Frontier Blues è un film del 2009 diretto da Babak Jalali. Durata: 96 min. Paese di produzione: Iran, Regno Unito, Italia.
Gorgan, un piccolo villaggio iraniano al confine con il Turkmenistan. In questa regione arida e quasi desertica vivono quattro uomini, sospesi tra solitudine e attesa. Alam ha ventotto anni, è turco e abita con il padre. Lavora in un allevamento di polli ma passa tutto il tempo libero attaccato al walkman per imparare l'inglese. Ha deciso, infatti, di sposare Ana e di portarla a Baku, capitale dell'Azerbaigian, ed è convinto che lì parlino tutti in inglese. Anche Hassan ha ventotto anni, e da quando la madre lo ha abbandonato per andare a stare a Parigi vive con uno zio, commerciante di abiti che nessuno acquista. Per compagno Hassan ha soltanto un asino, a cui dà da mangiare giornali vecchi, e la sua attività principale è rubare le targhe delle macchine. Un cantastorie cinquantacinquenne diventa il protagonista di un libro di fotografie. Da quando un pastore in Mercedes verde ha sequestrato sua moglie, trascorre il tempo lamentandosi, sempre accompagnato da una marmaglia di ragazzini.
Date di uscita e riprese - La data di uscita originale di Frontier Blues è: 30 Luglio 2010 (UK).
Specifiche tecniche - Girato in: 35 mm. Rapporto immagine: 1,85 : 1. Colore: a colori. Formato audio: Dolby Digital. Lingua originale: persiano e turkmen.
Attualmente Frontier Blues ha ricevuto la seguente accoglienza dal pubblico:
Frontier Blues è stato accolto dalla critica nel seguente modo: sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes il film ha ottenuto un punteggio medio del 50% sul 100% mentre su Imdb il pubblico lo ha votato con 6.2 su 10
Dal 3 al 7 febbraio a Firenze il primo festival italiano dedicato ai paesi mediorientali. In programma un focus speciale sull'Iran contemporaneo, tra rivolte e vita quotidiana. Tra gli eventi la mostra fotografica sull'Iran di Paolo Woods. Ospiti il regista Bahman Ghobadi e la giornalista Roxane Saberi.
Nada scalda la serata locarnese con la sua voce roca, mentre il tenero romanzo di formazione catalano Petiti indi ci immerge in una dimensione malinconica e contemplativa e i documentari di Roberta Torre ci offrono uno spaccato delle borgate romane più periferiche.