorni dopo i fatti, massacrata nelle fogne della Repubblica Ceca. I responsabili, ragazzi tra i dieci e i quindici anni, quando furono arrestati e processati, sostennero di aver ucciso perché gli adulti non volevano giocare con loro.
Disagio sociale o follia? Impossibile distinguere ma la veridicità dei fatti rende inquietante la pellicola, rendendola unica.

Ottima la regia che sfrutta la camera a mano, per conferire un senso di disagio che s'insinua sin dai primi fotogrammi; l'impossibilità di una visione nitida che peggiora nel corso della vicenda, contribuisce a creare l'atmosfera di angoscia data dal non visto. Non mostrare resta la carta vincente poiché libera la fantasia dello spettatore in un dedalo di ombre che crescono e si moltiplicano fino all'epilogo. Ottima la scelta di girare quasi in tempo reale, tutto in una notte, sebbene la ripetitività di molte scene, ambientate in casa, rischi di stancare.
Buona la prova degli attori Olivia Bonamy e Michael Cohen ai quali viene affidata la scena che gestiscono con naturalezza.
Il progetto è stato prodotto da Richard Grandpierre, già noto per Irréversible e Il patto dei lupi.