Debutti alla regia, opere seconde, cinema italiano, star internazionali. La Mole Antonelliana si riaccende per il 42esimo Torino Film Festival, in scena dal 22 al 29 novembre. Un Festival rinnovato, sia negli spazi che nell'offerta. Un Festival, ancora, vicino alla città, con i suoi salotti, le sue piazze, i suoi caffè storici. Dedicato a Marlon Brando, con tanto di retrospettiva, vedremo sfilare nomi come Sharon Stone, Vince Vaughn, Rosario Dawson, Matthew Broderick, oltre ad autori come Ron Howard e Dito Montiel.
"La sala cinematografica sarà il punto di riferimento", spiega Giulio Base direttore artistico. "È questo il vero filo rosso portante di questa edizione del Torino Film Festival. Non ci sarà nulla che non accadrà in un cinema, nulla che non passerà in una sala di proiezione, nulla che non sia legato a un film", e prosegue, nelle note stampa, "La colonna vertebrale del Torino Film Festival è da sempre cinefila e autoriale e tale rimarrà anche in questa edizione, la prima con la mia direzione artistica. Resterà una proposta di film dallo spirito libero, originale, indipendente, graffiante". E allora, se la proposta è ricca, noi di Movieplayer.it seguiremo il Festival da vicino, raccontandovi le pellicole più belle, nonché riportandovi le dichiarazioni dei grandi nomi protagonisti. Iniziamo, dunque, con quelli che sono i film da non perdere: dall'indie di Ponyboi di Esteban Arango fino a Il mestiere di vivere, documentario su Cesare Pavese.
From Ground Zero, di registi vari
Scelta coraggiosa, e necessaria, quella di inserire nel programma From Ground Zero, film che raccoglie 22 cortometraggi diretti da registi palestinesi e girati a Gaza. I registi, molto giovani, sono in parte allievi della scuola di cinema organizzata dalla Fondazione Masharawi in Palestina. Da un'idea dello stesso Rashid Masharawi, il progetto verrà distribuito capillarmente in Italia da Revolver. Girato tra le tendopoli della Striscia, martoriata e bombardata, uno sguardo inedito e necessario.
Eden, di Ron Howard
Cast all star per Eden di Ron Howard: da Jude Law a Sydney Sweeney fino ad Ana de Armas e Vanessa Kirby. La storia? Siamo nel 1929, quando una coppia di scienziati molla la Germania e volta alle Galapagos. Quello che sembra il paradiso, per loro, si trasforma in un incubo, gettando il gruppo al cento di una follia inguaribile. Un thriller, ma anche una storia vera ai più sconosciuta, e tutta da scoprire.
The Assessment, di Fleur Fortuné
Futuro distopico per l'esordiente Fleur Fortuné che dirige Alicia Vikander, Elizabeth Olsen, Himesh Patel e Minnie Driver. Il mondo, ormai distrutto dal cambiamento climatico, ha instaurato una società controllata. Talmente controllata che chiunque voglia avere figli dovrà sottoporsi ad un test attitudinale. Definito "perverso e folgorante", il film promette di mostrare l'altro lato della società futurista, e terribilmente vicina.
Riff Raff, di Dito Montiel
Sempre grande attenzione per le opere del newyorkese Dito Montiel, che torna alla regia dopo diversi anni con un revenge movie che strizza l'occhio ai film gangster. Protagonista è un ex criminale che, passando il Capodanno con la sua nuova famiglia, viene interrotto dalla sua ex moglie che lo mette in guardia dal ritorno dei suoi nemici. Situazione esplosiva, resa ancora più esplosiva dai protagonisti: Jennifer Coolidge ed Ed Harris.
Waltzing with Brando, di Bill Fishman
Pazzesca la somiglianza di Billy Zane nel ruolo di Marlon Brando. Un biopic atipico in anteprima al Torino Film Festival, ambientato tra il 1969 e il 197, e incentrato sul rapporto tra Brando e Bernie Judge (con il volto di Jon Heder), architetto di Los Angeles, contattato dall'attore per creare un paradiso naturale su un'isola disabitata di Tahiti. Ritratto inedito, che va oltre il biografico. Da non perdere.
The Summer Book, di Charlie McDowell
Potrebbe esserci una Glenn Close in odore di Oscar in The Summer Book del sempre apprezzabile Charlie McDowell. Un dramma arioso, fino al midollo: la storia è quella di una bambina e di sua nonna, ormai in fin di vita. Insieme passeranno l'ultima estate su un'isola della Finlandia, accarezzando sia il dolore che la natura. Come dire, preparate i fazzoletti: uno dei film più commoventi di Torino.
Il mestiere di vivere, di Giovanna Gagliardo
Attenzione alta per il ritorno alla regia di Giovanna Gagliardo, questa volta con un documentario incentrato sulla figura di Cesare Pavese. Legato alla sua Torino, l'opera parte dall'ultimo giorno dello scrittore, il 26 agosto del 1950. Prima di togliersi la vita. Lo spunto però sarà quello di illuminare non la morte bensì la vita di uno dei più grandi autori italiani del Novecento.
Ponyboi, di Esteban Arango
Dopo il debutto con Blast Beat, passato al Sundance, ecco Esteban Arango a Torino con l'interessante Ponyboi. Siamo a San Valentino, in un New Jersey al neon. Un film che parta di consapevolezza, libertà, appartenenza: protagonista un sex worker che, sconvolto, scopre che suo padre, con cui non ha rapporti, sta morendo. Come se non bastasse, è inseguito dalla mafia dopo che un affare di droga gira nel modo sbagliato. Nel cast River Gallo, Dylan O'Brien, Victoria Pedretti.
Nina, di Andrea Jaurrieta
Andrea Jaurrieta è una delle registe spagnole più promettenti. Teniamo d'occhio Nina, in cui la protagonista torna nella sua città natale intenzionata a vendicarsi di un famoso scrittore. Il tema del film? Gli abusi, e una riflessione sul consenso. Per questo, il punto di vista, sottolineato dall'autrice, è volutamente diverso: evitare la vittimizzazione e affrontare invece la psicologia. Nel cast Patricia López Arnaiz e Darío Grandinetti.