Charlie Kaufman, mentre era ospite del Sarajevo Film Festival, ha criticato i responsabili degli studios che non sono disposti a sacrificare parte dei propri guadagni in nome dell'arte.
Il regista, che all'evento cinematografico ha ricevuto il premio alla carriera, in questi giorni sta presentandosi agli appuntamenti con delle t-shirt a sostegno dello sciopero promosso dal sindacato degli sceneggiatori americani.
Le dichiarazioni del regista sugli scioperi
Durante la masterclass che si è tenuta pochi giorni fa a Sarajevo, Charlie Kaufman ha sostenuto che la differenza tra l'arte e i progetti hollywoodiani è come quella tra "la verità e le cavolate".
Il regista ha sottolineato: "Gli studios continueranno a esistere e le persone continueranno a fare spazzatura perché, a questo punto, è qualcosa che fa i soldi".
L'autore di Essere John Malkovich ha sottolineato: "Trovo sia disgustoso perché non fanno nulla. Anzi, quello che fanno è causare danni. Danneggiano l'arte. E nel farlo compiono un danno all'umanità. E se tutto questo è per loro e per risparmiare soldi, non rimane nulla per la forma d'arte".
Intervistato da Variety, Kaufman ha aggiunto che i capi degli studios non stanno facendo del bene al settore: "Stanno facendo l'opposto. E penso che questo si noti in ciò che produce Hollywood e per il fatto che più un film è costoso da realizzare, meno valore ha per la cultura".
Kaufman ha inoltre criticato le dichiarazioni compiute da Bob Iger, che aveva dichiarato che considera irrealistiche le richieste degli sceneggiatori e degli attori, sottolineando che il suo stipendio è "irreale". Charlie ha ribadito: "Penso che dire qualcosa del genere, essendo nella sua posizione, sia molto cinico. O disonesto".
Nella mente di Charlie Kaufman: il fascino di storie destinate a volare via
Il filmmaker ha poi sottolineato che i responsabili degli studios sono consapevoli che i loro soldi provengono dai compensi poco equi che ottengono le persone che lavorano per loro e che spera le negoziazioni raggiungano dei risultati. Nei confronti dell'Intelligenza Artificiale, invece, Charlie Kaufman ha spiegato che considera la situazione complicata e pericolosa: "Una volta che si supera il confine non si torna indietro ed è la fine della creatività degli esseri umani, stiamo andando in quella direzione. Stiamo consegnandola a un'entità non senziente, che non prova nulla e che non si ribella".
L'artista ha voluto ricordare: "Se smettiamo di creare, stiamo rinunciando a qualcosa di primitivo, di essenziale, che fa parte dell'esperienza umana - ed è una necessità dell'esperienza umana - da quando esistiamo. Fin da quando ci sono stati i dipinti nella caverne. Si tratta di un bisogno, di un desiderio di esprimere l'esperienza di essere vivi. Non penso sia meno essenziale rispetto a mangiare, avere rapporti sessuali o altro. Penso sia primordiale. Se non capiamo che lo è, o ci insegnano che non lo è, ho paura per quello che diventeremo".