Paramount respinge il boicottaggio dei registi israeliani sostenuto da Joaquin Phoenix, Emma Stone e Ruffalo

Paramount prende posizione contro il boicottaggio dei registi israeliani sostenuto da oltre 3.900 professionisti del settore, tra cui Joaquin Phoenix, Emma Stone e Mark Ruffalo.

Paramount

Paramount Pictures, sotto la guida di David Ellison, ha preso posizione contro il più grande boicottaggio nella storia recente dell'intrattenimento, condotto da oltre 3.900 firme di registi, attori e professionisti del settore che avevano deciso di non collaborare con istituzioni e creativi cinematografici israeliani. Tra i nomi coinvolti figurano celebrità come Joaquin Phoenix, Emma Stone e Mark Ruffalo, insieme a figure come Yorgos Lanthimos, Ava DuVernay e Boots Riley.

La dichiarazione di Paramount Pictures

Nella sua risposta Paramount ha reagito con fermezza al boicottaggio, sottolineando l'importanza di tutelare la libertà creativa e favorire il dialogo attraverso il cinema, respingendo qualsiasi forma di discriminazione basata sulla nazionalità degli artisti. Nella dichiarazione ufficiale, la major ha affermato: "_Alla Paramount, crediamo nel potere della narrazione per connettere e ispirare le persone, promuovere la comprensione reciproca e preservare i momenti, le idee e gli eventi che plasmano il mondo che condividiamo. Questa è la nostra missione creativa. Non siamo d'accordo con i recenti tentativi di boicottare i registi israeliani. Mettere a tacere singoli artisti creativi in base alla loro nazionalità non promuove una migliore comprensione né promuove la causa della pace. L'industria dell'intrattenimento globale dovrebbe incoraggiare gli artisti a raccontare le loro storie e condividere le loro idee con il pubblico di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di più coinvolgimento e comunicazione, non del contrario".

Dal suo canto, l'Associazione dei Produttori Cinematografici e Televisivi Israeliani sottolinea che il boicottaggio colpisce le persone sbagliate e ignora il lavoro degli artisti impegnati nel raccontare storie equilibrate sul conflitto. In una dichiarazione ufficiale, ha affermato: "I firmatari di questa petizione stanno prendendo di mira le persone sbagliate. Per decenni, noi artisti, narratori e creatori israeliani siamo stati le principali voci che hanno permesso al pubblico di ascoltare e testimoniare la complessità del conflitto, comprese le narrazioni palestinesi e le critiche alle politiche dello Stato israeliano. Collaboriamo con i creatori palestinesi, raccontando le nostre storie comuni e promuovendo la pace e la fine della violenza attraverso migliaia di film, serie TV e documentari. Questo appello al boicottaggio è profondamente fuorviante".

Il boicottaggio, promosso da Film Workers for Palestine, inizialmente contava 1.200 firmatari e mirava a convincere professionisti del cinema e della TV a rifiutare collaborazioni con creativi israeliani "coinvolti nel genocidio e nell'apartheid contro il popolo palestinese", accusando questi artisti di complicità attraverso "l'insabbiamento o la giustificazione del genocidio e dell'apartheid, e/o la collaborazione con il governo che li commette".

Mercoledì, la lista dei firmatari è cresciuta fino a superare le 3.900 firme, aggiungendo nomi di grande richiamo come Andrew Garfield, Harris Dickinson, Guy Pearce, Jonathan Glazer, Ebon Moss-Bachrach, Abbi Jacobson, Eric Andre, Elliot Page, Payal Kapadia, Joaquin Phoenix e Rooney Mara, rendendo la campagna uno degli eventi più discussi e controversi del panorama cinematografico internazionale.