Uno sciopero di 24 ore indetto dalla FNSI per il rinnovo del contratto dei giornalisti, fermo da anni, mette in subbuglio le reti Rai: palinsesti modificati, programmi sospesi e notiziari in versione ridotta accompagnano questa giornata di mobilitazione nazionale. Vediamo allora quali sono i programmi che non vanno in onda oggi sui canali della TV di Stato.
Perché i giornalisti si fermano e cosa cambia per il pubblico
La Federazione nazionale della stampa italiana ha proclamato uno sciopero di 24 ore per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro giornalistico, scaduto da circa dieci anni. La protesta è iniziata alle 5.30 di questa mattina, venerdì 28 novembre, e si concluderà alle 5.30 di domani sabato 29 novembre. Tutti i settori dell'informazione Rai sono coinvolti nella mobilitazione, dalla TV alla radio e testate online. Alla base ci sono la denuncia del blocco contrattuale, l'aumento del costo della vita e le difficoltà dei più giovani che entrano nelle redazioni con condizioni economiche spesso precarie.
L'adesione dei giornalisti incide in modo diretto sui palinsesti del servizio pubblico. Fin dal mattino di oggi, i telespettatori hanno trovato una programmazione diversa dal solito. Al posto dei tradizionali contenitori di approfondimento sono stati inseriti film, repliche e soluzioni alternative per coprire le fasce orarie rimaste scoperte. L'obiettivo, per la Rai, è garantire continuità di servizio, pur nel rispetto dello sciopero proclamato dalla categoria.
I programmi che saltano nel palinsesto Rai
Tra i programmi coinvolti dalla protesta figura Agorà, storico spazio di attualità e politica del mattino di Rai 3, che oggi non è andato in onda proprio a causa dell'adesione allo sciopero del personale giornalistico. Una novità rilevante per il pubblico abituale del programma, che raramente aveva visto saltare la diretta se non in occasione di altre agitazioni sindacali.
Cambiamenti importanti anche su Rai 1, dove il daytime ha perso uno dei suoi appuntamenti più riconoscibili, Storie Italiane, il talk condotto da Eleonora Daniele che ogni giorno affronta casi di cronaca e temi sociali, non è stato trasmesso. Nel corso della giornata viene rimodulata anche la fascia pomeridiana: La Vita in Diretta non è in palinsesto, non direttamente per effetto dello sciopero ma a seguito di una diversa organizzazione della programmazione, che tiene comunque conto dello scenario eccezionale di queste ore.
TG e GR Rai in versione ridotta durante lo sciopero dei giornalisti
Se l'impatto sui programmi di approfondimento è evidente, l'informazione di base non si ferma del tutto. Rai garantisce infatti edizioni ridotte dei notiziari radio e TV, concentrate nelle fasce orarie di maggiore ascolto. Su Radio1, Radio2 e Radio3 sono previste due edizioni del Giornale Radio della durata di 6 minuti ciascuna, una formula essenziale pensata per offrire comunque gli aggiornamenti principali su cronaca, politica, esteri ed economia.
Lo stesso criterio viene applicato ai telegiornali: TG1, TG2, TG3 e RaiNews24 vanno in onda con edizioni al di sotto dei dieci minuti, mentre le testate regionali limitano l'appuntamento informativo a un'edizione di circa cinque minuti. Il servizio pubblico, quindi, continua a fornire notizie, ma in una forma compressa, senza gli approfondimenti e gli spazi di analisi a cui gli spettatori sono abituati.
Il comunicato dei sindacati: "Non è una battaglia corporativa"
A spiegare le ragioni della protesta è un comunicato diffuso dalla FNSI e dai giornalisti del sindacato Usigrai. Nel testo si legge:
"Oggi le giornaliste e i giornalisti italiani sono in sciopero per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro scaduto da dieci anni. In questo tempo gli editori aderenti alla FIEG hanno investito molto poco nel prodotto, nonostante le sovvenzioni pubbliche, e hanno tagliato il costo del lavoro con la riduzione degli organici attraverso gli stati di crisi. Le retribuzioni dei giornalisti sono state colpite dall'inflazione cresciuta del 20 per cento, mentre è aumentato a dismisura lo sfruttamento di collaboratori e precari. Le proposte degli editori, tagliando il salario dei neo assunti, rischiano di esasperare la divisione generazionale nelle redazioni non cogliendo le prospettive digitali del settore. Non ne facciamo una battaglia corporativa. Pensiamo che un'informazione libera e plurale, abbia bisogno di giornalisti autorevoli e indipendenti, che non siano economicamente ricattabili. Solo così potremo garantire il rispetto per i cittadini e per l'articolo 21 della Costituzione".