Ci ha messo una trentina di anni a superare il trauma del live action di Super Mario, ma alla fine Nintendo ha capito che con Hollywood ha senso flirtare, a patto di mantenere un'elevata dose di controllo su quello che viene fatto. Per carità, fra serie animate, lungometraggi animati e il più recente live action targato Warner e Legendary dedicato a Detective Pikachu già il franchise dei Pokémon ha sicuramente portato non poche soddisfazioni a Nintendo sul quel fronte, ma bisogna anche ricordare che stiamo parlando di una IP anomala condivisa Nintendo, Game Freak e Creatures Inc., tramite una compagnia chiamata The Pokémon Company. Che poi sia un'effettiva esclusiva delle console Nintendo (a eccezione di alcune incarnazioni per dispositivi mobile) perché la Grande N possiede una larga fetta azionaria proprio di The Pokémon Company è un conto, ma questo non vuol dire che possa fare e disfare tutto quello che vuole col marchio in questione.

Il discorso cambia drasticamente quando si parla di personaggi 100% Nintendo, magari quelli ideati dal solo e unico Shigeru Miyamoto, specie la "santissima Trinità" composta da Super Mario, Zelda e Donkey Kong. Il primo è tornato nei cinema nel 2023, a trent'anni esatti di distanza dall'amatissimo scult di Rocky Morton e Annabel Jankel con Bob Hoskins e John Leguizamo, con un lungometraggio animato targato Illumination/Universal che ha sbancato i botteghini. Il terzo citato sarà, forse, protagonista di uno spin-off sempre animato sempre realizzato dalla Illumination e co-prodotto dalla Universal insieme al colosso giapponese, mentre per la terza IP è stata scelta la strada del live action puro.
Le strampalate teorie sul casting di Zelda
Fin da quando è stato annunciato nel novembre del 2023, il film di The Legend of Zelda ha fatto, inevitabilmente, parlare di sé. Per tanti motivi. In primis per una questione produttiva molto curiosa che non è sfuggita ai tanti videogiocatori e videogiocatrici: il progetto verrà prodotto dalla stessa Nintendo insieme a una multinazionale, la Sony, che tecnicamente, in ambito gaming, è una competitor della multinazionale di Kyoto. Come si suol dire: gli affari sono affari.

D'altronde, a osservare la stretta partnership che Nintendo ha oggi con la Universal in materia di film d'animazione e aree tematiche nei parchi della major, pare assurdo pensare che nel 1983 lo studio trascinò l'azienda giapponese in tribunale accusandola di aver violato, con Donkey Kong, il marchio di King Kong. La major americana perse malamente e Nintendo fu libera di mettere piede con più serenità in un mercato, quello americano, che avrebbe poi dominato col NES.
Poi c'è il regista, Wes Ball, che secondo alcuni sarebbe inadatto al compito... anche se con la saga di Maze Runner e con l'ultimo Il Regno del Pianeta delle Scimmie ha dato prova di non essere propriamente un sprovveduto.
Ci sono i tanti dubbi sul sentire la voce di un personaggio, Link, che nei videogame non parla mai. O, per lo meno, noi non sentiamo mai parlare.
Ma parlavamo di strampalate teorie di casting.

Ne abbiamo lette di ogni tipo. Tom Holland e Zendaya saranno Link e Zelda. No, non è vero. Link sarà interpretato dal nuovo Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo, Walker Scobell, mentre i panni di Zelda saranno portati dalla star di Euphoria Hunter Schafer. Rumour che, per dovere di cronaca, abbiamo riportato anche noi e che invece, sui social, si sono moltiplicati a perdita d'occhio generando tonnellate e tonnellate di reel del tutto inaffidabili e inattendibili. Ma vabbè, ormai fa tutto parte del gioco.
Un fantacasting poco credibile
A chi vi sta parlando in questo momento, il fantacasting di cui sopra non è mai parso credibile. Cominciamo da Walter Scobell: ingaggiare per un blockbuster fantasy che ha sicure ambizioni seriali un volto che, almeno per il momento, è collegato a un'altra, importante saga come quella tratta dai romanzi di Rick Riordan non avrebbe avuto molto senso.

