The Beast in Me, recensione: una riflessione su menzogne e violenza travestita da thriller psicologico

Claire Danes e Matthew Rhys sono i protagonisti della serie Netflix nata da un'idea di da Gabe Rotter che vede come showrunner il co-creatore di Homeland - Caccia alla spia, Howard Gordon.

Claire Danes e Matthew Rhys in The Beast in Me

"La diffamazione è noiosa". Parola di Aggie Wiggs, scrittrice di best-seller con il volto di Claire Danes protagonista di The Beast in Me. La miniserie Netflix nata da un'idea di Gabe Rotter che vede come showrunner Howard Gordon, co-creatore di Homeland - Caccia alla spia. Una reunion quella tra lo sceneggiatore e l'attrice che pone alte aspettative per uno show che vede tra i produttori Conan O'Brien e Jodie Foster. Nel cast protagonista anche Matthew Rhys nei panni di Nile Jarvis, milionario arricchitosi nel settore immobiliare sul quale pende un'accusa infamante: aver ucciso la moglie ed essersi sbarazzato del corpo.

Come guardare alle cose da un'altra prospettiva

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Claire Danes in una scena di The Beast in Me

Ecco che torniamo alla diffamazione. Jarvis, sempre autoproclamatosi innocente, si è dovuto allontare da New York e trasferirsi fuori città per tenere un profilo basso e far cessare il chiacchiericcio legato al suo nome. Un elemento pessimo per gli affari che vedono la sua famiglia impegnata nella costruzione di un gigantesco complesso abitativo nella Grande Mela osteggiato da una giovane politica a favore di un'edilizia pensata per le fasce meno abbienti. Nel trasferirsi fuori città Jarvis e la nuova moglie, Nina (Brittany Snow), finiscono per diventare i nuovi vicini di Aggie.

Ed è qui che cominciano i guai. La scrittrice, depressa per la morte del figlio piccolo, vive una vita solitaria. Passa le giornate a tentare invano di scrivere un nuovo libro ed è braccata dal senso di colpa e dalla rabbia. L'incontro con il nuovo vicino è tumultuoso, ma è anche la scintilla che riaccende il lei un fuoco da tempo spento. E, man mano che il tempo passa, si crea tra i due un complesso legame suggellato anche dalla decisione di Aggie di scrivere una biografia dell'uomo. Ma dietro quel lavoro apparentemente editoriale si cela anche un'indagine personale della donna decisa a scoprire se Jarvis è innocente o colpevole.

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Matthew Rhys in una scena della serie

Un thriller psicologico che attraverso i suoi protagonisti parla delle maschere che ognuno di noi indossa quotidianamente e della facilità con la quale la verità può essere manipolata per il proprio tornaconto. Se The Beast in Me parte con un passo compassato è anche vero che, nel corso dei suoi otto episodi, il ritmo si fa più sostenuto. Merito di una struttura narrativa in cui gli spettatori sanno di più rispetto ai personaggi e alla scelta di giocare su più piani d'azione che traghettano il racconto verso il climax finale.

Come suggerisce il titolo, la serie parla della nostra parte più violenta e oscura. Quella che cerchiamo di reprimere, ma che racconta molto di chi siamo realmente. La sceneggiatura pone l'accento proprio sulle conseguenze di quello che succede quando decidiamo di "liberarla" o non possiamo fare nulla per fermarla. Ma ciò che la rende interessante è la scelta di cambiare e spostare il punto di vista costringendoci a guardare a una data situazione da una prospettiva differente.

The Beast in Me, tra grandi interpretazioni e riferimenti alla realtà

The Beast In Me Matthew Rhys Clair Danes
Claire Danes e Matthew Rhys in una scena di The Beast in Me

Ma The Beast in Me è anche una storia che affronta il tema del lutto e delle bugie che (ci) raccontiamo per non dover affrontare la realtà o, più semplicemente, noi stessi. Aggie, dalla morte del figlio, non ha più nessun controllo sulla sua vita e sul suo lavoro. Claire Danes ci regala un'interpretazione che molto deve ai silenzi, alle pause e alle espressioni del volto. Attraverso i pochi flashback sul suo passato, la serie ci mostra il cambiamento psicologico e fisico del suo personaggio rimasta schiacciata dal dolore e dalle menzogne che ha eretto attorno a sè per proteggersi.

Difronte a lei il Nile Jarvis di Matthew Rhys. Un uomo ricco di ombre eppure magnetico, altezzoso quanto affascinante, spietato e al tempo stesso capace di slanci di generosità. L'elemento più affascinate della miniserie è proprio la trasformazione del loro rapporto, gli scambi tesi e momenti in cui abbassano vicendevolmente la guardia. Insieme la coppia Danes/Rhyes funziona e il doppio binario parallelo che contraddistingue la loro relazione è ciò che mantiene vivo l'interesse in chi guarda.

The Beast In Me Clair Danes Foto
Una scena della serie

Un'altro punto a favore di The Beast in Me è l'aver inserito anche una linea dedicata alla politica grazie al personaggio di Oliva Benitez. Una leader in ascesa che, come la democratica Alexandria Ocasio-Cortez, guarda agli strati più bassi della popolazione. Quello che rende questa parte del racconto così interessante, però, è legata ai temi di corruzione e compromesso che fanno di The Beast in Me anche una serie calata nel reale. Un'intrattenimento intelligente, sorretto da ottime interpretazioni, che si ritaglia il suo spazio all'interno di un'offerta competitiva nella quale è sempre più indispensabile puntare sulla qualità della scrittura.

Conclusioni

The Beast in Me riunisce Claire Danes e lo showrunner Howard Gordon dopo le 8 stagioni di Homeland. L'attrice interpreta Aggie, scrittrice in crisi devastata dal lutto per la perdita del figlio. Lincontro con Nile Jarvis (Matthew Rhys), ricco imprenditore edilizio accusato di aver ucciso la prima moglie, è la molla che la riaccende e la spinge a tornare a scrivere. Il complesso rapporto tra i due è al centro di un racconto che intreccia thriller psicologico e dramma. La miniserie esplora temi come la manipolazione della verità, il lutto e le maschere che indossiamo quotidianamente, ponendo l'accento sulla nostra parte più oscura. Nonostante un inizio incerto, il ritmo aumenta progressivamente grazie a una narrazione giocata su più linee narrative che si muovono simultaneamente. Ottime le interpretazioni di Danes e Rhys per una serie che guarda anche al presente inserendo riferimenti alla corruzione politica.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Le interpretazioni di Claire Danes e Matthew Rhys
  • Una narrazione giocata su più piani
  • L'introduzione di tematiche legate al reale

Cosa non va

  • Le prime due puntate hanno un andamento compassato
  • Se non amate i thriller con più linee narrative, la serie potrebbe non fare al caso vostro