Ari Aster sull’intelligenza artificiale: “Ormai è troppo tardi, non abbiamo più voce in capitolo”

Il regista di Eddington esprime la sua preoccupazione per l'avanzata inarrestabile dell'IA e l'effetto alienante della tecnologia nella vita quotidiana.

Ari Aster

Ari Aster, regista di culto e autore di film come Hereditary e Midsommar, ha rivelato quale sia oggi la cosa che lo spaventa più di qualunque storia horror: l'ascesa incontrollabile dell'intelligenza artificiale.

In un dialogo con il giornalista Isaac Feldberg per Letterboxd, Aster ha condiviso la sua profonda inquietudine per il rapporto sempre più stretto tra esseri umani e tecnologia, e per le possibili conseguenze irreversibili.

Cosa ha detto Ari Aster

"Ho davvero paura di tutto questo", ha ammesso Aster riferendosi all'IA. "La verità è che è già troppo tardi. Siamo dentro una corsa che nessuno fermerà. La storia dell'innovazione ci insegna che se qualcosa si può fare, prima o poi qualcuno la farà. Mi pongo domande più grandi. Marshall McLuhan diceva: 'L'uomo è l'organo sessuale del mondo delle macchine'. Ma allora: questa tecnologia nasce da noi, noi siamo estensioni di essa, oppure siamo qui solo per darle vita?".

Ari Aster Piazza San Cosimato
Ari Aster a Roma per il Cinema in Piazza 2024. Foto di Claudia Rolando

Secondo il regista, il modo in cui viene raccontata l'intelligenza artificiale oggi è uno degli aspetti più inquietanti. "Quando parli con ingegneri e sviluppatori che lavorano sull'IA, ti accorgi che non ne parlano come di un semplice strumento o di una nuova tecnologia: la trattano come se fosse una divinità", ha detto Aster. "C'è una vera e propria devozione. È come se parlassero da discepoli. La distanza tra ciò che viviamo e ciò che immaginiamo sta scomparendo. Ci stiamo fondendo, e questa è una prospettiva davvero spaventosa".

Aster ha poi sottolineato un paradosso ancora più disturbante: quanto l'intelligenza artificiale sembri già oggi incredibilmente reale. "La cosa che più mi colpisce è che ormai non mi sembra nemmeno così strana", ha spiegato. "Guardo video generati dall'IA e sembrano veri. È un segno di quanto l'essere umano sia capace di adattarsi. Più una cosa è strana, più ci abituiamo a viverla, e diventa normale. Ma proprio adesso sta succedendo qualcosa di enorme e noi non possiamo più controllarlo. *Non abbiamo voce in capitoloz. È pazzesco pensare che lo stiamo vivendo in tempo reale".

Il suo nuovo film Eddington, che uscirà nel 2025 ma è ambientato nel 2020, affronta proprio questi temi di alienazione e dipendenza dalla tecnologia. "Ho voluto raccontare un mondo in cui le persone sono sempre più isolate, incapaci di vedere qualcosa al di là della loro bolla personale. Si fidano solo di ciò che conoscono e ignorano tutto il resto", ha raccontato il regista, riflettendo anche sugli effetti sociali della pandemia da COVID-19.

Eddington Pedro Pascal Joaquin Phoenix
Eddington: Joaquin Phoenix e Pedro Pascal discutono in mezzo alla strada

"Un tempo Internet era un luogo a cui ci si collegava, ora è qualcosa che ci portiamo costantemente addosso. Viviamo dentro Internet".

Aster ha poi aggiunto: "I personaggi del film sono, in un certo senso, tutti dei cyborg, proprio come lo siamo noi. Durante le riprese, scherzavo dicendo che avremmo potuto chiamare il film 'Schermi: Il film', perché in ogni scena cercavamo un modo per inserire la presenza degli schermi. Il punto è che più gli schermi fanno parte del paesaggio quotidiano, meno ci sembrano strani, e volevo sottolineare proprio questa anomalia. Questi personaggi condividono gli stessi spazi fisici, ma vivono su piani emotivi e percettivi completamente diversi. Volevo che la presenza degli schermi fosse quasi soffocante, proprio come succede nella vita di tutti i giorni".