Così come scritturare Tom Holland e Zendaya. Si sarebbero portati dietro un bagaglio di glamour superfluo, poi il primo ha già a che fare con due importanti franchise Sony, di cui uno basato su un videogame, come Spider-Man e Uncharted. Potrete obbiettare che a Dune non ha fatto di sicuro male avere nel cast gente come Zendaya e Timothée Chalamet, ma questo è il momento di comunicarvi nero su bianco una grande verità: per quanto bene possiate volere a Frank Herbert e alle sue opere o a Denis Villeneuve, è altamente probabile che, oggi come oggi, il franchise di The Legend of Zelda sia "un po'" più noto rispetto a quello di Dune che doveva quindi necessariamente appellarsi a ogni trucchetto disponibile per avere più pubblicità possibile.
Ed eccoci, infine, a colei che, per lo meno in quanto a fedeltà estetica sul grande schermo, sarebbe stata adattissima: Hunter Schafer. Somiglianze con la Principessa Zelda a parte, stiamo vivendo un brutto periodo storico in cui, specie negli Stati Uniti, il solo parlare di tematiche LGBTQ+ genera una sfilza di polemiche figlie di questa polarizzata epoca. Polemiche che, come la Pixar degli ultimi anni insegna, Hollywood vuole evitare come la peste.
Il bello della novità
Che poi, quando si costruisce un nuovo mondo sul grande o sul piccolo schermo, ciò che conta davvero è far sì che venga concepito in maniera credibile e poi accolto dal pubblico. Dato il genere a cui appartiene The Legend of Zelda, il fantasy, viene inevitabilmente da pensare a quello che in passato è stato fatto con Il Signore degli Anelli e Il Trono di Spade. Sì, in entrambi i casi c'erano i nomi di alcuni attori o attrici più conosciuti di altri, ma nulla di così "pesante" da mettere in secondo piano le aspettative collegate all'adattamento cinematografico e televisivo di due saghe amatissime da decine di milioni di lettori.
Saghe che poi sono riuscite a trovare altre decine di milioni di appassionati attingendo a quell'importante bacino di persone che non avevano mai letto i libri che formavano le rispettive saghe. I componenti dei vari cast sono poi, diventati delle celebrità proprio grazie alla popolarità poi raggiunta da questi franchise. Non hanno preceduto nulla da quel punto di vista.
Con The Legend of Zelda c'è la fortuna - ma anche il gravoso compito - di rispettare un'amatissima IP videoludica che ha alle spalle decenni di età, decine di milioni di copie vendute. Che però, come già accaduto con il film animato di Super Mario Bros. Il Film, ha già un forte "valore pubblicitario" racchiuso nel suo stesso nome. E potrà contare di default sulla gigantesca cassa di risonanza mediatica della stessa Nintendo. Non è un caso che il casting announcement di Bo Bragason nei panni di Zelda e di Benjamin Evan Ainsworth in quelli di Link sia stato dato dal loro "papà" Shigeru Miyamoto con un doppio post social, in giapponese e in inglese, scritto sui social ufficiali della compagnia.
I nomi proposti hanno generato curiosità anche perché accompagnati da un paio di scatti in cui li possiamo intravedere con addosso i costumi di scena. Due giovani attori che non arrivano col peso mediatico dell'essere testimonial d'importanti brand, di essere apparsi in 1500 cover story su Vanity Fair, Variety, Esquire, GQ, di essere al centro di milioni di gossip. Sicuramente, specie se il film diretto da Wes Ball avrà successo, ci sarà tempo anche per loro di vivere qualcosa di simile. Per ora, sapere che i protagonisti di questo attesissimo lungometraggio saranno due sconosciuti, ci permette di concentrarci unicamente sulla domanda "Chissà come verrà fuori questo film di The Legend od Zelda?".