Un amore da coltivare
Julio ed Emilia si conoscono all'università parlando di Proust. O meglio, mentendo su Proust; pare che sia una menzogna molto diffusa, tra giovani e meno giovani, quella di affermare di aver letto la Recherche. Ma loro hanno vent'anni e non importa come inizino a esplorarsi, la loro è la storia che risuonerà negli anni, che determinerà le loro vocazioni e i loro aneliti,
i loro interessi e le loro solitudini, per sempre vivida e per sempre emozionante perché amplificata dall'intensità della giovinezza.
Come un romanzo, Bonsai procede alternando capitoli sul presente e sul passato, raccontando con grande tenerezza e dolce partecipazione quell'amore giovanile di cui Julio, che otto anni dopo Emilia è un uomo solo e misterioso, decide di scrivere, non sapendo che avrà presto notizie dell'antica fidanzata.
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La piantina di trifoglio che Julio regala ad Emilia, simbolo dichiarato della fragilità del loro amore, si trasforma, nel presente, nel bonsai che dà il titolo al film: una pianta creata dall'uomo e non dalla natura, a cui solo cure costanti, meticolose ed esperte permettono di sopravvivere, come Emilia sopravvive nella scrittura. Per questo il più delle volte l'amore giovanile consuma sé stesso: non siamo in grado, se non con qualche anno in più alle spalle, di coltivare una cosa pulsante e delicata e preziosa come un romanzo, o come un amore, o come una vita, con l'impegno necessario, impegnati come siamo a imparere a vivere, e a mentire in maniera convincente sulla Recherche. E, in qualche caso, non lo saremo mai.
Movieplayer.it
3.0/5