Un film che vola (veramente) basso
Il cinema italiano presenta indubbiamente alcuni problemi. E molti sono i dibattiti e i luoghi comuni che sono sorti attorno a questa ormai annosa carenza di qualità globale nelle pellicole nostrane.
Chi scrive pensa di poter individuare, almeno come base di discussione, nella scrittura dei testi una delle colonne portanti che mancano nella produzione delle pellicole dell'italica gente.
E' questo un o dei difetti, ma non il solo purtroppo, di Cielo e terra, esordio "solista" di Luca Mazzieri, che ci presenta una storia potenzialmente interessante, ma che per scrittura e direzione attoriale si lascia facilmente trascinare nell'abisso della piccola produzione italiana.
C'è chi in conferenza stampa ha tirato fuori accostamenti con Rossellini e Renoir nella messa in scena. Palesi esagerazioni a parte, l'unico riferimento "colto" che si potrebbe cercare sarebbe con una paesaggistica e una gestione dell'inquadratura alla Werner Herzog. Ma anche qui stiamo fantasticando.
Perché la vicenda, che pone a confronto un gruppo di tedeschi sbandati e dei contadini italiani sospetti di partigianismo, si adagia su tempi e gestualità fortemente teatrali.
Ma questa particolarità diventa solamente una palla al piede, laddove la direzione di tutto il cast, tecnico ed artistico, risulta molto marginale, se non del tutto assente. La cattiva gestione degli attori si accompagna ad un'altrettanto non riuscita gestione dello spazio, la cui descrizione arriva a presentare veri e propri errori di sintassi cinematografica. Il tutto basato su un'introspezione personale dei personaggi che, quando va bene, viene appena abbozzata, quando peggio, viene del tutto raccontata. E' proprio questa tensione a trasmettere con il parlato i moti dell'animo dei personaggi che fa perdere la vis narrativa al film. Pellicola che, tra l'altro, viene pomposamente presentata come atto di accusa contro tutte le guerre, mentre pare solo un atto d'accusa contro se stessa.