Florence: Meryl Streep e la grande illusione

La vera storia di Florence Foster Jenkins, la soprano stonata che riuscì a costruire una carriera attorno ad una voce orribile. Un'opera buffa con Meryl Streep nei panni della cantante.

Florence: Meryl Streep in una scena del film
Florence: Meryl Streep in una scena del film

Detesta gli oggetti appuntiti, adora i sandwich, le piace cantare - oh, se le piace, rinuncerebbe "a un pezzo di pane piuttosto che a Mozart" - perché la musica per Florence Foster Jenkins è comunione profonda.
Amica di Toscanini, grande appassionata di musica classica e intrattenitrice dell'elite dei salotti newyorchesi, Florence è un personaggio realmente esistito, una ricca ereditiera del '900 convinta di essere una cantante lirica di talento, anche se quella che sentiva nella sua testa come una voce meravigliosa, in realtà risultava terribilmente stridula e ridicola per chiunque l'ascoltasse.
Fu solo grazie al marito, l'inglese St. Clair Bayfield che cercò fino alla fine di proteggerla dalla verità nascondendole accuratamente tutte le recensioni negative, che Florence visse per anni una dolce illusione.

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Ritratto buffo

Oggi a riproporre sul grande schermo le performance canore della soprano stonata è Meryl Streep, vera interprete di quella arte del buffo su cui un fine narratore come Stephen Frears costruisce questo suo ennesimo ritratto di donna, Florence.
Non è la prima volta che le ardite imprese della generosa mecenate, completamente priva di talento e senso del ritmo ma sorretta da una convinzione fortissima, finiscono sul grande schermo: lo scorso anno ci aveva provato Xavier Giannoli con Marguerite, film ispirato liberamente alla sua vita ma ben lontano dall'essere un racconto fedele. Che è invece il presupposto di Florence: il film di Frears si concentra sulla sua folle ambizione e la preparazione di un concerto al Carnegie Hall davanti a un pubblico vero senza invitati controllati, quando con i suoi orribili recital musicali era ormai all'apice della fama.

Florence: Meryl Streep e Hugh Grant insieme in un momento del film
Florence: Meryl Streep e Hugh Grant insieme in un momento del film

Il regista britannico sceglie i toni del grottesco e della comicità agro-dolce per restituire un'immagine della Jenkins che rimarrà scolpita a lungo negli occhi e nel cuore del pubblico: il film ne svela le infinite sfumature umane, che permettono al personaggio di conquistare un suo posto nel mondo evitando il rischio di fermarsi al livello del pupazzo macchiettistico.
La narrazione scorre lieve per quasi due ore poggiando su una scrittura brillante dotata di ritmo, equilibrio, una giusta dose di humour e tenerezza.
Una tenerezza infinita, la stessa di cui Florence è inconsapevole portatrice: una donna bambina che non ha mai smesso di farsi sconvolgere dalla vita, buffa, ingenua (chissà quanto, poi) e strenua sostenitrice dei propri sogni ("Qualcuno può dire che non so cantare, ma nessuno potrà dire che non ho cantato", dirà).
Un'eroina romantica, l'ultima delle sognatrici, aiutata certo anche dai propri soldi, la cui rocambolesca quanto assurda carriera diventa grazie al film di Frears una rappresentazione singolare del potere delle illusioni e dei sogni.

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Florence: una scena del film
Florence: una scena del film

Meryl Streep e l'incanto di Florence Foster Jenkins

Florence: Hugh Grant in un'immagine del film
Florence: Hugh Grant in un'immagine del film

È una donna bizzarra e malinconica la Florence di Meryl Streep, assurda ma estremamente vera grazie a quel piglio unico, personale, magico con cui l'attrice americana, espressione di oltre 40 anni di cinema, riesce ancora una volta a dare prova della sua ecletticità. Non c'è personaggio a cui non abbia reso giustizia e Florence non fa eccezione: ha imparato a conoscerla, l'ha amata, per lei ha preso lezioni di canto per piegare la voce a storture che non le appartengono e l'ha difesa una volta messa in scena.

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Florence: Meryl Streep e Hugh Grant in un momento del film
Florence: Meryl Streep e Hugh Grant in un momento del film

A fare da splendidi comprimari Simon Helberg, nei panni del musicista Cosme McMoon che la accompagnava al piano durante quelle devastanti esibizioni, e Hugh Grant nelle vesti del marito, uomo di immensa "fedeltà e coraggio" che per venticinque anni si sarebbe devotamente impegnato a tener lontano "schernitori e sbeffeggiatori", attore medio amante di Shakespeare, ma libero dalla "tirannia dell'ambizione".
Insieme a Florence il trio sarebbe rimasto a lungo al centro della vita artistica newyorchese, tra club privati, tableaux vivants, eccentriche feste.
Con lei avrebbero sognato e sempre con lei avrebbero visto i propri sogni infrangersi sul palco del Carnegie Hall. Cosa sarebbero stati senza quella grande illusione?

Movieplayer.it

3.5/5