Quando le abbiamo parlato per questa intervista, qualche mese fa, Katheryn Winnick non era solo splendida e sorridente, ma anche carismatica e sicura di sé come poche altre attrici che abbiamo avuto il piacere di incontrare. Difficile pensare che anche adesso, alla vigilia dell'arrivo dell'ultima stagione di Vikings, sarebbe altrettanto tranquilla e serena, visto che i nuovi episodi per l'attrice non solo rappresentano la chiusura di un viaggio iniziato nel 2013, ma anche un nuovo inizio.
Vikings 6 - i cui episodi in Italia potremo vedere in esclusiva su TIMVISION a partire dal 5 dicembre, a 24 ore dalla messa in onda negli USA - vedrà infatti l'esordio di Katheryn Winnick anche dietro la macchina da presa: ecco cosa ci ha raccontato di questa sua prima regia, per di più di un episodio difficile e complesso, e di quanto Vikings abbia rappresentato per la sua vita e la sua carriera.
Katheryn Winnick sul suo debutto alla regia: "Abbiamo bisogno di donne forti"
Una serie che si avvicina alla sua conclusione
Come ci si sente a sapere che la serie si sta per concludere, dopo così tanti anni?
È una sensazione strana, direi agrodolce. Lavorare a questo show è stato grandioso ma anche faticoso, soprattutto perché per moltissimo tempo, per sette anni, sono stata lontana da casa, in Irlanda, a girare. Quindi ora che tutto questo si è concluso, posso direi di essere pronta a tornare ad una vita "più vera" e quindi comprare una casa, stare con la mia famiglia e i miei amici.
L'addio ad un personaggio come Lagertha deve essere stato duro però...
Molto, è veramente difficile per me accettare che ho detto addio per sempre ad un personaggio che è stato parte di me per così tanto tempo. Quando abbiamo concluso le riprese, dopo l'ultimo giorno di lavorazione, ero sull'aereo di ritorno e mi dicevo di stare bene, che era quello che volevo e che avevo detto addio alla troupe, al cast e a tutti quanti e quindi era il momento di guardare avanti. E in quel momento preciso, seduta in aereo, qualcosa dentro di me è scattato, sono crollata e ho cominciato a piangere. L'assistente di volo, preoccupata, mi si è avvicinata e mi ha chiesto: "Stai bene? È morto qualcuno?". Ma io non riuscivo a parlare, semplicemente annuivo con la testa e allora lei si era preoccupata ancora di più. Non ho avuto il coraggio di dirle che non si trattava di una persona reale ma solo del mio personaggio...
Vikings 6, la recensione: Da Kattegat alla Russia innevata
Avevi effettivamente detto addio a una parte di te...
Esatto! Quindi sì, posso dire che non solo è stato difficile, ma molto più duro di quanto immaginassi. Lagertha è un personaggio che ho adorato e adoro ancora adesso. Ma, se proprio devo essere sincera, non credo di averle ancora detto addio. Non ho ancora avuto il coraggio di riguardarmi (se non quando sono stata costretta a farlo da regista) negli ultimi anni e non parlo solo dell'ultima stagione, ma degli ultimi tre anni. Penso che quando sarò veramente pronta, magari tra molti anni, mi riguarderò tutto Vikings dall'inizio alla fine, un vero e proprio binge watching. Ma adesso è ancora troppo presto, Lagertha è ancora qui con me.
Il personaggio di Lagherta e il suo percorso nella serie
Ripensando alle prime stagioni e a questi ultimi episodi, sei soddisfatta dall'evoluzione del tuo personaggio?
Questa per me è una domanda difficile a cui rispondere, perché il mio istinto iniziale appunto è di dirti sì, ma ti dico anche che avrei voluto ancora di più. Se ripenso a questi sette anni mi rendo conto che ho avuto a disposizione delle storyline davvero incredibili: sono passata dal lavorare in una fattoria a diventare una regina; ho vissuto una situazione di violenza domestica, ho ottenuto il divorzio e ho comandato un esercito. È come se avessi potuto interpretare più ruoli insieme ma soprattutto esplorare il personaggio nella sua interezza e non solo per una specifica caratteristica: potente ma anche sexy, forte ma anche vulnerabile.
