Il libro della giungla: una favola dal passato narrata con mezzi moderni

Avvalendosi di tecnologie moderne, la Disney mette in piedi un film che si ancora alla tradizione e si rivela efficace con la sua solida, emozionante semplicità.

Ci sono storie che tutti conosciamo, che fanno parte dell'intreccio di suggestioni e immagini che compongono l'articolata ragnatela delle nostre radici culturali. Storie, personaggi, immagini con cui tutti noi ex bambini occidentali siamo cresciuti, veicolate da fiabe tradizionali e non che abbiamo ascoltato, letto o guardato in forme diverse, veicolate da libri o film, e in futuro, probabilmente, anche da videogiochi. Storie che almeno per una parte sono riconducibili ai cosiddetti classici Disney che tutti i bambini hanno guardato più volte e amato, da Biancaneve e i sette nani a Cenerentola, da Dumbo a Bambi. E oltre a questi si riserva un posticino speciale nel cuore di tanti anche quel Il libro della giungla che con i suoi personaggi e le sue canzoni ha saputo conquistare l'affetto di tanti bambini; un affetto duraturo che consente a Baloo, Bagheera e gli altri animali che accompagnano la crescita del piccolo Mowgli di essere ancora oggi ricordati e amati quanto, se non più, di altre figure fiabesche.

The jungle book: il giovane Neel Sethi insieme alla pantera nera Bagheera
The jungle book: il giovane Neel Sethi insieme alla pantera nera Bagheera

È naturale quindi, nel contesto cinematografico attuale che sceglie spesso la strada sicura del richiamo al passato, voler riproporre anche questi personaggi alle nuove generazioni, ma ci sono modi e approcci diversi per farlo, per instillare nuova vita in vecchie storie: restare fedeli alla tradizione o stravolgere la fonte? Ripercorrere la storia già nota o limitarsi a partire dal semplice spunto per prendere strade diverse e inventare qualcosa di nuovo? Negli ultimi anni abbiamo visto esempi di entrambi i casi, dalla Cenerentola di Kenneth Branagh a Biancaneve e il cacciatore, ma niente che si sia avvicinato nell'efficacia del risultato finale a quanto fatto da Jon Favreau nel riportare su schermo le avventure di Mowgli e gli animale de Il libro della giungla.

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Un cucciolo chiamato Mowgli

Il libro della giungla: una scena del film Disney
Il libro della giungla: una scena del film Disney

Anche se la storia è arcinota, gioverà rinfrescare la memoria riguardo l'idea alla base de Il libro della giungla, dei racconti originali di Rudyard Kipling, del conosciutissimo film animato del 1967 ed anche di questo remake in uscita ora: ne è protagonista un bambino di nome Mowgli, un cucciolo d'uomo trovato nella giungla e affidato ad un branco di lupi che l'ha cresciuto come se fosse uno di loro. Un'integrazione riuscita, almeno fino a quando la tigre Shere Khan, rispettata, ma soprattutto temuta da tutti gli animali della giungla, decide di eliminarlo, mossa da vecchi rancori nei confronti dell'Uomo. Mowgli è così costretto a lasciare il branco ed intraprendere un viaggio accompagnato dal suo mentore, la nobile pantera Bagheera, che è prima di tutto un viaggio alla scoperta di sé stesso, entrando in contatto con altri animali, dallo spensierato e divertente orso Baloo all'ipnotico pitone Kaa e il sovrano delle scimmie King Louie ossessionato dal fiore rosso, il fuoco che gli uomini dimostrano di saper governare.

Il regno animale (e animato)

Il libro della giungla: un'immagine tratta dal film della Disney
Il libro della giungla: un'immagine tratta dal film della Disney

Fa un po' sorridere pensare alla nuova versione de Il libro della giungla come ad un adattamento live action, perché alla fine dei conti l'unico personaggio reale del film è il Mowgli interpretato dal giovanissimo, e per la prima volta sullo schermo, Neel Sethi. Tutte le altre figure che ruotano attorno al cucciolo d'uomo sono infatti realizzate, in modo magistrale, avvalendosi delle più moderne tecniche dell'animazione in computer grafica, dall'ormai consolidato motion capture sugli interpreti vocali a tecnologie già usate per l'Avatar di James Cameron, per un effetto finale di un livello mai visto prima. Ogni aspetto di ogni singolo animale che appare su schermo è curato nei minimi dettagli, sia dal punto di vista meramente estetico, con una resa visiva perfetta e solida, sia da quello dell'animazione, con il movimento di ogni specie fedelmente riprodotto, sia infine nell'integrazione con l'ambiente lussureggiante della giungla.

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Il libro della giungla: Neel Sethi in una drammatica immagine del film
Il libro della giungla: Neel Sethi in una drammatica immagine del film

Sia, ovviamente, nella scelta dei nomi che compongono il ricchissimo cast vocale originale, che vanno da Ben Kingsley per Bagheera, Bill Murray a dar vita alla spensieratezza di Balloo, o Scarlett Johansson per rendere la suadente voce del serpente Kaa, oltre a Idris Elba, Lupita Nyong'o, Giancarlo Esposito e Christopher Walken (e anche in questo caso, duole dirlo, lo sforzo di Disney Italia nell'affidarsi ad interpreti del calibro di Toni Servillo, Giovanna Mezzogiorno, Violante Placido e Neri Marcoré non può reggere il confronto con l'originale). Il risultato nel suo complesso lascia senza fiato e risulta anche, caso più unico che raro, enfatizzato da un 3D capace di immergere lo spettatore nel mezzo della foresta riprodotta miscelando immagini reali ad altre costruite in CGI.

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La semplicità e la tradizione

Il libro della giungla: una suggestiva immagine tratta dal film
Il libro della giungla: una suggestiva immagine tratta dal film

Eppure la cura visiva, la bellezza di alcune immagini, il dettaglio del pelo mosso dal vento, la costruzione accurata e puntuale anche delle sequenze più elaborate e complesse, non distolgono mai l'attenzione dal cuore del film: la storia. Favreau non rinuncia ad una messa in scena d'impatto, ma si mantiene sempre al servizio dello script di Justin Marks che ha il pregio di raccontare il viaggio di Mowgli in modo diretto, semplice ed essenziale. In quello che si rivela un perfetto esempio di blockbuster moderno, la storia scorre via solida e leggera, emozionando e catturando lo spettatore per portarlo con sé in un mondo che riesce a sorprendere pur nella sua fedeltà ad un racconto già noto: Favreau non nasconde i punti di contatto con la storia originale ed in particolare con la versione animata del '67, arrivando ad includere anche alcune delle canzoni di quel classico, ma il suo Libro della giungla non è mai una copia pedissequa e sterile, piuttosto un omaggio sentito e riuscito che può portare una nuova generazione a conoscere ed amare Baloo e compagni, oltre a dar vita ad un nuovo, potenziale franchise di successo.

Movieplayer.it

4.0/5