Nel 2028 non si celebreranno solo i 100 anni degli Academy Awards, il premio di cinema più importante ed ambito al mondo, ma sarà anche occasione, come annunciato in questi giorni, per la creazione dell'Oscar al Miglior Stuntman - in originale Achievement in Stunt Design, riconoscendo il talento e l'impegno di chi si occupa delle scene d'azione e non viene quasi mai ricordato.

Non sembra casuale però che accada in questo periodo storico, quando si cerca sempre di più di sensibilizzare sulle maestranze coinvolte nella settima arte e quando c'è sempre più curiosità da parte del pubblico proprio per questa professione, tra l'uscita di C'era una volta... a Hollywood e soprattutto The Fall Guy e le oramai mitiche acrobazie di Tom Cruise che non vuole controfigure.
Due chiacchiere con gli stunt italiani
Abbiamo colto l'occasione per parlare con uno dei fondatori di Top Stunt, una delle più importanti società di stuntman italiane, Bruno Verdirosi e suo figlio, che sta seguendo le orme del padre, al Festival di Spello e dei Borghi Umbri dedicato proprio alle Professioni del Cinema dove hanno dato una dimostrazione delle loro abilità al pubblico in piazza replicando parte dell'iconica scena nel pub del primo Kingsman: Secret Service che vede protagonisti Colin Firth... e un ombrello.

Ci dice il figlio, entusiasta: "Stiamo iniziando uno studio che nel nostro settore forse non è ancora stato fatto. Fino a questo momento esisteva solo il Taurus che ci eravamo auto-inventati in America come sorta di "contentino", ora invece avremo la possibilità di andare agli Oscar! Questa è una sequenza di dieci anni fa quindi ricorre anche l'anniversario. Noi vorremmo replicarla in toto, dentro ad un locale, con le stesse inquadrature e la stessa regia".
Top Stunt: a quali film ha partecipato?
Bruno Verdirosi insieme a Diego Guerra ha fondato una delle più importante aziende italiane del settore, partecipando a moltissimi titoli, un centinaio tra italiani e internazionali, come: Equilibrium, Gangs of New York, The Passion, Rome, 007: Quantum of Solace e No Time To Die, The Tourist, Ocean's Twelve, Squadra antimafia, La caccia, Il Maresciallo Rocca, Diaz, Silk, Zoolander 2, Ben Hur, Stratton, John Wick 2, Fast X.
Di padre in figlio, era destino seguire le orme del genitore? _"Sono cresciuto vedendo papà prendere colpi per lavoro (ride) però da bambino non sai quello che riuscirai a fare davvero. Con gli anni, allenandomi, ho visto che ci riuscivo e allora non mi sono più fermato.

