Non un manifesto femminista, ma un video diario: è questo il racconto di Chiara (Lucia Mascino), la protagonista di Una mamma imperfetta, una rivoluzione pensata, scritta e diretta da Ivan Cotroneo (La kryptonite nella borsa e Tutti pazzi per amore) e distribuita prima online (dal 6 maggio su Corriere.it) e poi in TV (da settembre su Rai Due).
In 25 puntate di 8 minuti, divise in 5 settimane e disponibili a cadenza quotidiana, questo nuovo formato prodotto da Indigo film e 21 in collaborazione con il Corriere della sera e Rai Fiction si propone come una finestra sul mondo della famiglia italiana.
Non è stato il cosiddetto "bene-rifugio", ossia il candidato più idoneo alla procreazione selezionato dopo i 30 anni, com'è successo alle mamme dei compagni di scuola dei suoi bambini, le tre amiche con cui divide 7 preziosissimi minuti al bar tutte le mattine prima di scappare in ufficio. Marta (Alessia Barela) ha tre gemelli ed è sposata con Giacomo (Biagio Forestieri) ed è la più rilassata del gruppo perché lascia che i piccoli si autogestiscono; Irene (Anna Ferzetti) lavora all'università e ha una figlia con Luigi (Sergio Albelli) mentre la manager Claudia (Vanessa Compagnucci) ha adottato un bambino con il consorte, Gustavo (Luciano Scarpa).
Il mestiere del genitore riduce ai minimi termini il margine di autonomia del quartetto e in effetti, dati alla mano, Chiara sembra scientificamente certa che 24 ore siano poche. Infatti arriva in ritardo all'85% dei suoi impegni, pur correndo come una pazza da una parte all'altra di Roma inseguendo il bambino al calcetto, la piccola di casa a fare shopping e inanellando una serie di guai. Si sente sempre fuori tempo massimo e inadeguata, soprattutto quando non riesce a spuntare tutte le voci della sua lista giornaliera. "La mia attività principale? - si chiede con un fil di voce - Correre!". Ma è duro competere con una collega 34enne, attraente, single e votata alla carriera oltre che con una schiera di madri perfette, con la messa in piega impeccabile e una vocazione da organizer. Se accompagni la prole a scuola in pigiama perché non hai avuto neppure la possibilità di entrare in doccia e ti è sfuggito per l'ennesima volta il cambio del guardaroba, risulta complicato preoccuparsi di attività accessorie come il parrucchiere o le prodezze culinarie da Masterchef.
Ivan Cotroneo punta tutto sul processo dell'identificazione, facendo leva sulle routine schizofreniche del pubblico e su un'evitabile empatia tutta al femminile. Il tentativo è degno di nota innanzitutto per l'audacia di abbracciare due media con lo stesso formato e poi per il linguaggio utilizzato, nonostante il ritmo della narrazione a volte risulti poco omogeneo. Quando, infatti, la protagonista si cimenta in monologhi che assomigliano a pillole da manuale di sociologia, l'esperimento rischia di deragliare, ma d'altronde, se si tratta di flusso di pensiero, tutto le dovrebbe essere concesso.