Venezia 2019 è già al centro delle polemiche a causa della presenza in concorso del nuovo film diretto da Roman Polanski.
Ad alimentare le critiche di molti addetti ai lavori è la presenza di sole due donne in corsa per il Leone d'oro, numero di molto inferiore rispetto a Berlino dove le registe in competizione erano sette e a Cannes dove erano quattro.
Il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, ha però replicato facendo notare come nella sezione Orizzonti la metà dei titoli siano stati realizzati da donne e che molte opere parlino di tematiche al femminile, ribadendo che non si tratta di un problema risolvibile imponendo, ad esempio delle "quote rosa".
Ad alimentare la negatività è però la presenza di Roman Polanski, come ha ribadito la fondatrice del gruppo Women and Hollywood, Melissa Silverstein, con un tweet in cui dichiara: "1 stupratore. 2 registe donne in concorso a Venezia 76. Che altro mi sto perdendo?".
La giornalista britannica Anita Singh ha invece aggiunto: "Due donne su 21 registi e si srotola il red carpet per Roman Polanski. Lavoro grandioso, Venezia".
Il regista da tempo è spesso attaccato a causa della sua condanna, che gli impedisce da tempo di tornare negli Stati Uniti, legata a un rapporto sessuale con una tredicenne, dopo averla drogata.
Barbera, parlando del suo film J'accuse, ha sottolineato che è una delle opere migliori del filmmaker: "Si tratta di uno dei più grandi maestri del cinema europeo e ha oltre 80 anni. Alla sua età è in grado di realizzare un film che è una ricostruzione straordinaria di un evento storico".
Il direttore della Mostra, già in precedenza come ricorda Deadline, aveva espresso la sua posizione sulle accuse agli artisti dicendo che preferisce mantenere separate la dimensione privata e quella professionale: "Non sono un giudice, non sono un avvocato. Sono un direttore di festival".