Nonostante sia un'icona della musica napoletana, Nino D'Angelo si sente ancora sottovalutato in Italia: il cantante si è raccontato al Corriere della Sera rivelando che uno dei motivi per cui andò via da Napoli furono le minacce della camorra. D'Angelo tra le altre cose ha dato voce alla sua amarezza per essere ancora ignorato da gran parte dei critici musicali italiani.
Nel 1986 Nino D'Angelo andò via da Napoli, costretto a fuggire per timore che la camorra potesse fare male alla sua famiglia: "la camorra ha sparato due volte contro casa mia, volevano i soldi. Vedevano il successo. Telefonavano, minacciavano. La seconda volta, hanno sparato dentro casa, il proiettile è entrato nella stanza dove mio figlio Vincenzo dormiva nel lettino. Siamo scappati in un giorno".
L'espressione nemo propheta, nessuno è profeta nella sua patria, sembra adattarsi a pennello per Nino D'Angelo, cantante apprezzatissimo all'estero, anche da giganti della musica come Miles Davis, ma che in Italia si porta addosso ancora il peccato originale dei 'tempi del caschetto'. Nell'intervista a Candida Morvillo del Corriere della Sera, l'amarezza per questi pregiudizi è evidente "Io mi sento ancora uno sdoganato che aspetta di passare la dogana. Al premio Tenco le mie canzoni non le conoscono neanche. Andare in tv non è facile. Per anni, mi è stato più facile avere l'Olympia di Parigi, la Royal Albert Hall di Londra o il Madison Square Garden di New York, che un teatro a Napoli".
Miles Davis, il gigante del Jazz, ha addirittura comprato tutta la discografia di Nino D'Angelo, era rimasto talmente colpito dal cantante napoletano che nel 1986 al quotidiano milanese disse "L'altro giorno, ho sentito cantare un italiano che mi ha scioccato: Nino D'Angelo. Formidabile, potrei suonare la sua musica". Anche Billy Preston, musicista statunitense che vanta anche diverse collaborazioni con i Beatles, ha voluto conoscere di persona Nino: "Stava in Italia e venne lui da me, perché a casa di Miles Davis mettevano le mie canzoni. Io stavo facendo un disco, gli piacque Chicco di caffè, si mise a suonare il piano. E poi l'ha suonata nel disco, c'è proprio lui che suona. Quasi nessuno l'ha scritto".
Nino D'Angelo recrimina di essere ignorato dalla stampa italiana, come quasi nessuno ha evidenziato la sua collaborazione con Billy Preston, pochi hanno sottolineato che nel 1998, grazie al film Tano da morire di Roberta Torre, ha vinto il David di Donatello per la colonna sonora: "Benigni era candidato con Nicola Piovani per La vita è bella, era il mio avversario e non è che era uno qualsiasi. Ho battuto un premio Oscar, ma pure questo nessuno l'ha scritto".
La musica di Nino D'Angelo è cambiata, così come sono cambiati i temi che affronta nelle canzoni "da quando ho tagliato il caschetto, parlo degli ultimi. Il sociale. I nuovo disco, Chillo è comme a te è su un ragazzo di colore che parla napoletano. Prima avevo fatto Italia bella , che se l'avesse scritta un altro ne avrebbero parlato tutti: "Italia ca nun va', l'Italia cu troppi ricchi ca nun vonno pava'...". Bella, invece, parla di Napoli senza nominarla: "Bella ca nun tiene l'uocchie, ma quanta vote e chiagnuto...". Vorrei essere conosciuto per Bella e per Ciucculatina d'a ferrovia".