Io non sono qui è l'ultimo, complesso lavoro di Todd Haynes, autore dell'incantevole Lontano dal paradiso, in concorso a Venezia. Insieme al regista, sono presenti al Lido due rappresentanti del nutrito cast: Richard Gere e Heath Ledger. Il film, a cui la definizione di biografia va piuttosto stretta, è dedicato alla vita di Bob Dylan ed è l'unico tra tutti i lavori ispirati alla sua persona ad essere stato personalmente approvato dal menestrello di Duluth. "Credo che ciò dipenda dalla struttura aperta, in divenire" ci dice Haynes. "Il film ha qualcosa in comune con l'umorismo di Bob, inoltre è un lavoro estremamente complesso, difficile da interpretare e questo è voluto. non mi interessa che il pubblico colga tutti i riferimenti, o riconosca tutti i personaggi. Io non sono qui è un'esperienza visuale che cerca di riprodurre in qualche modo la visione del mondo filtrata dallo sguardo di Dylan. Il film deve coinvolgere lo spettatore, portarlo da qualche parte, avere lo stesso effetto che in genere ha la musica, che ci fa sognare a occhi aperti o ci riporta alla mente ricordi del passato ormai sepolti."
Delle molteplici anime di Dylan che appaiono nel film, incarnate da sei differenti personaggi, il fuorilegge interpretato da Richard Gere è senza dubbio il più misterioso, come conferma l'attore stesso: "Quando ho letto il copione la prima volta ho chiesto a Todd che cavolo di personaggio fosse questo e lui mi ha spiegato che era emerso dai suoi sogni. Il personaggio è ispirato in parte anche a Billy the Kid, ma di fatto proviene dal cuore profondo degli USA, è un archetipo, inoltre incarna la rock star che invecchia cercando, al contempo, di nascondere i segni del passare del tempo. La scelta di Dylan è legata al fatto che lui è l'artista dei nostri tempi che tra duecento o trecento anni sarà sempre un simbolo della nostra cultura, la sua musica ha influenzato l'arte, l'estetica, la società. io appartengo alla generazione dei Rolling Stones, di Dylan, di Van Morrison e amo molto anche il jazz. se dovessi interpretare un altro musicista mi piacerebbe impersonare Miles Davis, ma avrei dei problemi oggettivi a farlo." Heath Ledger, che interpreta Dylan nel momento dell'ascesa e della trasformazione in rock star, ma anche del divorzio dalla prima moglie, confessa che gli piacerebbe molto impersonare sullo schermo Nick Drake. "Da anni sono ossessionato dalla musica di questo artista che è morto suicida a venticinque anni. Vorrei realizzare un progetto su di lui, ma avendo poche informazioni biografiche rischierei di prendermi troppe libertà."
Il titolo del film, Io non sono qui, proviene da una canzone di Dylan mai uscita ufficialmente. Haynes spiega che nel 1966, dopo uno spaventoso incidente di moto, Dylan abbandonò le scene per dedicarsi alla vita privata e nella cantina di casa propria incise un bootleg mai uscito ufficialmente. "La canzone, probabilmente, rispecchia questo momento di crisi, la necessità di un allontanamento dal mondo moderno e dai fan che non capiscono più i messaggi lanciati nelle canzoni. Dylan è sempre stato proiettato verso il futuro e il film cerca di rappresentarne appunto questo essere sfuggente attraverso l'incarnazione in personaggi diversi. Quando sembra di averlo raggiunto e compreso ecco che, immediatamente, diventa qualcun altro. Questo è il senso della figura di Rimbaud che ho inserito in alcuni spezzoni, Rimbaud era un innovatore, un poeta maledetto, l'ultimo ribelle che si scagliava contro la società borghese. Il merito di Dylan è stato quello di scoprirlo per primo e attingere alla sua poesia per ribellarsi al perbenismo dell'epoca. Per quanto riguarda lo scontro con la critica ho scelto, alla maniera felliniana, di rappresentare tutti i detrattori di Dylan per mezzo di un'unica figura, Mr. Jones, un critico conservatore, che nel film rappresenta il suo nemico."
Un film dedicato a un cantautore della fama di Dylan non poteva non necessitare di un lavoro immenso sulle musiche e sul sonoro. Le canzoni originali sono state riadattate in maniera differente, più moderna per reinventare un Dylan contemporaneo, in più un gran lavoro è stato sulla voce di Cate Blanchett, straordinario alter ego del Dylan anni '60, che con questo ruolo si candida alla Coppa Volpi come miglior attrice. L'ultima battuta è sulla canzone preferita di Dylan: mentre Heath Ledger predilige She belongs to me, Richard Gere e Todd Haynes non hanno dubbi e rispondono in coro Visions of Johanna, confessando che questo pezzo è parte integrante del loro passato.