Woody Allen è ormai da tempo al centro di numerosi scandali. In occasione della sua prima intervista con un quotidiano, suo figlio Moses Farrow si è soffermato a parlare di suo padre, della sua famiglia, dei problemi cui vanno incontro tutte le adozioni e del desiderio di prendere il cognome Allen. Il terapista di 42 anni si è sbottonato con Hadley Freeman di The Guardian e ha passato in rassegna la sua esistenza.
Innanzitutto, Moses Farrow ha voluto abbattere un luogo comune: "Il preconcetto vorrebbe che tutti i figli adottati siano felici di essere stati salvati, in un certo senso, e di aver trovato un'atmosfera più accogliente e decisamente migliore. Diciamo che una narrazione del genere non sempre funziona, a maggior ragione nel mio caso". Il figlio adottivo di Woody Allen e di Mia Farrow si occupa proprio dei traumi che potrebbero insorgere in seguito ad adozioni problematiche in contesti transrazziali.
Moses Farrow è stato adottato da Mia nel 1980, quando aveva 2 anni e presentava un problema di paralisi cerebrale. Per Mia, Moses è stato il settimo figlio, dal momento che l'attrice aveva già tre figli biologici e tre adottati. Pochi anni più tardi, la Farrow ha adottato anche Dylan e ha avuto un figlio da Woody Allen, Ronan Farrow. Nel 1991, Allen e Mia Farrow hanno adottato insieme Moses e Dylan. Dopo la separazione dal compagno, l'attrice ha adottato altri cinque figli. A questo punto della storia e in seguito alla fine della relazione tra i due, entra in scena il precedente marito dell'attrice, André Previn, e, in modo particolare, Soon-Yi, la ragazza di 21 anni che Mia Farrow aveva adottato insieme a Previn. In breve tempo, l'attrice ha accusato Allen di aver intrapreso una relazione con Soon-Yi quando loro erano insieme e di aver violentato la figlia Dylan, accusa che il celebre regista ha sempre respinto.
In seguito a quest'accusa, Allen è stato indagato due volte ma è sempre stato dichiarato innocente. Da quel momento in poi, secondo le parole di Moses Farrow, la vita in casa è diventata davvero insopportabile: "Molti dei miei fratelli maggiori non vivevano più a casa. Fu un periodo destabilizzante. Mi sembrava di fare da genitore ai miei fratelli minori e persino a Mia. Ascoltavo sempre più spesso mia madre. La scoperta della relazione con Soon-Yi ha dato il via a tutto il resto. Da quel momento, mia madre non faceva altro che definire mio padre come un mostro. L'atmosfera in casa era veramente spaventosa". All'epoca, a turbare il pubblico fu la relazione tra Allen e Soon-Yi. Negli ultimi anni, invece, è stato dato nuovamente peso alle presunte accuse di violenza nei confronti di Dylan e la guerra si è spostata alla seconda generazione familiare. Tra il 2014 e il 2016, Dylan e Ronan hanno scritto due articoli in cui parlavano della violenza subita e della colpevolezza dei media nella vicenda.
In seguito alla nascita del movimento #MeToo, poi, i media si sono dimostrati desiderosi di non compiere il medesimo errore del passato e hanno iniziato ad infangare il nome di Allen, trattandolo alla stregua di Bill Cosby e di Harvey Weinstein. Moses Farrow ha sempre evitato i riflettori ma, nel 2018, ha sentito di non potersi più sottrarre dal rilasciare dichiarazioni. Attraverso un blog, l'uomo ha difeso suo padre e ha bollato come ridicole le accuse di Dylan. A detta di Moses, inoltre, due suoi fratelli non sarebbero deceduti ma si sarebbero suicidati a causa delle violenze familiari di cui, però, contrariamente alla vulgata comune, non era responsabile il padre ma la madre. Moses ha anche accusato la madre di aver fatto il lavaggio del cervello a tutti i suoi figli e di averli costretti a dire ciò che voleva riguardo a Woody Allen.
In seguito a queste accuse, i figli biologici e adottivi di Mia Farrow si sono schierati dalla parte della madre e hanno attaccato Moses. Quando i suoi genitori hanno posto fine alla loro relazione, Moses aveva 14 anni ma, a sua detta, i problemi tra loro esistevano già da diverso tempo. Alla domanda di Hadley Freeman di The Guardian su quanto la sua adolescenza abbia condizionato la sua vita intera, Moses ha risposto: "Ci sarebbe tantissimo da dire! Ho avuto numerosi pensieri suicidi, sono stato a lungo in terapia per curare la mia depressione, mi sono sempre sottovalutato e non ho mai avuto considerazione di me. D'altronde, il rischio delle adozioni è proprio questo: i bambini possono pensare di essere stati respinti dai loro genitori biologici a causa di qualche loro presunta colpa. Quindi, si crede sempre di essere persone pessime". Inizialmente, Moses ha parteggiato per la madre ma, nel corso del tempo, ha approfondito la vicenda e ha iniziato a applicare uno sguardo differente sugli eventi. Per il momento, Moses ha deciso di mantenere il suo cognome ma ha anche affermato: "Mi piacerebbe prendere il cognome di mio padre".
Tra i figli adottati da Farrow e Previn, soltanto Moses e Soon-Yi hanno messo in dubbio le accuse di violenza sessuale da parte di Dylan. Tuttavia, non sono le uniche persone a ritenere innocente Woody Allen. Ad esempio, il Dottor John Leventhal di Yale New Haven Hospital ha ritenuto inconsistenti le prove alla base delle accuse di Dylan e Allen è stato scagionato per ben due volte. Secondo la ricostruzione di Maureen Orth di Vanity Fair, il racconto di Dylan farebbe acqua da tutte le parti e, all'epoca, la bambina credeva che la spalla fosse da considerare alla stregua delle sue zone sessuali. In seguito ad una visita pediatrica, il medico non avrebbe nemmeno trovato tracce di violenza da parte del padre. Comunque, nonostante tutto, Moses continua a ritenere suo padre come assolutamente innocente.
Quello che colpisce della ricostruzione risiede nel modo in cui Moses Farrow è riuscito a perdonare il padre per la relazione con Soon-Yi. Entrambi i genitori hanno peccato nei confronti dei loro figli e si sono resi protagonisti di comportamenti inopportuni. A questo proposito, Moses ha affermato: "Mi soffermo su un aspetto fondamentale che riguarda le adozioni: è importante che chi adotta riesca a risolvere i propri problemi perché, altrimenti, la situazione si fa davvero complessa e i traumi possono essere irrisolvibili".