Effettivamente non sono tante le attrici che possono dirsi oggi così fortunate, sia in TV che al cinema. Si poteva fare ancora meglio?
Una delle cose che ho amato molto di più è che il ruolo di Lagertha, da attrice, ha rappresentato una vera e proprio sfida. Ma se mi chiedi se avrei voluto ancora più spazio, soprattutto nelle fase finale, non posso che dirti di sì. Ma penso che sia un qualcosa che desiderano sempre tutti gli attori, nessuno escluso. Quindi sì, ci sono volte in cui avrei avuto più battute e più scene, certo, ma poi mi rendevo conto che lo show si intitola Vikings e che ha tanti personaggi al suo interno e che parte di quello che vogliamo raccontare è proprio questa evoluzione, questi cambiamenti, e quindi anche il fatto che il mio personaggio, nell'ultima parte, sia alla fine del suo viaggio e che quindi sia cambiata e tanto.
Un cambiamento fisico impressionante
Anche fisicamente...
Questo è qualcosa che penso vedrete e capirete meglio nella nuova stagione. Penso che per me sia stata la sfida più difficile perché, ammettiamolo, sono giovane e lo dimostro! Quindi abbiamo dovuto lavorare tantissimo sul mio invecchiamento ed è stata molto dura, anche perché ho una pelle molto sensibile, e quindi molto spesso queste grandi quantità di trucco, questi infiniti strati di rughe, finivano con l'irritarmi e infiammarmi il viso e peggiorare di gran lunga le cose. Per fortuna lavoravo con grandissimi professionisti, persone premiate in passato con un Emmy proprio per il trucco, e nonostante le difficoltà sono riusciti a fare un grandissimo lavoro e a farmi apparire davvero vecchia.
E com'è stato quindi vedersi vecchia?
Innanzitutto è stato fondamentale per me, per riuscire ad accettare completamente questo cambiamento del mio personaggio. E penso che abbia anche contribuito a farmi diventare più autentica come attrice. Però ammetto che la prima volta che mi sono vista con indosso il trucco prostetico ho pianto. Di colpo, istintivamente. Perché mi sono resa conto che così sarei stata per il resto degli episodi. Ed è inutile nascondersi dietro a falsa modestia, dove accettare il fatto che non ero più la protagonista bella e ammirata da tutti, mi stavo trasformando in qualcosa di molto diverso a cui non ero certamente abituata. Ed è una cosa assolutamente positiva, sia chiaro, anzi credo che a Hollywood di pari passo con il femminismo, si debba cominciare a lottare per combattere anche l'ageismo, perché ci sono tantissime attrici bravissime che meritano ruoli importanti anche se non sono più giovanissime.
In un'intervista precedente abbiamo avuto modo di parlare della tua scelta di diventare regista e di essere sempre più coinvolta nella produzione di Vikings ma anche delle difficoltà che tutte le donne che fanno una scelta simile inevitabilmente incontrano. Credi che sia stato più difficile per gli uomini sul set di Vikings essere diretti da una regista donna?
Penso che dipenda molto dal set. Se devo essere onesta, ti dico che con Vikings questo problema non c'è stato, anzi probabilmente se chiedi agli attori e alla troupe ti diranno che i registi migliori con cui hanno lavorato sono state probabilmente donne. E questa è una cosa bellissima. Ma mi rendo conto perfettamente che non sempre è così dappertutto, perché un regista non deve necessariamente essere amato, ma soprattutto rispettato e a volte quasi temuto. E per noi donne questo è certamente più difficile, soprattutto in una ambiente prevalentemente maschile come quello del cinema. Ma questo lavoro si basa anche e soprattutto sulla collaborazione, e quindi la fiducia è assolutamente necessaria. Come regista alla primissima esperienza penso di aver dimostrato a tutti di avere le idee chiare fin dall'inizio, ma al tempo stesso sono stata molto attenta ad ascoltare e spesso accogliere i consigli e i suggerimenti di chiunque avesse qualcosa da dire sul set. Perché questo è il modo in cui abbiamo sempre lavorato in Vikings e credo sia stato uno dei punti di forza del nostro show.
Travis Fimmel su Vikings: "I figli di Ragnar se la cavano bene anche senza di me"