Era solo questione di tempo prima che Nintendo annunciasse in via ufficiale nuovi progetti cinematografici sotto l'egida hollywoodiana. Il successo di Super Mario Bros. - Il Film (qui la nostra recensione) ha spalancato definitivamente le porte dell'industria filmica americana alla Grande N, consegnando in mano alla software house una delle chiavi di lettura del futuro più multimediale e diversificato dell'azienda. Non solo videogiochi, insomma, e non solo merchandising: parchi, film, probabili serie televisive e chissà quanto altro ancora. Non che in passato la strada non sia già stata percorsa con gli show animati di Super Mario e Zelda o la prima trasposizione scult dell'idraulico in salopette, ma gli anni erano i favolosi '80 a ridosso dei '90, e definire quel periodo "eccentrico" è addirittura un eufemismo.
Oggi il mercato è molto più aperto a prodotti legati alla cultura nerd in senso stretto, persino più ricettivo e attento, il che rende il momento assolutamente propizio per una nuova ondata di investimenti e collaborazioni extra-videoludiche. Ecco arrivare allora l'annuncio ufficiale dell'adattamento cinematografico di The Legend of Zelda, in verità chiacchierato da molto tempo e tra i progetti in cantiere da più di un decennio. In sostanza eravamo più che preparati all'evento e siamo anche contenti che infine Shigeru Miyamoto e Nintendo siano riusciti a finalizzare accordi pre-produttivi per il lungometraggio, se non fosse per tre elementi non propriamente convincenti già confermati e altrettante incognite che minano purtroppo alla base le aspettative relative all'adattamento. Scopriamo insieme perché.
Una direzione audace
Perché a distanza di 30 anni Nintendo ha deciso di trasporre Super Mario Bros. in un film d'animazione per il grande schermo? La risposta è in due punti: per evitare polemiche legate al pessimo adattamento del 1993 tra eventuali rischi e sicuri sbagli e perché - soprattutto - l'animazione è il mezzo migliore per raccontare un mondo fantastico, ricco e immaginifico come quello di Mario e colleghi. Non ha bisogno di essere ancorato alla realtà ed è strumento di sperimentazione tecnica e artistica senza ricorrere ad effetti speciali esageratamente costosi e probabilmente nemmeno all'altezza. Parliamoci chiaro: i titoli Nintendo, quelli storici e feticci, sono diversi da qualsiasi altro prodotto in commercio. È questione di concetto, innovazione, scopo e misura: per l'azienda il mercato videoludico è un grande parco giochi che va continuamente aggiornato e arricchito partendo da ciò che meglio funziona. Non si tratta solo di vendere ma di restare fedeli a sé stessi. E in termini traspositivi, l'animazione è la via di comunicazione più adatta al risultato, specie per dei videogiochi fantastici. Di conseguenza, sorge la prima criticità: perché adattare Zelda in un live-action? Comprensibile la riflessione: Sonic, Detective Pikachu e The Last of Us ce l'hanno fatta e hanno ricalibrato la qualità dei cine-serie-games rendendo il pubblico finalmente più fiducioso e aperto a questi prodotti.
Ma Zelda è differente. Zelda è la storia stessa del videogioco, è leggenda a sua volta, è una marea di iterazioni differenti, è gameplay prima ancora di essere storia e cinema. È quello che Super Mario rappresenta per i platform ma per quanto riguarda l'action-adventure, seminale e irraggiungibile, in continuo mutamento e costante evoluzione senza mai rinunciare alla propria identità. Zelda è una parte dell'anima stessa di Nintendo proprio come lo è Mario. Trasporre il titolo in un live-action è davvero una scelta audace se non addirittura azzardata, soprattutto se alla produzione figura un nome come quello di Avi Arad (e questo è il secondo problema confermato). Curiosamente, per quanto concerne l'ambito animato, Arad è tra i produttori esecutivi che hanno curato gli straordinari lungometraggi di Spider-Man: Un nuovo Universo e Spider-Man: Across the Spider-Verse, il che sarebbe stato magnifico se Zelda avesse seguito lo stesso destino di Super Mario. Nei live-action Arad lascia invece a desiderare, fin troppo fermo ai primi anni 2000 (quando produsse - e bene, per i tempi - i mitici Spider-Man di Sam Raimi) e "colpevole" di operazioni da botteghino milionarie ma qualitativamente poco felici come Venom, Morbius o Uncharted.
