Il parto. Il momento più delicato, ma anche più denso di aspettative per una futura madre. Su questa fase di limbo, che precede la nascita vera e propria, si concentra il documentario di Claudia Brignone che, dopo aver sperimentato in prima persona ansie, timori e speranze della maternità, ha voluto raccontare la sua esperienza "rivoluzionaria". Tempo d'attesa si concentra, infatti, su Teresa De Pascale, ostetrica veterana che si riunisce con le future mamme nel parco del Bosco di Capodimonte, a Napoli, per ascoltarle e guidarle dolcemente fino al momento del parto.

Il film di Brignone mostra anche la possibilità di un'altra via oltre all'ospedale, raccontando il percorso di un gruppo di donne orientate a sperimentare un parto naturale casalingo. Oltre a dare ampio spazio agli insegnamenti di Teresa De Pascale, che analizza le varie fasi della gestazione con grande serenità e professionalità, Tempo d'attesa dà voce alle future madri mostrando come ogni singola esperienza sia diversa e unica. C'è la 47enne al primo figlio, c'è la madre di tre figli che vuole cancellare l'esperienza traumatica del primo parto vivendo tutto in modo diverso e c'è chi teme che qualcosa vada storto e preferisce affidarsi all'ospedale. Ogni donna cerca la propria via, confessandosi candidamente davanti all'obiettivo della regista, che ritrae ogni storia con sguardo partecipe senza lasciar trapelare pregiudizi nei confronti di nessuna scelta.
Un'altra via è possibile
L'intento di Tempo d'attesa è mostrare come non esista un modo "corretto" di vivere la maternità. Il film racconta un ventaglio di esperienze diverse legate dal fil rouge dell'incontro con Teresa De Pascale, la quale aiuta le donne che si rivolgono a lei a riappropriarsi di un momento "naturale", vivendolo nel modo più lieve e spontaneo possibile. Addirittura, tra i vari interventi in cui viene richiesta la sua professionalità c'è perfino un parto talmente rapido da avvenire sul sedile di un'auto. Le sue parole rassicuranti servono a lenire i timori e ad aiutare le gestanti a trovare dentro di sé la forza di dare alla luce una nuova vita.

Le molteplici voci che vanno a comporre il film mostrano come, nella società moderna, il ruolo della donna sia stato rimesso in discussione. C'è chi ammette candidamente che non pensava di diventare mai madre e chi confessa un aborto volontario in gioventù che le ha segnato la vita. Sono donne sole, donne in carriera, immigrate, madri giovani e madri il cui tempo biologico sta per scadere. Non esiste un modello ideale né una scelta giusta, ma a ogni racconto viene dato il giusto spazio e l'adeguato rispetto. In un film fatto da donne per le donne la regista concede brevemente diritto di parola anche ai futuri padri, il cui ruolo è però nettamente sullo sfondo nella visione di Brignone.

Uno spazio importante viene, invece, riservato agli interventi di Teresa De Pascale nelle case delle partorienti. In un paese come l'Italia in cui la natalità è in netto calo, Tempo d'attesa acquista valore di manifesto mostrando la possibilità di una scelta diversa che permetta alle madri di affermare se stesse e la propria volontà riappropriandosi dell'atto di dar luce una nuova vita senza le pressioni o le angosce del presente.
Conclusioni
La recensione di Tempo d'attesa si concentra sulla capacità del documentario di Claudia Brignone di raccontare l'evoluzione della donna attraverso uno spaccato intimo di un gruppo di donne che provano a riappropriarsi dell'unicità e dell'intimità dell'esperienza del parto grazie all'incontro con l'ostetrica Teresa de Pascale.
Perché ci piace
- La pluralità di voci femminili.
- La pacatezza e professionalità con cui Teresa De Pascale si confronta con le partorienti.
- L'immersione nella natura, in tutti i sensi, grazie all'ambientazione in cui si svolgono gli incontri.
Cosa non va
- La visione ravvicinata di un parto può mettere alla prova alcuni spettatori.