Tilly Noorwood, l'attrice creata dall'IA che ha fatto imbestialire Hollywood

Tilly Noorwood non esiste, ma esiste. È un'attrice IA che sarebbe stata già "attenzionata" da agenzie di talent pronte a ingaggiarla. A Hollywood la levata di scudi è stata inevitabile.

Tilly Norwood, professione IA actress

Volenti o nolenti, ci troviamo a parlare con sempre maggior frequenza di un tema, quello dell'intelligenza artificiale, che è diventato letteralmente onnipresente. E lo è diventato perché rispetto alle altre tecnologie con cui gli esseri umani hanno avuto a che fare in precedenza, il confine fra "strumento per" e "sostituto di" appare decisamente più sfumato e pericoloso.

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Tilly Norwood "sul set"

Non è un mistero che l'arrivo di una nuova tecnologia sia storicamente sempre avvenuto con un'accoglienza oscillante fra spavento, curiosità, entusiasmo e scetticismo. Pensate a quante volte, in cento e passa anni, il cinema è stato dato per morto perché, nel mentre, si era palesato qualcosa come la Tv. Eppure eccoci ancora qua a chiacchierare amabilmente di film visti, magari, al buio di una sala insieme a un numero variabile di sconosciuti e sconosciute decisi a condividere la stessa esperienza.

Il pericolo dell'innovazione?

Ciò nonostante, dicevamo poco fa, questa volta stiamo maneggiando qualcosa che non è solo ed esclusivamente uno strumento che può aiutarci a fare qualcosa. È proprio un'innovazione che, potenzialmente, può sostituirci in toto in svariati ambiti professionali. Probabilmente, ancora per diverso tempo, servirà sempre e comunque una figura di supervisione alle attività dell'Intelligenza Artificiale sia in ambiti di creazione artistica che di varia natura organizzativa. Ma è indubbio che si verrà molto probabilmente a delineare una situazione in cui chi, magari, supervisionava e coordinava un team di "X" persone, si ritroverà a fare altrettanto verso un software che avrà rimpiazzato quelle "X" persone di cui sopra.

In mezzo a tante domande e dubbi, ci sono i membri di un'industria, quella del cinema americano e non solo, che si stanno schierando con decisa veemenza contro delle innovazioni che fanno alzare con forza il sopracciglio, un po' per via della pressoché totale mancanza di regole circa il loro utilizzo, un po' perché proprio quella stessa industria è mossa da delle realtà, come le major, sempre molto attirate da tutto quello che può far risparmiare (parecchi) quattrini a fronte di un incremento degli utili. E la baraonda creatasi intorno a Tilly Norwood lo dimostra ancora di più.

Tilly Noorwood, professione IA actress

Chi sia questa Tilly Noorwood lo abbiamo scritto qua sopra. È un'attrice che non esiste. O meglio: non esiste nel senso fisico e biologico del termine, perché in quello ontologico e digitale sì. "Vive" già da alcuni mesi, settimane, in cui, come ogni giovane persona di età compresa fra i 20 e i 30 anni, ha postato con una certa regolarità contenuti sui suoi social.

E fin qua, niente di che. Non è ne la prima ne l'ultima utente social che "non esiste" a fare robe del genere. Il problema è nato ed esploso con rapidità quando, qualche giorno fa, Eline Van der Velden, attrice, comica e imprenditrice del settore tech, ha fatto sapere in quel del Summit di Zurigo che non solo Tilly Noorwood è una creazione figlia dell'IA generativa, ma che si tratta proprio della prima creazione del suo studio di AI talent Xicoia, a sua volta spin-off from dell'AI production studio Particle6 sempre di Van der Velden, ma che avrebbe anche ricevuto svariate proposte di agenzie disposte a rappresentarla.

Un incontro da cui sarebbe emerso qualcosa che, purtroppo, non stupisce: il mondo del cinema starebbe già lavorando, per il momento sottotraccia, a un più intensivo uso dell'IA anche "davanti alla macchina da presa", per così dire. La stessa Van der Velden, circa questo cambiamento in atto anche a livello di percezione dell'IA fra gli addetti ai lavori ha detto che "A febbraio ci siamo trovati in un sacco di sale riunioni e tutti dicevano: No, è un fuoco di paglia, non si affermerà. Poi, a maggio, la gente era già più all'insegna del: Dobbiamo fare qualcosa con voi. Quando abbiamo lanciato Tilly per la prima volta, la reazione è stata: Cos'è quella roba?, e ora invece annunceremo quale agenzia la rappresenterà nei prossimi mesi". Secondo lei, Tilly potrebbe diventare la nuova Scarlett Johansson o la nuova Natalie Portman. Una diva globale. Apriti cielo.

La reazione dei performer

Gli artisti di LaLaLand e dintorni, come era lecito aspettarsi, non l'hanno presa bene. E non sono stati zitti, anzi. Emily Blunt, Kiersey Clemons, Toni Collette, Melissa Barrera, Lucas Gage, Sophie Turner, Ralph Ineson sono solo alcuni degli artisti che, via social e tramite dichiarazioni varie ed eventuali, hanno espresso il loro rigetto della cosa. L'ex interprete di Sansa Stark è stata delicata e si è limitata a un comunque chiarissimo "Wow... no grazie". Il Ralph Ineson di Fantastic 4 è stato molto più tranchant e su X ha commentato la notizia con un conciso "Fu°k off!". Mara Wilson, l'ex baby star di Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre e Matilda 6 mitica, rispondendo con un commento a un post di Tilly sottolinea che "Non l'hai fatto tu. Centinaia di veri lavoratori, veri fotografi, operatori di macchina, anzi, persino agricoltori, lo hanno fatto. Tu hai preso il loro lavoro e hai finto che fosse tuo".

C'è anche chi ha suggerito che Xicoia dovrebbe svelare da quali persone l'IA ha "rubato" i dati per ideare le fattezze di Tilly Norwood e corripondere loro un adeguato quantitativo di denaro. A fronte di questa levata di scudi, Eline Van der Velden si è dovuta giustificare con delle parole che non hanno in alcun modo sopito i malumori. "Creare Tilly è stato, per me, un atto di immaginazione e di artigianato, non diverso dal disegnare un personaggio, scrivere un ruolo o modellare un'interpretazione" ha scritto Van der Velden in un post pubblicato sul profilo di Tilly "Ci vogliono tempo, abilità e iterazioni per dare vita a un personaggio del genere. Lei rappresenta la sperimentazione, non la sostituzione. Gran parte del mio lavoro è sempre consistito nel tenere uno specchio davanti alla società attraverso la satira, e questo non è diverso. Poi aggiunge che "I personaggi AI dovrebbero essere giudicati come parte di un loro genere, per i loro stessi meriti... Ogni forma d'arte ha il proprio posto, e ognuna può essere apprezzata per ciò che porta in modo unico".

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Tilly Norwood "in azione"

Conclude poi con uno slancio ecumenico all'insegna del "Spero che possiamo accogliere l'AI come parte della grande famiglia artistica; un modo in più per esprimerci, accanto a teatro, cinema, pittura, musica e innumerevoli altri. Quando celebriamo tutte le forme di creatività, apriamo porte a nuove voci, nuove storie e nuovi modi di connetterci gli uni con gli altri". Il problema di questa voce nuova è che fra apocalittici e integrati, non si ha ancora la benché minima idea se, in qualsiasi ambito, non solo quello artistico, combinerà più guai che altro. Tagliando posti e opportunità di lavoro.