Cala il velo, si dissipano le apparenze. O, almeno, la realtà si rivela più complessa e pericolosa di come era stata annunciata. C'è da stupirsi, forse, in un universo come quello di The Walking Dead? L'atteso season finale della quarta stagione ha infine demolito, rivelandone l'illusorietà, il mito di Terminus. Il tanto agognato approdo al Santuario, da parte di Rick, Carl e Michonne (a cui si è aggiunto il ritrovato Daryl) si traduce infatti in un nuovo scontro. Con un cadavere lasciato sul campo, la scoperta che la calda accoglienza riservata al gruppo giunto alla fine dello scorso episodio non era che una copertura, e i protagonisti (ormai quasi del tutto riuniti) di nuovo prigionieri. Nel vagone di un treno, precisamente, ignari di ciò che sarà di loro. Nel loro universo, l'attesa durerà certamente meno di quella che dovranno subire gli spettatori dello show AMC: l'inizio della quinta stagione, infatti, è fissato per il prossimo ottobre. Con il rinnovo della fiducia allo showrunner Scott M. Gimple, qui anche co-sceneggiatore (per la prima volta una conferma al timone di guida della serie, dopo gli avvicendamenti di Frank Darabont, Glen Mazzara, e dello stesso Gimple) e tantissimi interrogativi. Soprattutto, con una risposta da parte del pubblico che non accenna a indebolirsi: questo episodio, infatti, è stato visto sulla tv via cavo statunitense da 15,7 milioni di spettatori (10,2 nella fascia di età 18-49). Un nuovo (pur prevedibile) record per un finale di stagione.
Il plot:
Cosa ci è piaciuto di questo episodio:
- L'episodio si presenta con un gran ritmo, e con una sequenza tesissima e magistralmente costruita. La fine di Joe e dei suoi compagni è inaspettata nella sua crudezza. Il modo in cui Rick uccide quest'ultimo, soprattutto, rende esplicito il paragone uomo/mostro che ha attraversato un po' tutta la serie.
- Il fatto che il Santuario si riveli, in realtà, un luogo pericoloso, non era uno sviluppo del tutto inatteso; il fatto, tuttavia, che tale rivelazione sia giunta così presto, spiazza e stimola. Resta comunque, sulla natura del luogo e dei suoi abitanti, un fondo di ambiguità: durante la sparatoria con Rick e gli altri, i cecchini mirano ai piedi, rivelando la loro intenzione di non uccidere. Non sappiamo ancora, precisamente, come Glenn, Maggie, Tara e i loro compagni, siano finiti prigionieri. Tuttavia, la brevissima apparizione di ossa e carcasse, durante la tentata fuga, e le voci che si odono contemporaneamente, invocanti aiuto, aprono altre ipotesi. La prima a venire in mente è quella del cannibalismo, ma non si tratta, al momento, di una certezza.
Cosa non ci è piaciuto di questo episodio:
- La struttura "a flashback" dell'episodio appare un po' pretestuosa, se non gratuita. Con l'esclusione dell'ottimo flashback/flashforward iniziale (che mostra prima Rick nella prigione, durante un dialogo con Hershel, e poi seduto a terra, intriso di sangue, dopo lo scontro col gruppo di Joe) questa scelta non ci sembra, narrativamente, così giustificata. L'idea di ribadire la dialettica umanità/bestialità (motivo portante di tutta la serie) appare qui molto meno necessaria che in passato. Ma, soprattutto, The Walking Dead non è Lost, e fin dall'inizio ha offerto ai suoi spettatori soluzioni narrative diverse, più adatte al tipo di storia che racconta.
Note a margine:
- La lettera che dà il titolo dell'episodio, A, è dipinta in vari punti all'interno dell'area di Terminus. Robert Kirkman, tuttavia, ha affermato che essa si riferisce a al vagone del treno in cui i protagonisti vengono rinchiusi, identificato come "vagone A".
- Dopo la morte del suo personaggio, questo episodio segna il ritorno dell'attore Scott Wilson alla serie, per i frequenti flashback che lo vedono presente. L'attore è tornato sul set appositamente per recitare nell'episodio.
What's next?
Difficilissimo, a questo punto, fare previsioni per una prossima stagione di cui si ignora quasi tutto. Le interviste a Gimple e Kirkman hanno confermato la pericolosità (già evidente) della gente di Terminus, ma non hanno fornito risposte alle più dettagliate ipotesi che sono circolate su questa. Nel luogo sembra emergere comunque un personaggio (il Gareth interpretato da Andrew J. West) che potrebbe porsi come nuovo villain principale. Inoltre, restano sospese le sorti di Tyreese, Carol, Judith, e soprattutto quella della scomparsa Beth. La conferma di Gimple come showrunner potrebbe dare alla quinta stagione quella coerenza con le precedenti, che in passato è un po' mancata nella serie. Anche perché, di fatto, siamo di fronte a una narrazione ancora aperta, interrotta in uno dei suo snodi principali: la coerenza, in questo senso, è non solo auspicabile, ma necessaria.
Movieplayer.it
3.0/5