Super Mario Bros. Il Film visto da chi non ha mai avuto il Nintendo
Sotto Illumination Enterteinment, Mario godeva della genialità di Chris Meledandri, di una società leader nel settore e di registi/animatori navigati e blasonati come Horvath e Jelenic. Qui abbiamo Sony Pictures Entertainment, Avi Arad e Wes Ball alla regia (terza conferma poco convincente), che all'attivo ha solo i tre Maze Runner - l'ultimo del 2018 - e in arrivo Kingdom of the Plantes of the Apes. Pure se dal primo trailer ufficiale l'ultimo capitolo del franchise del Pianeta delle Scimmie appare epico ed evocativo, è presto per sbilanciarsi sulla crescita stilistica e professionale di Ball, che nei Maze Runner si è dimostrato appena mestierante capace e nulla più, senza firma né virtuosismi. Ovviamente non va mai dato per scontato il margine di miglioramento personale né tanto meno lo sforzo produttivo modificabile a seconda dell'importanza dei progetti. Per questo la speranza è l'ultima a morire, ma i fatti purtroppo o per fortuna non andrebbero mai ignorati, e questi al momento parlano chiaro: Arad non centra un live-action dal 2008 (in riferimento a qualità e accoglienza critica) e Wes Ball non sembra minimamente il nome adatto per potersi confrontare ad armi pari con la Leggenda di Zelda, ma un regista giovane, senza timbro e "manipolabile" dallo studio sul controllo creativo. Al netto di questo, ci sono comunque fattori di fiducia.
Cinquanta e cinquanta
Il tessuto narrativo di Zelda e la sua caratura fantasy meglio si prestano all'animazione, insomma, ma un live-action sviluppato con estrema attenzione al dettaglio potrebbe comunque funzionare. Il mondo videoludico di Zelda è popolato da razze immaginifiche con culture e stili differenti, per altro con delle storie e delle lore ben codificate e ormai note dal pubblico di riferimento. Se guardiamo al passato, un titolo simile - ma più grande e complesso - è stato Warcraft, e già lì profitti e accoglienza con Duncan Jones alla regia non sono stati dei più rosei. Oltrepassando comunque in questa fase i quesiti effetti pratici o effetti speciali, green screen o set pieces, libertà o fedeltà al materiale originale e tante altre incognite comunque preoccupanti per gestione dei costi e direzione artistica, il punto di partenza è nettamente sbilanciato sulla paura di sbagliare rispetto a Super Mario (che tra l'altro non si è rivelato perfettamente riuscito). Però. A quanto pare Shigerou Miyamoto, creatore di The Legend of Zelda insieme a Takashi Tezuka, è coinvolto direttamente nella trasposizione ed è stato lui stesso a chiedere ad Arad di sviluppare il live-action insieme a lui, rivelando di conseguenza la scelta del live-action voluta proprio dall'autore. Ma c'è di più. Persino rispetto a Super Mario Bros, Nintendo ricoprirà un ruolo ancora più cruciale e centrale nella produzione di Zelda, essendo coinvolta finanziariamente al 50% e avendo dunque metà dell'intero controllo creativo del progetto. L'altra metà è in mano a Sony.
Questo apre spiragli di fiducia sostanziali nelle decisioni della Grande N, che pare comunque non voglia affrettare il momento creativo e stia ancora ragionando insieme ai partner su come tradurre le avventure di Link sul grande schermo (e infatti non c'è nemmeno il nome di uno sceneggiatore). A tal proposito, l'incognita più interessante è capire se il lungometraggio live-action sarà ispirato da uno dei tanti capitoli del videogioco o sarà una storia a sé stante ricca di riferimenti differenti. In questo senso, la struttura del racconto dell'IP ben si presta a una rielaborazione originale: basta mantenere intatti gli elementi fondamentali, dunque Link, Zelda, Ganondorf, Hyrule ecc. Per il resto, riflettendo sull'eventualità di una specifica trasposizione, potrebbe essere l'adattamento di amatissimi e immortali classici come Ocarina of Time, A Link to the Past, Link's Awakening o Majora's Mask, oppure quello dei due titoli più recenti e narrativamente e cinematograficamente più centrati, cioè Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, mossa che potrebbe in effetti aprire facilmente a dei sequel diretti. Come evidente, criticità e incertezze fagocitano attualmente gran parte dell'entusiasmo, pure se i nostri cuori sono tutti dalla parte di Link, sempre in alto a sinistra come vuole la tradizione.