Coronavirus, Nia Vardalos lancia una campagna benefica in onore del padre, morto a 87 anni

Nia Vardalos non ha partecipato al funerale del padre a causa del Coronavirus e ha ideato una campagna benefica.

Nia Vardalos non ha potuto partecipare al funerale del padre a causa del Coronavirus e la star ha voluto rendergli omaggio con una campagna di raccolta fondi che sta aiutando le comunità in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria.
La star del film Il mio grosso grasso matrimonio greco non ha infatti avuto modo di viaggiare e andare in Canada per dirgli addio, essendo entrati in vigore a livello internazionale numerosi decreti.

L'attrice e regista ha rivelato quanto accaduto sui social, spiegando di aver visto il padre Gus di persona per l'ultima volta a Natale, quando aveva fatto visita alla famiglia a Winnipeg, Canada. L'uomo aveva 87 anni e una salute precaria e Nia Vardalos ha sottolineato: "A Natale eravamo tutti lì. Era sul divano, felice e mobile. Non era ancora infermo, ma non stava sicuramente per correre una maratona... Ho avuto la sensazione che stesse per arrivare la fine. Quando stavo per andarmene c'è stato un momento tra noi due mentre stavo salutando. Penso stesse dicendo 'Questo è davvero un addio'". Nel giro di poche settimane Gus è stato ricoverato in ospedale, ma a causa della diffusione del Coronavirus la star non ha potuto tornare a casa per passare accanto a lui gli ultimi giorni. I membri della famiglia che si trovavano in Canada erano accanto a lui e un'infermiera ha contattato Nia con FaceTime: "Gli hanno passato il telefono e ho avuto l'occasione di ringraziarlo per la sua vita incredibile, di dirgli che era un gentleman e un padre grandioso. Mia madre gli ha tenuto la mano e gli ha detto 'Va bene se vuoi andartene'".
Gus è morto il 12 marzo e il suo funerale è stato trasmesso in streaming dalla chiesa di cui era stato il responsabile.

Vardalos ha spiegato di essere convinta che suo padre abbia aspettato qualche giorno per morire in modo che i suoi amici e la famiglia non potessero volare dalla Grecia, Chicago e dall'Australia: "Ho sempre detto che aveva un tempismo impeccabile. Nel caso in cui se ne fosse andato 14 giorni prima non ci sarebbero state le indicazioni legate alla minaccia globale e saremmo andati tutti, si sarebbe riunita la città e saremmo poi tornati ognuno nella propria comunutà, rischiando di diffondere il virus. Ha aspettato fino a quando la chiesa ha detto che non si potevano più svolgere funzioni con molte persone. Penso mio padre sapesse che stava tenendo al sicuro le persone".

La star ha quindi deciso di trasformare il suo dolore in qualcosa di utile chiedendo alle celebrità di donare alle organizzazioni non profit e lanciando l'hashtag #bigfatdonation sui social media con lo scopo di raccogliere fondi per chi sta aiutando le persone in difficoltà ad affrontare l'emergenza sanitaria. Tom Hanks e Rita Wilson, nonostante la quarantena in Australia, hanno sostenuto economicamente la chiesa che frequentava il padre di Nia e che ha un programma per aiutare gli anziani; Steve Michael - amministratore delegato di Asylum Entertainment - ha fornito alla comunità religiosa il materiale tecnico adatto per trasmettere in streaming le funzioni religiose; Michael Chiklis, Brian Lynch e Liz Hannah hanno versato dei soldi a favore di Big Sunday che a Los Angeles sta aiutando gli ospedali. La lista di chi ha accolto l'iniziativa di Nia si continua ad allungare e l'attrice ha ribadito: "Le persone del nostro settore sono fortunate, siamo dei privilegiati e alcuni di noi vogliono usare la propria voce per fare qualcosa. Per questo ho deciso di andare online e cercare varie organizzazioni. Dobbiamo fare del bene o diventeremo matti".