Pomigliano d'Arco, ultima frontiera. Questo non è il viaggio stellare della nave spaziale Enterprise, ma quello (in parte fantascientifico) di una piccola troupe capeggiata dall'attore Paolo Rossi, piombata nel comune vesuviano per i sopralluoghi di un immaginario film sulla liberazione della classe operaia, capostipite di un genere nuovo di zecca, il surrealismo civile. Il risultato di questa operazione è RCL - Ridotte Capacità Lavorative, il documentario di Massimiliano Carboni (da un soggetto di Alessandro Di Rienzo), presentato fuori concorso al Torino Film Festival, che con ironia e amarezza racconta le vicende degli operai dello stabilimento Fiat. Nei saloni del Circolo dei Lettori, durante la conferenza animata dal funambolico Paolo Rossi, il convitato di pietra è stato certamente l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, la cui 'presenza' è stata evocata dalle maschere di cartone che facevano bella mostra di sé davanti agli altri protagonisti dell'incontro coi giornalisti, il regista Massimiliano Carboni, Alessandro Di Rienzo e il produttore del film Mauro Berardi.
Massimiliano, com'è nato il progetto di Ridotte Capacità Lavorative? Massimiliano Carboni: Il film è il frutto di un lavoro durato due anni, un vero e proprio reportage giornalistico di Alessandro Di Rienzo che ha seguito passo dopo passo le vicende dello stabilimento di Pomigliano, dalla vertenza al referendum. Poi abbiamo cominciato a pensare a come si potesse trasformare un materiale del genere ed è venuto fuori questo reality girato in cinque giorni. La maggior parte di quello che vedete è stato girato immediatamente, anche le scene di fiction, quelle che abbiamo dovuto costruire un po di più. Siamo andati di getto.
Paolo, vedendo RCL si ha la sensazione che abbiate messo in primo piano l'umanità delle varie situazioni, piuttosto che fare un film a tesi...
Massimiliano Carboni: Volevamo fare un esperimento con l'idea di porci da una parte e dall'altra, ma non come succede in certe trasmissioni televisive in cui dallo studio si chiama un collegamento esterno e chi sta fuori non ha mai il tempo sufficiente per spiegare le sue motivazioni. Noi volevamo andare lì ed ascoltare e lo abbiamo fatto. Paolo è un attore che seguo da sempre e anche lui si è messo in gioco, ha lavorato senza rete. Non so quanti lo avrebbero fatto. La verità non si schiera. Si guarda e si legge.
Alessandro Di Rienzo: Ad un certo punto del film si vede un quarto d'ora di dialoghi fra operai dalle idee contrapposte. In quel momento noi scompariamo completamente. Sfido chiunque a trovare una cosa del genere da un'altra parte.
Quando si parla di surrealismo civile, volete dire che forse è questo stono a raccontare meglio la realtà? Paolo Rossi: Io parlo per me. Riesco più facilmente a decifrare la realtà con un atto visionario, piuttosto che con un'analisi realisitica. Mi viene molto meglio la chiave surreale, anche se devo dire che in questo siamo favoriti dalla realtà attuale. Leggo i contratti della Fiat e me ne convinco sempre di più che siamo alle prese con la fantascienza.
Potete raccontarci qualcosa di più sulle figure del sindaco e del prete, che voi avete intervistato?
Paolo Rossi: Io vi dico che quando ho parlato con lui, il sindaco si è messo all'ombra e mi ha lasciato al Sole. Se notate, infatti, per tutta la scena sono inclinato, per prendere il fresco. Cos'altro devo aggiungere? Che ride come Franti nel libro Cuore. Per sopravvivere ho scoperto una tecnica; lo facevo parlare senza interromperlo, così forse avrebbe capito meglio. Come si fa ad insultare uno che dice che per fare lo sciopero c'è una commissione apposita che decide se si può fare o meno. Lo lasci parlare, no? Tanto poi me ne sono andato in chiesa a prendere il fresco. Se non è par condicio questa...
RCL è l'ennesima dimostrazione che la tua sia una carriera molto particolare... Paolo Rossi: Anche a costo di sacrifici personali, ho fatto scelte professionali che mi rendono libero dal business, e mi riferisco anche al business della satira. Questa estate, ad esempio, ho deciso di visitrare luoghi dove fosse possibile sperimentare. Sono stato a L'Aquila. a Lampedusa, nelle miniere della Sardegna. Lì ho fatto tanto teatro e laboratori teatrali per i ragazzi. Per raccontare storie bisogna mettersi sotto, fuori da qualsiasi cliché e vincolo.
Proietterete il film nelle fabbriche? Massimiliano Carboni: Sì, succederà. Tutta la Fiom di Napoli ci ha contattati, così come le associazioni studentesche. Intanto, però, usciamo anche in sala.
Paolo, non ci hai più detto se hai sentito Marchionne... Paolo Rossi: L'ho sentito questa mattina, mi ha detto che scritto un pezzo sull'Unità....