Giuseppe Bigella e l'omicidio in carcere di Marco Erittu: il caso, le indagini e il processo

Giuseppe Bigella si è autoaccusato di aver ucciso il detenuto Marco Erittu con la complicità di altre tre persone. Un caso che dopo due sentenze presenta ancora molti interrogativi.

Stasera Un giorno in Pretura affronta il caso di Giuseppe Bigella, che si autodenunciò dell'omicidio di Marco Erittu, ucciso nel carcere di Sassari nel 2007. In questa occasione ripercorriamo tutta la storia, dalla morte di Erittu alle indagini fino al processo e alla condanna dei presunti complici di Bigella, che tirò in ballo l'agente penitenziario Mario Sanna e i detenuti Nicolino Pinna e Pino Vandi. Quello di Bigella è un vero pentimento, o un terribile caso di simulazione e mitomania? Dopo due gradi di giudizio ancora alla domanda non c'è una risposta definitiva.

La morte di Marco Erittu

Marco Erittu Cappio
Omicidio di Marco Erittu: il cappio mostrato durante il processo

Il 18 novembre 2007 Marco Erittu, 40 anni e originario di Sassari - in carcere per reati minori - fu trovato agonizzante dagli agenti penitenziari nella sua cella, l'uomo era disteso sul suo letto con un lenzuolo intorno al collo ed in bocca. Soccorso dal 118 Erittu morì poco dopo.

Le Indagini

La cella di Marco Erittu fu analizzata dai Ris alla ricerca di qualche traccia che potesse avvalorare la tesi del suicidio o dell'omicidio. Alla fine gli inquirenti non trovarono nessuna prova che avvalorasse l'ipotesi di omicidio e la morte fu archiviata come suicidio, dalle indagini emerse che il detenuto era considerato a rischio perché aveva manifestato in passato la volontà di suicidarsi con atteggiamenti autolesionisti e, per questo motivo, era rinchiuso in una "cella liscia", cioè priva di suppellettili.

La confessione di Giuseppe Bigella

Giuseppe Bigella 1
Giuseppe Bigella durante il process

Qualche anno dopo, nel 2011, si fece avanti Giuseppe Bigella detenuto per aver ucciso a coltellate una gioielliera durante una rapina. L'uomo confessò di aver ucciso Marco Erittu perché la vittima era a conoscenza di alcune informazioni importanti sulla malavita sassarese. Bigella disse di aver compiuto l'omicidio servendosi di un sacchetto di plastica.

Pino Vandi, il mandante

Durante la confessione Giuseppe Bigella dichiarò di aver agito su ordine di un altro detenuto, Pino Vandi, da lui definito il boss del carcere di Sassari.

I complici

L'autore dell'omicidio disse di essere stato aiutato da un altro detenuto, Nicolino Pinna. Giuseppe Bigella tirò in ballo anche l'agente di polizia penitenziaria Mario Sanna che avrebbe aperto la cella della vittima. Durante l'inchiesta furono accusati altri due colleghi di Sanna, gli agenti Giuseppe Sotgiu e Gianfranco Faedda.

Perché Erittu doveva morire

Giuseppe Bigella raccontò che Marco Erittu voleva rivelare ai magistrati il legame tra Pino Vandi e la fine di Giuseppe Sechi, scomparso nel 1994 a Sorso. L'orecchio di Sechi, infatti, era stato recapitato alla famiglia di Paoletto Ruiu, il farmacista rapito il 22 ottobre 1993, per fornire la prova in vita dell'ostaggio, che invece era già stato ucciso. Sia il Sechi che Ruiu non sono mai tornati a casa e i loro casi non sono mai stati risolti.

Il motivo della confessione

Agli inquirenti Bigella spiegò che aveva deciso di confessare perché non riusciva a darsi pace: " la faccia, quell'espressione che aveva - disse riferendosi a Marco Erittu - mi assilla ogni notte, nessuno può capire. L'ho ucciso a mani nude. Sparare è un conto, ammazzare a mani nude è un altro, ti resta addosso. Non riuscivo più a convivere con il senso di colpa".

Il Processo di Primo Grado

Il primo processo si concluse nel giugno del 2014, Pino Vandi considerato il mandante dell'omicidio di Marco Erittu, Nicolino Pinna e l'agente di polizia penitenziaria Mario Sanna furono assolti dalle accuse mosse loro da Giuseppe Bigella. La corte respinse le richieste del Pubblico Ministero Giovanni Porcheddu che aveva chiesto l'ergastolo per i tre imputati. La sentenza assolse anche gli agenti Giuseppe Soggiu e Gianfranco Faedda.

I dettagli dell'omicidio di Marco Erittu

Prova Marco Erittu
Omicidio Marco Erittu: una prova mostrata durante il processo

Giuseppe Bigella al secondo processo raccontò i dettagli dell'omicidio di Marco Erittu come riportò La nuova Sardegna: "Io e Pinna avevamo due taglierini, uno serviva per tagliare la striscia di coperta e poter così simulare l'impiccagione. Il patto era che fossi io a uccidere. Abbiamo indossato i guanti, io avevo una busta di cellophane per soffocarlo. Pinna lo teneva fermo, io gli ho bloccato la testa con l'avambraccio e l'ho soffocato con la busta, ha anche rigurgitato. A quel punto sono andato via e ho lasciato Pinna lì a simulare il suicidio. Ho fatto cenno a Vandi che era tutto a posto e sono tornato in cella".

Il Processo d'Appello

Nel maggio del 2019 la Corte d'appello ribaltò la sentenza condannando all'ergastolo Pino Vandi, Nicolino Pinna e Mario Sanna ritenendoli responsabili dell'omicidi di Marco Erittu. Gianfranco Faedda è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti durante l'inchiesta.

Le motivazioni della sentenza

La corte d'assise d'appello ha scritto nella sentenza di aver creduto alla confessione di Giuseppe Bigella perché l'uomo non avrebbe ottenuto alcun vantaggio dalla confessione definendo l'imputato "sempre coerente, di una logica ferrea, con rivelazioni inedite pienamente riscontrate".

Le dichiarazioni dei condannati

Pino Vandi, Nicolino Pinna, Mario Sanna e gli imputati minori si sono sempre dichiarati innocenti, alla lettura della seconda sentenza Sanna ha detto: "Ho girato tutta l'Italia nei 41 bis, combattendo con i malavitosi e questo è il premio che mi avete dato. La mia divisa è pulita, limpida, ho dedicato la mia vita alla polizia penitenziaria. Ed ecco come vengo ripagato: un delinquente è più credibile di me".

Il Ricorso in Cassazione

Gli avvocati difensori di Pino Vandi, Nicolino Pinna e Mario Sanna hanno già fatto sapere che ricorreranno alla Corte di Cassazione che metterà la parola fine ad un processo che presenta ancora troppi interrogativi irrisolti.