Arriva oggi su Infinity la serie The Brave, creata da Dean Georgaris (The Manchurian Candidate) e che può contare sulla presenza di Avi Nir (Homeland) nel team di produttori.
Al centro della trama dei tredici episodi, andati in onda negli Stati Uniti sul network NBC, c'è il complesso mondo dei militari che compiono eroici sacrifici mentre sono alle prova con le missioni più complicate e pericolose in territorio nemico.
Il progetto, non accolto da ascolti stellari in patria e non andato oltre la prima stagione, ha forse trovato troppo tardi l'approccio giusto alla storia e ai protagonisti di cui si seguono le gesta.
Nello show, sotto la guida di Patricia Campbell (Anne Heche), Adam Dalton (Mike Vogel) lavora nelle Forze Speciali come caposquadra della divisione dell'intelligence che opera sotto copertura. Grazie alle tecnologie più avanzate e all'addestramento militare, la squadra opera nei territori più ostili al mondo, sventando minacce che mettono a rischio la vita e la sicurezza della popolazione mondiale.
Nel team delle Forze Speciali ci sono, oltre a Dalton, Ezekiel Carter (interpretato da Demetrius Grosse), il cecchino Jaz Khan (a cui presta il volto l'attrice Natacha Karam), l'ufficiale dei Servizi Segreti Amir A-Raisani (Hadi Tabbal) insieme a Joseph McGuire (interpretato da Noah Mills).
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Uno stile procedural che non aiuta la narrazione
Lo show prende il via quando la dottoressa Kimberly Wells viene rapita da un gruppo legato ai terroristi che operano in Siria, facendo quindi entrare in azione gli eroici membri delle Forze Speciali, guidati a distanza da Patricia Campbell, a capo della Defense Intelligence Agency. Nelle puntate successive si affrontano poi delle missioni che coinvolgono spie russe, un trafficante d'armi le cui attività possono essere interrotte solo con il coinvolgimento di un agente messicano sotto copertura e l'amante del criminale, un tentativo di evasione che rischia di finire in tragedia, rapimenti di ostaggi e tentativi di uscire da pericolosi giri internazionali, potenziali attentati suicidi, rischi di fughe notizie e, nelle puntate conclusive una missione che prevede l'eliminazione di un terrorista responsabile di innumerevoli morti e un complicato attacco hacker che potrebbe rendere un sottomarino americano una pericolosa minaccia per gli Stati Uniti.
La serie cerca fin dall'inizio di trovare un equilibrio tra i problemi di sicurezza e la dimensione personale delle persone altamente specializzate che devono intervenire in ogni angolo del mondo per impedire attacchi terroristici e occuparsi di vari tipi di minaccia internazionale con quelle di chi agisce a distanza, mettendo a disposizione la propria razionalità e le proprie conoscenze. Anne Heche, nel ruolo di Patricia Campbell, non trova il giusto approccio al ruolo da leader segnata da una drammatica tragedia personale e nemmeno le sue trasferte, in cui può interagire con personalità determinate come quella di Dalton la fanno uscire da schemi stereotipati e prevedibili, o le puntate che approfondiscono il passato della protagonista riescono a far uscire la donna dalla classica immagine della leader costretta a nascondere le proprie fragilità e debolezze per rappresentare un punto di riferimento per i team al lavoro negli Stati Uniti e all'estero. Accanto a lei Tate Ellington e Sofia Pernas hanno la parte di Noah Morgenthaus e Hannah Rivera, due personaggi il cui passato prima di arrivare negli uffici, dove utilizzano la tecnologia più avanzata nel campo della sorveglianza per raccogliere a distanza le informazioni necessarie ad aiutare il team al fronte, rimane solo accennato rendendo così complicato lasciarsi coinvolgere dalla parte della trama che li riguarda.
Lo stesso accade un po' con gli agenti e i militari che devono entrare in azione: nonostante gli episodi dedicati ai singoli personaggi, come quello in cui si dà maggior spazio ad Amir (Hadi Tabbal) o la doppia puntata in cui la vita di Jasmine 'Jaz' Khan (Natacha Karam) è seriamente in pericolo, gli sceneggiatori sembrano aver deciso di preferire lo spazio dato all'azione mettendo in secondo piano l'approfondimento delle personalità e delle caratteristiche dei personaggi, rendendo la visione coinvolgente dal punto di vista del ritmo ma non da quello delle emozioni. Il carisma di Mike Vogel, molto adatto a livello fisico ed espressivo a interpretare Adam, non può poi fare molto per creare empatia nei confronti dei personaggi, la cui sorte sembra scritta fin dal pilot, concluso con un cliffhanger poi affrontato solo superficialmente, nonostante gli enormi rischi che devono affrontare.
