L'ex studentessa che ha accusato di plagio il regista Asghar Farhadi rischia di essere condannata a due anni di prigione e 74 frustate.
La situazione legale, piuttosto complicata, è composta da accuse reciproche di cui stanno emergendo vari dettagli.
Un eroe ha conquistato il Grand Prix al Festival di Cannes nel 2021 ed è stato nella shortlist degli Oscar. Al centro della trama dell'opera di Asghar Farhadi c'è il padre divorziato Rahim (Amir Jadidi) che è alle prese con i debiti e si imbatte in una borsa che contiene del denaro, decidendo però, dopo averne verificato il valore, di riconsegnarlo al proprietario nella speranza di riabilitare la sua immagine pubblica.
Azadeh Masihzadeh ha però fatto causa al regista sostenendo che abbia plagiato l'idea alla base dell'opera dal suo documentario All Winners, All Losers, che aveva fatto per i suoi studi. A fare causa a Farhadi c'è anche l'uomo che è la fonte di ispirazione per il personaggio principale. Il regista ha invece negato tutte le accuse e, a sua volta, ha fatto causa per diffamazione. Se Asghar Farhadi verrà considerato colpevole di plagio dovrà rinunciare a tutti i proventi del film, cedendoli a Masihzadeh, rischiando inoltre il carcere. Se le accuse dell'ex studentessa verranno invece respinte rischia due anni di carcere e 74 frustate, secondo le regole previste in Iran.
L'Iranian Alliance of Motion Picture Guilds, nell'ottobre 2021, avrebbe già respinto le accuse della donna. All Winners, All Losers è stato presentato nel 2014 durante le lezioni del Karnameh Institute ed è stato poi presentato nel 2018 al Shiraz Arts Festival. A ispirare il progetto è la storia di Shokri, un detenuto che aveva trovato dell'oro durante un periodo trascorso fuori dal carcere, decidendo di restituirlo.
Rola Shamas, che studiava con Masihzadeh, sostiene che Farhadi fosse rimasto particolarmente colpito dall'idea del documentario. La filmmaker sarebbe poi stata chiamata nel 2019 dal regista nel suo ufficio e Farhadi le avrebbe chiesto di firmare un documento che sosteneva l'idea di All Winners, All Losers fosse sua: "Non avrei dovuto firmarlo, ma ho provato un'enorme pressione. Il signor Farhadi è questo grande maestro del cinema iraniano. Ha usato quel potere che aveva su di me per obbligarmi a firmare".
Sophie Borowsky, avvocato del regista, ha dichiarato che le idee e i concetti non sono protetti da copyright e il documento è stato apparentemente ideato per chiarire che il regista aveva proposto l'idea e la trama del documentario durante il workshop. L'avvocato sostiene inoltre che il filmmaker si sia ispirato a un'opera teatrale di Bertolt Brecht, non solo alla storia di Shokri che era apparsa in tutti i mezzi di comunicazione iraniani.
Masihzadeh ha invece replicato che la storia non era mai stata al centro dell'attenzione, in tv e nemmeno online, avendo compiuto personalmente le ricerche. Shamas ha testimoniato a favore dell'ex compagna di studi dichiarando: "Seguo sempre quello che accade a Cannes, quindi stavo ascoltando quando Farhadi ha realizzato un'intervista su Un eroe. Quando ha condiviso la sinossi del film giuro di aver provato uno shock. Ho pensato 'Quello è il documentario di Azadeh'".
Negar Eskandarfar, alla guida del Karnameh Institute, ha confermato al The Hollywood Reporter che l'idea del documentario era della studentessa e ha dichiarato che un altro studente aveva accusato Farhadi di plagio, ma non ha poi intrapreso alcuna azione legale. Lo studente, che ha preferito restare anonimo, ha dichiarato: "Mister Farhadi è un filmmaker geniale e quello che ha fatto con la mia storia è il suo lavoro".