Il richiamo della foresta, la recensione: se il cane recita grazie al computer

La recensione de Il richiamo della foresta: il film tratto dal famoso romanzo di Jack London torna al cinema in una versione che è un mix tra i vecchi film con gli animali e un film d'animazione.

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Il richiamo della foresta: Harrison Ford in una scena del film

C'erano una volta quei film con gli animali: li ricordate? Partiamo da qui per scrivere la recensione de Il richiamo della foresta, il nuovo film Twentieth Century Studios, in uscita il 20 febbraio, che mescola attori ad animali. Sì, ma realizzati in computer grafica, con un effetto fotorealistico. Se vi ricordate quei vecchi film della Disney, in cui gli attori interagivano con gli animali, e anche quei film di Jean Jacques Annaud come L'orso e Due fratelli, l'effetto è questo. Non il mix tra animazione e live action alla Chi ha incastrato Roger Rabbit, in cui i due aspetti rimangono nettamente divisi, ma un film in cui i due elementi, attori in carne ed ossa e animali creati al computer, si fondono senza soluzione di continuità. Alla regia c'è Chris Sanders (Dragon Trainer).

La trama: Buck, dalla California allo Yukon

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Il richiamo della foresta: un'immagine del film

Il richiamo della foresta è tratto dal famoso romanzo di Jack London. Buck, cane dal grande cuore, dalla grande mole, e dalla forza notevole, viene portato via dalla sua casa in California dove viveva una tranquilla vita domestica. Sballottato nello Yukon, in Canada, dove impazza la corsa all'oro (siamo intorno al 1890), viene venduto come cane da slitta, e diventa in breve il leader del suo nuovo "branco". Prima viene preso da un padrone gentile (Omar Sy), che utilizza la slitta per un servizio di posta, che poi viene sospeso con l'entrata in scena del telegrafo. Così Buck cade nelle mani sbagliate. Ma il rapporto con un uomo solitario (Harrison Ford) che conosce quei luoghi, lo porterà a trovare il proprio posto nel mondo.

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Computer grafica: è necessaria?

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Il richiamo della foresta: Harrison Ford in un'immagine del film

Il richiamo della foresta è uno di quei film in cui ti chiedi se sia necessaria la computer grafica. Come ci chiedevamo in occasione di un film come Alpha (il cui protagonista è un animale che fa in un certo senso il percorso inverso a quello di Buck), se non si devono creare personaggi irreali, iperbolici, larger than life, come gli animali antropomorfi dei classici film d'animazione, perché ricorrere al computer? Per fare un film dove gli uomini interagiscono con i cani, non sarebbe più semplice farlo alla vecchia maniera, dei cani addestrati che "recitavano" , ed erano anche bravissimi? Fare un film di questo tipo grazie al computer è più facile che lavorare con gli addestratori?

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Il richiamo della foresta: un momento del film

Con il computer il cane diventa un personaggio

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Il richiamo della foresta: una scena con Harrison Ford

Le risposte verranno da sole, man mano che vedrete il film. Detto che i film con gli animali continuano a farli (vedi Mia e il leone bianco e Sulle ali dell'avventura), da un lato la prima cosa che ci viene in mente è che ci piacerebbe vedere questa storia con dei veri cani. Dall'altro, e man mano che il film prosegue questa sensazione aumenta, si capisce che il computer permette più soluzioni. Nelle sequenze d'azione Buck e gli altri compagni di viaggio o antagonisti, riescono a lanciarsi in evoluzioni che sarebbe molto difficile far fare a dei veri cani, anche ben addestrati. Ma, soprattutto, la computer grafica e la performance capture riescono a dare ai primi piani dei cani delle espressioni che degli animali, per quanto sensibili ed espressivi, non riuscirebbero a riprodurre. Certi sguardi di Buck, certi movimenti del suo viso, diventano allora delle espressioni. Si tratta di un gioco lieve, equilibrato. È qualcosa di leggermente diverso rispetto a quello che farebbe un cane, ma non è assolutamente l'espressività che avrebbe un uomo. In questo modo Buck diventa qualcosa di più di un animale sullo schermo, diventa un personaggio a tutti gli effetti e la sua interazione con i personaggi umani è maggiore. In un certo senso, il personaggio digitale "recita" come un animale non potrebbe fare.

