Pubblicato nel 1906, Zanna bianca è uno dei romanzi più noti di Jack London, un autore amatissimo da generazioni di lettori oltre che un pioniere, a tutti gli effetti, nel panorama narrativo americano. London seppe raccontare un periodo storico molto riconoscibile, quello che vide la frontiera raggiungere la sua massima estensione settentrionale negli anni della corsa all'oro, affrontando le dinamiche dello scontro tra l'uomo e la natura in maniera narrativamente avvincente: le avventura di Zanna bianca, cane lupo erede ideale del cane Buck de Il richiamo della foresta, erano approdate al cinema per la prima volta già nel 1925. Un po' più di recente, c'è stata una dignitosa trasposizione che vedeva protagonista un giovane Ethan Hawke nel 1991.
Ai precedenti adattamenti, tuttavia, non era riuscito altrettanto bene quello che riesce a questo Zanna bianca in versione animata firmato da Alexandre Espigares, vincitore di un premio Oscar per il delizioso corto animato Mr Hublot e qui alla guida di una produzione franco-lussemburghese che propone un'affascinante alternativa agli ipercinetici e travolgenti film d'animazione che saturano il mercato contemporaneo.
Tempo da lupi
La singolarità della narrativa di Jack London era infatti quello di saper raccontare dal punto di vista degli animali, esplorando la loro percezione del mondo, sottolineando contrasti e paradossi attraverso la loro esperienza. Questa urgenza è pienamente raccolta nell'adattamento di Espigares, che sembra trovare un registro felice adatti all'incarnazione filmica di Zanna bianca nell'idea di ispirarsi a un suo genere di riferimento: lo spaghetti western. Così Espigares e il suo team di creativi puntano molto sugli scenari, su un forte espressionismo della messa in scena, ma soprattutto sul look e sulla comunicatività dei personaggi, sempre forti e incisivi, spesso grotteschi, ma anche piuttosto complessi.
Se i personaggi umani danno vita in maniera efficace alle vicende e ai dilemmi morali al cuore del racconto, è con il vero protagonista, il lupo, che si compie il successo più pieno: la "performance" di Zanna bianca, i cui movimenti solo stati ricavati in motion capture da quelli di un interprete a quattro zampe di nome Hermes, è un'intepretazione accattivante e a tutto tondo, che conserva tutta la carica dell'energia, dell'imprevedibilità di un animale selvaggio abbinandole a un'intelligenza e a un'empatia tipicamente canine. E per questo, in un certo senso, umane.
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In viaggio con Zanna bianca e Toni Servillo
Il risultato è un'avventura a misura di cane lupo, ma anche a misura dei ragazzi che lo amano, che sarebbe piaciuta a Jack London: lo sforzo per raccontare la soggettività dell'animale è sicuro e multiforme, sul piano visivo e su quello sonoro, e ad esso si aggiunte la bravura degli animatori nel dare al protagonista una "mimica" efficace che serve a evitare del tutto l'uso di interventi di scrittura didascalici e forzati per trasmetterci l'esperienza del mondo - e quindi delle meraviglie e delle insidie della natura, della generosità e della malvagità umane - di Zanna bianca. La "voce narrante" che riprende alcuni passaggi di London - e che nella versione italiana del film è quella splendida di Toni Servillo - serve infatti a commentare l'azione, in qualche caso a elaborarne la poesia, mai a raccontare ciò che il film illustra molto bene attraverso le immagini, i suoni, le musiche.
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Dal punto di vista estetico, il tratto grafico è indubbiamente essenziale, ma anche cromaticamente audace, espressivo e pittorico, e il lavoro sugli scenari e le luci quasi sempre ineccepibile. Non una delle meraviglie tecniche stracolme di citazioni, dettagli e sorprese che i ragazzi sono abituati a trovare al cinema (o in streaming), ma qualcosa di diverso che potrebbe, ci auguriamo, restituire ai più giovani il fascino di un racconto lineare, arioso nel passo, vivido nei contrasti e vitale nei contenuti, oltre che invogliare alla riscoperta di uno scrittore dalla grande ricchezza umana e etica.
Movieplayer.it
3.0/5