È arrivato anche su PS5 l'horror psicologico messo in piedi da Bloober Team e, come vedremo nella recensione di The Medium, il cammino della protagonista nella Polonia post-comunista del 1999 si conferma riuscito, intenso e coinvolgente anche nella versione per la console di casa Sony e sfrutta le potenzialità del pad DualSense per enfatizzare la componente immersiva della storia. Come è infatti nostra abitudine quando parliamo di un videogioco, anche in questo caso ci concentreremo soprattutto su questo ultimo aspetto, sul racconto che viene veicolato dalle dinamiche di gameplay, dalle atmosfere, i personaggi e tutti quegli aspetti che contribuiscono a rendere riuscito un gioco con un impianto narrativo così forte.
Benvenuti nell'incubo, benvenuti a Niwa
Tutto parte da un incubo. Uno spaventoso sogno ricorrente di Marianne, la protagonista di The Medium, in cui un uomo spara a una ragazza in riva a un lago. Qual è il suo significato? Qualcuno sembra conoscere la risposta a questa domanda così come all'origine dei poteri psichici della donna, un certo Thomas che conosce le sue capacità e la contatta telefonicamente mentre lei è in lutto per la morte del proprio padre adottivo. Il misterioso interlocutore è però disposto a parlarle solo di persona e la invita a raggiungerlo al Niwa Workers Resort, un luogo di villeggiatura abbandonato dal periodo del regime comunista, chiuso dal governo dopo un massacro avvenuto anni prima, in cui furono uccise molte persone.
Cinema e videogiochi: l'attrazione (e imitazione) è reciproca
La dualità e il mondo di Marianne
Come accennato, siamo nel 1999, in una Polonia che viveva la transizione dal governo socialista a quello democratico. Una dualità che riflette quella della protagonista Marianne a causa dei suoi poteri psichici e il suo vivere divisa tra due mondi, tra quello materiale e quello spirituale, tra la realtà e le sue visioni. Una dualità che Bloober Team ha scelto di rappresentare con una scelta di gameplay che è anche e soprattutto espediente narrativo: Marianne, infatti, non ha delle semplici visioni, le vive, e questo si traduce in una simultaneità di sensazioni che il giocatore stesso può osservare e vivere a sua volta.
Lo schermo si divide con uno split-screen, che può essere orizzontale o verticale, e chi gioca segue e controlla la protagonista in contemporanea nei due mondi. È una sensazione straniante, soprattutto in prima battuta, che contribuisce a creare il legame tra giocatore e personaggio, a trasmettere la confusione che la stessa medium prova nel suo approccio a una realtà in cui piani diversi si sovrappongono. Una scelta che rappresenta la via per entrare nel cuore del personaggio, dei suoi drammi e delle sue angosce che crescono man mano che indaga e scava nel mistero che si cela nel passato di Niwa. E non solo.
Guidare la tensione, tra orrore e decadenza
In questa indagine a cavallo tra realtà e ricordi che ne impregnano le maglie, l'orrore di The Medium si sviluppa sottile, tormentato e profondo. Le scelte di design di Bloober Team evocano esempi vecchio stile (dei primi Resident Evil e ancor di più di Silent Hill), forse persino fuori moda e in controtendenza con i recenti sviluppi del genere, ma funzionano: la camera non segue la protagonista, ma le logiche di una regia accorta e puntuale nel mostrare quel che serve che il giocatore veda. Evoca e suggerisce prima di mostrare. Una scelta che va metabolizzata da parte dell'utente, soprattutto per colori i quali guardano con sospetto a meccaniche di gioco che possono apparire superate, ma risulta funzionale al racconto della storia e le atmosfere di The Medium.
Fa la sua parte l'uso del pad DualSense della PS5, che diventa strumento nelle mani degli autori per contribuire ad annullare la distanza tra giocatore e gioco, gancio per tenerlo legato al mondo di Marianne e le visioni che vive, attraverso feedback aptico e microfono integrato. Il Niwa si rivela così in tutto il suo decadente fascino, ispirato fedelmente all'Hotel Cracovia della città polacca, mentre la suggestiva e altrettanto duplice colonna sonora di Arkadiusz Reikowski e Akira Yamaoka, rispettivamente per il piano spirituale e fisico, ci accoglie e accompagna in un viaggio doloroso che ci porteremo dentro.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Medium, il videogioco Bloober Team appena uscito anche per PS5, soddisfatti per un racconto horror che sceglie la via della tensione e l'approfondimento psicologico piuttosto che quella del jump scare e dell'azione. Le scelte di gameplay degli autori diventano efficaci espedienti narrativi per accompagnare il giocatore nella storia e le sue atmosfere, creando empatia nei confronti della protagonista Marianne e la sua indagine nel passato del Niwa e di se stessa.
Perché ci piace
- La storia che si dipana man mano che il gioco procede, tra visioni e ricordi che impregnano il presente in cui Marianne si muove.
- Le scelte degli autori che permettono al giocatore di immedesimarsi con la protagonista e vivere le realtà sovrapposte in cui i suoi poteri la costringono.
- Scenografie, musiche e tutto l'impianto visivo che ospita e veicola la storia.
- L'uso del DualSense di PS5 per immergere il giocatore nella storia...
Cosa non va
- ... purtroppo controbilanciato da qualche rigidità tecnica.
- Alcune meccaniche di gioco evocano titoli del passato e vanno in controtendenza rispetto ai recenti sviluppi del genere.