Giuseppe Piccolomo è stato accusato per l'omicidio della pensionata Carla Molinari e sospettato di altri due omicidi: quello di Lidia Macchi e della prima moglie Marisa Maldera. Ecco chi è il killer delle mani mozzate e perché è stato assolto in secondo grado per l'omicidio della prima moglie.
Chi è Giuseppe Piccolomo

Giuseppe Piccolomo, detto Pippo, è nato a a Corato, dove ha vissuto fino a quando non si è trasferito a Varese nel 1971. Nel suo paese ha conosciuto anche Marisa Maldera, la prima moglie, morta nel 2003 avvolta dalle fiamme della sua auto. I due si sono fidanzati in età preadolescenziale, lui aveva solo 11 anni e lei addirittura 9. Marisa ha partorito Cinzia, la primogenita, quando aveva 16 anni. Poco dopo la morte della moglie, Piccolomo ha sposato una donna di origini marocchine che lavorava nel suo ristorante.
Perché Giuseppe Piccolomo è in carcere

Carla Molinari, 82 anni, fu uccisa il 5 novembre 2009 nella sua villetta di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, il suo cadavere fu ritrovato mutilato dalle mani. L'autopsia stabilì che Carla Molinari venne soffocata, poi più volte accoltellata in vari punti del corpo tra cui la schiena e l'addome, dopo le furono staccate le mani.
Dopo tre settimane Giuseppe Piccolomo, 55 anni, vicino di casa della vittima, venne iscritto nel registro degli indagati e poi arrestato e accusato dell'omicidio. L'uomo si è sempre dichiarato innocente ma i giudici non gli hanno creduto. Il movente del delitto sarebbe stato economico, Giuseppe voleva derubare la pensionata, che aveva nascosto in casa i suoi risparmi, 3700 euro, soldi che l'assassino non ha mai trovato. Le mani le avrebbe mutilate perché nella colluttazione Carla Molinari lo aveva graffiato e l'uomo temeva che sotto le unghie ci fossero tracce del suo DNA.
Per l'omicidio di Carla Molinari, Giuseppe Piccolomo è stato condannato all'ergastolo in tutti e tre gradi di giudizio.
La morte di Marisa Maldera, prima moglie di Giuseppe Piccolomo

Quando Giuseppe Piccolomo fu arrestato, tra le sue più grandi accusatrici ci furono le figlie, convinte che il padre avesse ucciso la madre, morta nelle fiamme della macchina guidata dal marito. Secondo il racconto di Giuseppe, l'automobile prese fuoco perché Marisa fece cadere un mozzicone di sigaretta nella tanica di benzina che avevano preso. Piccolomo, accusato di omicidio colposo, patteggiò la pena.
Le ragazze si sono sempre dette convinte che il padre avesse ucciso volontariamente la madre per sposare la persona di cui si era innamorato: la cameriera di origini marocchine del suo ristorante, donna che Piccolomo sposò realmente poco tempo dopo la morte della moglie.
Nel 2015 la procura di Milano evidenziò dei punti in comune tra la morte di Marisa Maldera e quella della pensionata Carla Molinari. Giuseppe Piccolomo, secondo gli inquirenti, avrebbe ucciso la moglie per incassare la polizza sulla vita e sposare la cameriera del suo ristorante.
Giuseppe Piccolomo, nel gennaio del 2019, in primo grado, venne condannato all'ergastolo per l'omicidio di Marisa Maldera. Due anni dopo, nel gennaio del 2021 la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha annullato la sentenza di primo grado. I giudici hanno accolto la tesi del difensore dell'imputato, l'avvocato sosteneva che il processo non aveva presupposti trattandosi di un lampante caso di "ne bis in idem", che prevede che una persona non può essere processata due volte per lo stesso reato. Come abbiamo detto infatti, Piccolomo aveva già patteggiato per l'accusa di omicidio colposo della moglie.
La procura ha fatto ricorso in Cassazione perché, anche se si tratta della morte della stessa persona, il processo non riguarda lo stesso reato: Giuseppe Piccolomo ha patteggiato per omicidio colposo ma il processo è per l'omicidio volontario di Marisa Maldera.
Perché Giuseppe Piccolomo e la morte di Lidia Macchi: i sospetti

Lidia Macchi fu uccisa con 29 coltellate nella notte tra il 5 e il 6 gennaio del 1987 e l'assassino della studentessa varesina non è mai stato trovato. Lo scorso gennaio è stato assolto anche Stefano Binda, il compagno di liceo di Lidia arrestato per il delitto della ragazza dopo oltre 30 anni.
Nel 2013 la procura generale di Milano, che aveva avocato a sé le indagini per la morte della studentessa, indirizzò i suoi sospetti verso Giuseppe Piccolomo. Ad accusare l'uomo ancora una volta le figlie, le ragazze dissero che il padre le aveva minacciate dicendole "vi faccio fare la fine di Macchi Lidia". Il criminologo Alberto Miatello, intervistato dal Giornale.it disse "Piccolomo si era autoaccusato dell'omicidio di Lidia Macchi con le figlie mimando il gesto del coltello. Ci sono altri indizi a carico di Giuseppe Piccolomo, c'è l'identikit fatto da tre donne che, poco tempo prima dell'omicidio, ricordarono di essere state molestate da un uomo con i baffi somigliante a Piccolomo. L'uomo inoltre abitava a Caravate, a soli 500 metri dal luogo in cui venne trovato il corpo".
Nel 2017 il corpo di Lidia Macchi venne riesumato, nessuna traccia del DNA di Giuseppe Piccolomo è stata trovata sul cadavere, l'uomo non è mai stato incriminato per questo delitto.