La strage delle Fontanelle a Napoli: una storia di agguati di camorra, vendette e condanne

La strage delle Fontanelle a Napoli fu il culmine di una lotta per il controllo della Sanità tra i clan dei Barbudos e dei Vastarella: ripercorriamo tutta la storia tra agguati di camorra, vendette e condanne.

La strage delle Fontanelle è stata l'epilogo di una storia di agguati e vendette di camorra e della lotta tra due clan per il controllo del quartiere Sanità a Napoli: ecco chi sono I Barbudos (ovvero il clan camorristico Guidoni) che il 22 aprile 2016 entrarono in un circolo del quartiere per uccidere i loro rivali.

La guerra per il controllo della Sanità

Boss Pierino Esposito Corpo
L'omicidio del boss Pierino Esposito a Napoli

A Napoli il rione Fontanelle unisce il popolare quartiere della Sanità con il quartiere Materdei. In quegli anni, 2015 - 2016, a contendersi i controlli dei traffici illeciti del quartiere c'erano due famiglie, da una parte il clan dei Vastarella, dall'altra parte il clan degli Esposito/Guidoni. Prima della strage delle Fontanelle, il quartiere era stato teatro dell'omicidio di Pierino Esposito, avvenuto in piazza Sanità il pomeriggio del 14 novembre 2015. A gennaio, sotto i colpi dei killer rivali, era caduto il figlio, il 21enne Ciro Esposito 'o Spagnuolo.

La strage delle Fontanelle

Strage Delle Fontanelle
Lo scenario della Strage delle Fontanelle, a Napoli

Dopo gli omicidi del capoclan degli Esposito e di suo figlio, Antonio Genidoni e la madre Addolorata Spina, imparentati col defunto boss, pianificarono la vendetta. Venne ideato così l'attacco ai Vastarella proprio nel cuore della Sanità, ovvero del loro regno. La sera del 22 aprile del 2016 un commando entrò con le armi spianate all'interno del 'circolo Maria Santissima dell'Arco' in via Fontanelle 193, dove c'erano esponenti del clan dei Vastarella, ma anche persone completamente estranee all'attività camorristica. I killer spararono numerosi colpi, due persone vennero uccise, tre ferite. A morire sotto i colpi dei killer furono Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna. Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alfredo Ciotola vennero colpiti ma, soccorsi e trasportati all'ospedale Cardarelli, riuscirono a salvarsi.

Perché gli esponenti del clan Guidoni vengono chiamati Barbudos

Boss Raffaele Cepparulo
Il boss Raffaele Cepparulo, con un tatuaggio dedicato ad Antonio Genidoni

I componenti del clan Guidoni si caratterizzano per la barba lunga e folta che ricorda quella dei miliziani dell'Isis. Inoltre il loro corpo è ricoperto di tatuaggi tra i quali spicca la scritta Acab, acronimo dell'espressione diffusasi nel Regno Unito: All Cops are Bastards, ovvero tutti i poliziotti sono bastardi. Ma è la barba che li distingue dalle altre bande, fino a dare il nome Barbudos al clan camorrista in lotta per il controllo dei traffici illeciti della Sanità

L'arresto dei Barbudos

Antonio Genidoni
il boss Antonio Genidoni

Nel maggio del 2016 a Milano furono arrestate quattro persone. Grazie ad una serie di intercettazioni ambientali, le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli individuarono i mandanti e gli esecutori della cosiddetta 'strage delle Fontanelle'. Furono fermati Emanuele Esposito, Antonio Genidoni, la moglie Vincenza e la madre Addolorata Spina. Pochi giorni prima dell'arresto di Emanuele, in un'officina a Marano, erano stati uccisi per ritorsione il fratello Filippo e il padre Giuseppe Esposito. Antonio Genidoni è il figliastro di Pierino Esposito, il boss ucciso nel novembre del 2015.

Gli inquirenti stabiliscono che Addolorata Spina era animata da un desiderio di vendetta contro i Vastarella che in 10 mesi le avevano ucciso il figlio Ciro e il marito Pietro Esposito. La donna voleva la morte di Antonio Vastarella che, come riporta il sito Napolitan, in una conversazione con il figlio definì: "uno scemo che ha sempre acchiappato i paccheri - uno scemo che ha sempre preso schiaffi nella vita, in senso metaforico - Lo vorrei uccidere io stessa".

Il Processo ai Barbudos

Nel giugno del 2020, dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, la Prima corte di Assise di Napoli (presidente Provitera) ha emesso il verdetto per i presunti responsabili della strage delle Fontanelle. Antonio Genidoni è stato condannato all'ergastolo come mandante dell'assalto al circolo Maria Santissima dell'Arco. Ergastolo per i due esecutori materiali: Emanuele Esposito e Alessandro D'Aniello. Infine l'ergastolo è stato dato anche a Addolorata Spina e Vincenza Esposito. Le due donne, per le quali il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 30 anni, secondo i magistrati avrebbero svolto un ruolo nella pianificazione della strage, inoltre avrebbero dato un sostegno morale e logistico ai mandanti e agli esecutori dell'attentato.