Ieri sera presso il Linea d'Ombra 2023, la XXVIII edizione del festival salernitano appena cominciato, Damiano e Fabio D'Innocenzo hanno conversato con il co-direttore artistico Boris Sollazzo e con il pubblico in sala e on line, menzionando un grande nome del cinema italiano: Checco Zalone. I due hanno tre film all'attivo, La terra dell'abbastanza, Favolacce e America Latina, e una serie che deve ancora arrivare, prossimamente su Sky, Dostoevskij, con protagonista Filippo Timi.
I fratell sono delle schegge impazzite nel panorama cinematografico italiano che "negli anni 90 fino all'inizio anni 2000 ha avuto 15 anni mortiferi, era italiano ma non era cinema. Noi eravamo molto supponenti, e lo siamo ancora rispetto al 97% dei registi conosciamo, ma per una ragione molto solida, ovvero che non c'è rispetto di fronte a quanto si può essere privilegiati. È importante alzare la mano e dire voglio raccontare una storia e chi ha la possibilità di farlo deve averla questa storia, ci pare il minimo indispensabile".
Aperti, senza paura delle loro idee e delle loro opinioni, sinceri, anche spiazzanti, come quando confessano di "avere inseguito Aldo Baglio. Non ci fa ridere quando lavora nel trio con Giovanni e Giacomo, ma ha una faccia stupenda e gli abbiamo sempre proposto ruoli tragici. E lo stesso abbiamo fatto con Checco Zalone, è un attore fantastico, ma ci ha sempre detto no".
Chissà che prima o poi non accetti, per creare un corto circuito incredibile nel cinema italiano contemporaneo insieme a questi due ragazzi di 34 anni che in cinque stagioni hanno conquistato la critica internazionale, ma che restano due fratelli con la passione per il cinema, la letteratura e la Roma. "Avevamo proposto ai Friedkin di fare la regia delle partite della Roma, non ci hanno mai risposto".