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Dietro a un grande cane c'è sempre un grande uomo

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Il richiamo della foresta: una sequenza del film

Il segreto è che, dietro ai movimenti del cane, c'è una persona reale, che era presente sul set con una tuta grigia, che poi è stata rimpiazzata con l'animazione. È Terry Notary, un ex acrobata del Cirque du Soleil, e grazie ai suoi movimenti Buck è stato ricostruito con la performance capture. Inizialmente doveva lavorare solo sulle espressioni del viso, ma poi ha realizzato anche tutte le scene d'azione. Il richiamo della foresta, in realtà, nasce come film d'animazione, e poi si è scelto di fare un misto tra animazione e live action, con attori. E per questo si è andati in questa direzione, quella del fotorealismo e della performance capture.

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Il richiamo della foresta: Harrison Ford in un momento del film

Farà impazzire i bambini

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Il richiamo della foresta: una scena del film

Il richiamo della foresta è insomma un film dove il digitale ha molto più senso che nel remake live action de Il Re Leone, dove si creavano dei personaggi estremamente realistici per poi farli parlare, e creare un effetto irreale. Ma, riflessioni a parte, che comunque si impongono quando si tratta di capire quali sono le frontiere del cinema digitale, com'è Il richiamo della foresta? È un film che funziona: ha dalla sua parte una bella storia, emozionante ed edificante. Ha un messaggio semplice ma mai ribadito troppo, quello del rispetto per gli animali, la loro natura e il loro mondo. Ed è realizzato in maniera rispettosa, ma anche tutto sommato originale. Buck e le altre creature digitali sono deliziose e faranno impazzire i bambini. Un solo neo, forse, è quello dei cattivi del film, troppo caricaturali. Ma, come abbiamo già detto, siamo in un prodotto che è davvero al confine tra i film per famiglie di una volta, i live action con animali addestrati, e un film d'animazione. E quindi che ci siano dei cattivi caricaturali ci può stare.

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Harrison Ford e la senilità

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Il richiamo della foresta: un primo piano di Harrison Ford

Il richiamo della foresta, poi, ha un pregio. Quello di farci vedere finalmente Harrison Ford in un ruolo senile. Detto che il suo personaggio è la voce narrante del film, e, attraverso il suo doppiatore italiano, entriamo subito in contatto con lui, è la prima volta che vediamo Ford nel ruolo di un anziano. Non che abbia mai nascosto il passare del tempo, ma tutto sommato ha sempre mantenuto un look giovanile. Pensiamo alla recente apparizione in Star Wars: L'Ascesa di Skywalker nei panni di Han Solo. Qui ha i capelli bianchi, una folta barba bianca, le rughe in bella vista. Tornerà presto in uno dei suoi personaggi di gioventù, Indiana Jones. Ma questa interpretazione apre le porte a una nuova fase della sua carriera.

Conclusioni

Come abbiamo detto nella recensione de Il richiamo della foresta ci troviamo davanti a un prodotto al confine tra i film per famiglie di una volta, i live action con animali addestrati, e un film d'animazione. Ma la computer grafica e la performance capture, davvero pregevoli, con cui è realizzato il film, hanno un senso: dare più espressioni ai personaggi dei cani e, in questo modo, farli recitare e interagire con gli attori. Il tutto al servizio di una bella storia che piacerà ai grandi e ai piccoli.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.5/5

Perché ci piace

  • La computer grafica e la performance capture riescono a dare ai cani delle espressioni che degli animali non potrebbero fare.
  • Buck diventa un personaggio a tutti gli effetti e ne guadagna la sua interazione con i personaggi umani.
  • La storia è emozionante ed edificante, e può educare al rispetto per gli animali.
  • Vediamo finalmente Harrison Ford in un ruolo senile: può essere una nuova fase della sua carriera.

Cosa non va

  • I cattivi sono un po' troppo stereotipati e da fumetto. Ma in un film di questo tipo ci può stare.