Venezia: Alberto Barbera risponde alle critiche sul "silenzio su Gaza" e sulle difficoltà dei freelance

Il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, ha risposto alle petizioni lanciate in segno di protesta per il "silenzio su Gaza" e sulle minori opportunità date ai giornalisti freelance.

Alberto Barbera a Venezia

Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema, ha commentato alcune delle questioni emerse durante l'edizione numero 81 del festival veneziano come le petizioni legate al conflitto israelo-palestinese o la decisione presa da Apple di distribuire solo in streaming Wolfs - Lupi solitari.
Tra gli argomenti affrontati da Deadline ci sono anche i problemi dei giornalisti che si sono lamentati di non avere ottenuto la possibilità di intervistare le star del cinema arrivate al Lido di Venezia.

Le proteste legate ai film in programma

Commentando la delusione espressa in conferenza stampa da George Clooney legata alla scelta di distribuire solo in streaming il film di cui è stato protagonista accanto a Brad Pitt, Barbera ha dichiarato: "Sì, è un peccato. Il film può piacere realmente a tutti, perché non dargli una chance? Lo trovo strano. Sembra che Apple stia rivalutando la sua strategia per quanto riguarda gli investimenti sui film. Vedremo cosa accadrà".

Passione Critica Alberto Barbera
Il direttore Alberto Barbera

Il direttore della Mostra ha poi aggiunto che i film israeliani e palestinesi non sono in concorso, ma non c'è alcuna motivazione legata ai contenuti potenzialmente sensibili a livello politico. Conclave, assente dal programma del festival, avrebbe potuto essere presentato fuori concorso, ma non si è riusciti a trovare le date giuste per riuscire a permettere una proiezione a Venezia e a Telluride. Barbera ha sottolineato: "Mi piaceva il film e c'è un forte legame con l'argomento trattato e l'Italia, è un peccato". Il direttore ha quindi aggiunto che non considerava Settembre 5 un titolo adatto al concorso, anche se lo ha amato.

La petizione sul "silenzio su Gaza"

Per quanto riguarda la petizione firmata da oltre 300 filmmaker di tutto il mondo in cui si chiede il boicottaggio dei film israeliani presenti al festival e si condanna il "silenzio" del festival di Venezia sulle "atrocità di Israele contro il popolo palestinese", il direttore sostiene che la Mostra del cinema sia uno spazio aperto a tutti e alle persone con diverse opinioni politiche, nel quale si mostrano film che sottolineano diversi punti di vista su ogni tipo di problematica. Barbera ha aggiunto: "Non voglio prendere una posizione e non posso compiere delle dichiarazioni pubbliche per conto del festival nel mio ruolo di direttore. Ho le mie opinioni personali. La mia opinione personale è che Netanyahu sia un criminale. Molte persone israeliane pensano lo stesso".
Barbera ha quindi commentato un'altra petizione lanciata dai filmmaker arabi e palestinesi in cui si sostiene che a Hollywood ci sia una mancanza di sostegno nei confronti della crisi umanitaria in corso a Gaza e la morte di innumerevoli civili ribadendo che ci sono state molte dimostrazioni a favore dei palestinesi in tutto il mondo, ma poche per richiedere la liberazione degli ostaggi: "Non dobbiamo dimenticare il massacro che è avvenuto e ha dato il via al conflitto. Ovviamente capisco i filmmaker che hanno firmato una petizione per sostenere i palestinesi e l'orribile e dolorosa posizione della popolazione che si trova lì, specialmente i bambini. Ed è dura persino pensarci. Quello che Netanyahu sta facendo a Gaza è un crimine di guerra, e lo è stato anche il 7 ottobre... Ma non ritireremmo mai un film per questioni ideologiche. I film che i 300 filmmaker hanno chiesto di togliere dalla programmazione non sono in nessun modo contro i palestinesi, piuttosto il contrario...".

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Le minori opportunità date alla stampa

L'ultima questione affrontata dal direttore della Mostra è stata la protesta dei giornalisti freelance che sostengono di non avere la possibilità di intervistare le star: "Sono consapevole del problema, ma va di molto oltre il nostro controllo. Rifletteremo e discuteremo di questo problema proprio dopo il festival. Per noi è piuttosto nuovo. Penso sia accaduto ad altri festival, ma temo diventerà un problema più grande in futuro".
I cambiamenti avvenuti nel settore, infatti, renderanno difficile convincere gli studios a ritornare alla situazione precedente perché ci sono anche dei costi relativi all'affitto degli spazi, delle attrezzature necessarie a effettuare gli incontri stampa e all'impegno richiesto ai talent. Alberto Barbera ha sostenuto che proverà ad aiutare a trovare una soluzione, ma non sarà qualcosa di semplice.