Si aprono i battenti sull'edizione 67 del festival di Venezia con un pugno di opere dal sicuro impatto e resa spettacolare, e ovviamente l'approdo delle prime star al Lido, tra cui le bellissime Jessica Alba e Natalie Portman, ma anche Darren Aronofsky e Robert Rodriguez, due autori agli antipodi, che tuttavia hanno catalizzato nella stessa misura l'attenzione della stampa.
Il concorso si è aperto con Black Swan e Darren Aronofsky soprende anche quest'anno con un film di grande potenza, con Natalie Portman nel ruolo di una ballerina che dedica tutta la sua vita a raggiungere il suo sogno di prima solista nel prestigioso New York Ballet. Dramma, anche piuttosto pretestuoso in superificie, horror psicologico nella sostanza, il film di Aronofsky coinvolge emotivamente e mette realmente i brividi. Non tutta la critica pare aver gradito a conferma di un regista sempre discusso e capace di alti e bassi abissali. (Leggi la recensione di Black Swan)
Presentato anche Legend of the Fist: The Return of Chen Zhen, fracassone blockbuster che mescola ai limiti del parossismo cinema di arti marziali, action e spionaggio in un calderone abbastanza indigesto. Andrew Lau si conferma regista iperbolico ma di ben poca sostanza e il suo presunto omaggio al mitico Bruce Lee diventa solo un'occasione per sfoderare un cinema d'intrattenimento rumoroso e vuoto che finisce per celebrare la Cina con un'enfasi politica davvero fuori luogo. (Leggi la nostra recensione del film) Ma è stata anche la giornata di Machete, il sanguinoso e delirante film di Robert Rodriguez uscito fuori dal fake-trailer del suo Grindhouse: Planet Terror. Cinema giocoso e sanguigno come nello stile del regista a ulteriore conferma dell'apertura della gestione Marco Müller a un cinema che non ci si aspetterebbe da queste parti. Danny Trejo è ancora una volta l'antieroe perfetto per il cinema di Rodriguez che riesce anche nell'impresa di ridare vita a un Robert De Niro ormai acciaccato da anni di ruoli non proprio indimenticabili. Il film aprirà anche il programma delle proiezioni di mezzanotte.Se quindi c'è da definirsi relativamente soddisfatti per i primi film del festival, è altrettanto doveroso segnalare alcuni limiti organizzativi che spesso hanno caratterizzato la rassegna veneziana, ma quest'anno per ora si sono dimostrati fin troppo evidenti. Il riferimento ai novanta minuti medi di fila che la stampa italiana ha dovuto fare ieri pomeriggio per ottenere l'accredito e alcuni problemi tecnici in sala stampa hanno reso difficile il lavoro di chi questo festival lo racconta con passione ed entusiasmo.