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Un racconto costruito in un crescendo poco efficace
Il problema principale dello show è proprio quello di dare spessore ai protagonisti troppo tardi, rendendo l'ultimo blocco di episodi più convincenti, rischiando però inevitabilmente di aver perso l'attenzione dei propri spettatori con singole missioni spettacolari, ma "fredde" a livello emotivo. La seconda metà della stagione abbandona infatti progressivamente la struttura tipica dei procedural, con singole emergenze senza profondi legami con la vita di chi è coinvolto, per rendere la narrazione maggiormente scorrevole e coesa, equilibrando l'azione con un racconto meno frammentato e dai risvolti psicologici più coinvolgenti.
Desperate Times, Desperate Measures e il doppio episodio Close to Home, dopo molta attesa e purtroppo troppo tardi, rendono finalmente non prevedibile la sorte dei protagonisti e trovano il modo per fondere l'obiettivo della missione con le vite degli individui.
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Molte scene d'azione, ma poca violenza
A livello visivo The Brave si inserisce senza particolari difficoltà all'interno del genere che ha in Homeland la propria colonna portante e al cui interno possono essere collocati progetti recenti come Six, targato History. La natura generalista dell'emittente per cui è stato prodotto ha forse frenato un po' la produzione nell'affrontare in modo realistico la natura delle situazioni, rimanendo così ancorati a una rappresentazione eroica e in cui la divisione tra buoni e cattivi appare piuttosto netta e priva di quelle sfumature necessarie ad andare oltre gli stereotipi e i pregiudizi legati alla situazione geopolitica che coinvolge ad esempio il Medio Oriente e la Russia. Le sequenze d'azione sono comunque ben curate e in più occasioni, come ad esempio la nona puntata in cui Jaz deve improvvisare pur di completare la propria missione, il lavoro compiuto alla regia e al montaggio appare di livello per creare un'intensità adeguata alla portata dei rischi della missione.
La quantità di violenza e potenziali elementi "forti" è mantenuta sotto i livelli necessari a renderne possibile la messa in onda sul network che ne aveva ordinato la produzione, scelta che però contribuisce ad alimentare quella distanza emotiva tra i personaggi e gli spettatori che penalizzano lo show. The Brave possiede comunque degli spunti di interesse per chi ama l'azione e le storie dei militari, celebrandone il coraggio, la lealtà e la dedizione alla causa in cui credono. La prima stagione, superato il primo blocco di puntate che sembra quasi una fin troppo lunga introduzione all'atmosfera e ai personaggi, riesce a non annoiare mai gli spettatori con un susseguirsi di situazioni e scenari sempre diversi; chi non affronta una serie pensando di "apprendere" nozioni sociali e politiche, potrà quindi godersi la ricostruzione delle missioni in un contesto in cui si preferisce suggerire la drammaticità di alcuni passaggi della trama piuttosto che mostrarli in tutta la loro durezza.
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Conclusione
The Brave, rimanendo sulla superficie degli eventi e dei personaggi, attende forse più del dovuto prima di trovare l'approccio giusto alla storia e l'equilibrio necessario a non mettere in secondo piano il lato umano delle vicende. Seguire le missioni che i protagonisti affrontano regala una buona dose di tensione durante le sequenze d'azione, relegando i sentimenti e l'empatia nei confronti dei protagonisti a una seconda parte della stagione in continuo crescendo fino a un finale davvero "esplosivo" che lascia il dispiacere per le scelte compiute dagli sceneggiatori. Gli attori fanno tutto il possibile con delle interpretazioni non memorabili, ma di buon livello, e la buona qualità tecnica sottolinea gli elementi positivi che avrebbero potuto distinguere la serie, permettendo di ritagliarsi un posto all'interno della programmazione di un network come la NBC. Per apprezzare la serie ci vuole forse qualche episodio più del previsto, tuttavia il progetto merita una chance soprattutto da parte degli amanti del genere, alla ricerca di una storia poco impegnativa nell'approfondimento quasi inesistente delle tematiche, ma visivamente coinvolgente.
Movieplayer.it
3.0/5