"Non dobbiamo credere a tutto quello che ci viene detto e rischiare". Questo è il consiglio di Bruno Bozzetto, creatore dell'indimenticabile Signor Rossi, con cui vengono incarnati le caratteristiche di un comune cittadino di mezza età. Premio Oscar con il cortometraggio Cavallette, Bozzetto ha sempre lottato, e continua a farlo, per portare l'animazione italiana ad ottimi livelli.
La sua prima macchina da presa è stata costruita dal padre su un'asse da stiro inclinata sulla quale posizionava i disegni per il suo lungometraggio realizzato con una telecamera a scatto singolo. Da questa missione, solo in apparenza impossibile, Bozzetto è partito per un lungo viaggio che lo ha portato a vincere l'orso d'oro di Berlino con Mister Tao e a realizzare Allegro non troppo, ossia la risposta italiana a Fantasia di Walt Disney. Oggi, per celebrare tutto questo e molto altro, tra cui anche la collaborazione con Piero Angela, il Torino Film Festival consegna a questo pioniere d'eccezione il premio alla cariare, omaggiandolo con una visione dei suoi lavori.
Animazione e tecnologia, una nuova storia d'amore
Il tempo dei disegni fatti a mano sembra essersi chiuso definitivamente, fatta delle eccezioni di alcune realtà come la Ghibli, che accoglie ancora delle vere e proprie sfide pittoriche. Inutile negare, però, che la tecnica non abbia cambiato e facilitato il lavoro. E se a dirlo è un animatore storico come Bozzetto che, senza demonizzare il mezzo ha imparato ad utilizzarlo, bisogna crederci. "Nell'epoca del 3D e del cinema spettacolare chi può dire cos'è un'animazione e cosa no? Ad esempio, secondo voi film come Avatar o Star Wars sono pienamente e solamente live fiction? Io non mi sento di essere categorico nelle definizione, visto che i generi e i linguaggi si sopravvengono sempre di più. Questo si deve alla tecnologia con cui abbiamo accelerato i tempi aiutato ad accelerare i tempi della produzione. Prima, per un solo secondo, dovevo realizzare 24 disegni a mano, ricalcarlo, colorarli sul retro e fotografarli. Tutto questo procedimento infinito ora è saltato. Adesso possiamo colorare con un click e vedere immediatamente l'effetto della nostra animazione. Solo una cosa non è cambiato. Ossia il punto di partenza. Quella frase avrà sempre bisogno di un'ottima idea. Senza quella non c'è tecnica che tenga."
Così nasce un corto animato
Con pochi soldi a disposizione ed un mercato difficile da conquistare, Bozzetto ha sviluppato uno stile semplice con il quale ha applicato soluzioni alternative per realizzare le sue visioni nonostante tutto. È' anche per questo che, all'inizio, ha prodotto dei corti praticamente muti. Questo, oltre ad aiutarlo economicamente, ha reso i suoi film già pronti per un mercato internazionale. " Il cortometraggio animato va considerato come una poesia, un'opera pittorica. In questo modo possiamo aspirare ad avere la massima libertà e a lasciarci ispirare anche da una suggestione."
Musica in movimento
Elemento fondamentale per la completezza di un'animazione è la colonna sonora, che deve diventare tutt'uno con le immagini. "Ho sempre considerato la colonna sonora come il cinquanta per cento rispetto alle immagini - dice Bozzetto - ed altrettanto importanti sono i rumori. Per questo motivo, da un po di tempo, ho deciso di lavoro attraverso un metodo ben preciso, ossia affido questi due elementi allo stesso compositore. In questo modo è come se il disegno diventasse un balletto. La frase musicale si sposa perfettamente con il rumore, facendolo diventare parte stessa della composizione. Il film acquistava una ricchezza maggiore perché vive di una omogeneità. Ci sono dei casi, poi, in cui i film nascono proprio dalla musica. Ad esempio quando ascolto la musica classica mi è capitato di avere delle intuizioni che poi hanno preso delle strade totalmente diverse.
Il 3D e la Pixar
Per Bozzetto le animazioni del cuore sono quelle della Disney, almeno quelle dell'epoca classica con cui è cresciuto. Ma la sua attenzione è rivolta tutta verso la modernità della Pixar, capace di unire innovazione tecnica e profondità narrativa. "Ho una grande ammirazione per il lavoro svolto da Lasseter e dalla sua squadra. Non avete idea di quanto sia difficile lavorare con il 3D. Si tratta di una tecnica molto difficile da impostare che non si presta, però, a dei cambiamenti improvvisi. Cosa che invece puoi fare con il 2D. Quando vediamo un film della Pixar non ci rendiamo conto del lavoro che c'è dietro. Senza fare esagerazioni si tratta di cinque anni di lavorazione in cui si inizia dallo script e lo storyboard. Il loro valore aggiunto, però, è stato quello di dare anima al 3D insieme ad un desiderio di sperimentazione che non è mai morto. Ditemi chi, con una strada ben tracciata si prenderebbe il rischio di cercare direzioni diverse."