Ci dice Bruno visibilmente orgoglioso: "Mi ha anche superato! Io sono uno stuntman vecchio stampo, con tanta esperienza. Nasco come bodybuilder e ho iniziato la mia carriera perché avevo una struttura fisica particolarmente muscolosa, facevo sempre scene dove ero il boss, il cattivo di turno, il gladiatore. A lui ho consigliato di non arrivare alla mia fisicità perché anche se ero un ginnasta da ragazzo, le mie movenze erano particolari. Lui invece col tipo di fisico che ha può doppiare anche le donne; essere magri ed esili è una risorsa. Io ho fatto l'attore stuntman, il caratterista, infatti mi si vede spesso anche in faccia nei film, mentre lui la maggior parte delle volte fa da controfigura".
Si parte sempre da uno sport per diventare stuntman, ci spiegano, anche la danza, per poi intraprendere quel percorso professionale. Verdirosi Jr. ci racconta: "Ho iniziato dalle arti marziali fin da piccolino e ho sempre giocato a pallone quando come tanti bambini sogni di fare il calciatore da grande (ride). Poi arrivi a 12-13 anni e realizzi che forse preferiresti fare altro, come il cinema. Da lì ho iniziato ad allenarmi più seriamente, papà era già inserito quindi mi ha fatto conoscere l'ambiente e questa è stata sicuramente una fortuna. Per dire, non sono andato a cavallo al maneggio come tutti gli altri, ma da Angelo Ragusa (che purtroppo non c'è più e per papà è stato un fratello) che lavorava nello showbiz e mi dava già consigli pratici a riguardo".
Gli stuntman e l'intelligenza artificiale
Parliamo di un lavoro invisibile spesso non riconosciuto ma che come tutti deve tenersi costantemente aggiornato, come ci racconta Verdirosi Jr: "A noi interessa studiare anche i VFX che prima non esistevano. Molti la vedono come per l'I.A. qualcosa che ci ruberà il lavoro, ma in realtà non accadrà mai, anzi ci potrebbe aiutare per alcuni momenti che sono davvero troppo pericolosi. Il futuro secondo me è mantenere questi due settori e andare avanti di pari passo".
Gli fa eco il padre: "C'è anche la questione di sostituirci nei grandi numeri, una volta coi grandi film c'erano qualcosa come 400-500 stuntman sul set, oggi solamente una decina e il resto si replica digitalmente. Anche se non erano tutti reali nemmeno all'epoca ovviamente, banalmente perché non esistevano tutti quei professionisti".
Professione pericolo
Citando la serie anni '80 da cui ha preso ispirazione David Leitch - anche lui fondatore di un'azienda di stuntman insieme a Chad Stahelski - a proposito di rischio, quanto c'è n'è davvero in questo lavoro? Scherza Verdirosi: "Io rispondo sempre che la vera incoscienza è mandare il proprio figlio a 14 anni fresco di patentino in giro per Roma col motorino (ride)".

Tornando seri, si cerca in tutti i modi di limitarli, soprattutto ora che è stunt coordinator: "Il mio obiettivo è la sicurezza sul set prim'ancora di realizzare scene spettacolari e veritiere. Io sono stato operato nel corso degli anni sette volte alla colonna vertebrale, ho molte problematiche dovute a qualche mio predecessore che non ha fatto con coscienza il proprio lavoro. Purtroppo si usava così: devi fare bella figura, devi far finta che non ti sei fatto male, devi fare la scena perché sennò il regista si stranisce".
Dice il figlio, rattristato: "Purtroppo esistono persone che dopo aver partecipato a solo due film siccome non trovano lavoro si reinventano stunt coordinator ma senza averne le competenze e l'esperienza. Lì gioca anche l'aspetto linguistico che ti permette di 'vendere' qualsiasi cosa. Ecco cosa succede a lavorare con persone che non sanno quello che fanno. L'ignoranza è il pericolo più grande. Se non lo sai, la bottiglia di zucchero in testa per te può essere tanto spaventosa quanto una cavolata. In realtà dipende da come viene data".

Bruno ci racconta un importante traguardo raggiunto in Italia mentre accade anche oltreoceano. "Insieme ad altri stunt italiani quest'anno siamo riusciti finalmente a firmare il primo contratto nazionale quindi per la prima volta nella storia abbiamo una contrattualizzazione e quindi speriamo di riuscire a migliorare tutto il lavoro, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Prima chiunque poteva farlo, ora sono richieste delle condizioni e delle procedure".
Continua facendo un appello che a tutte le produzioni e a tutti i registi: "Verificate chi assumete come stunt coordinator perché ne beneficiamo tutti alla fine. Se non ci sono 20-30 anni di esperienza alle spalle e un nutrito numero di pellicole, può essere pericoloso e soprattutto è una mancanza di rispetto verso il nostro lavoro. Perché, come tutte le professioni, se non c'è la giusta esperienza non si ha la giusta capacità percettiva di calcolare i rischi e di verificare che ciò che stai facendo metta davvero in sicurezza tutti quanti. Può mancare anche il carisma che serve ad affrontare il regista e la produzione e dire 'No questa scena non la possiamo fare così' a rischio di perdere il lavoro. Altrimenti si creano precedenti e compromessi".
Verso gli Oscar 2028
Il film più difficile a cui ha lavorato Top Stunt è stato Quantum of Solace sul Lago di Garda, dove le automobili stunt sfrecciavano a 130/140 km/h sulle strade strettissime di Limone sorpassandosi. Ci sono stati due o tre incidenti molto pericolosi, di cui uno ha coinvolto proprio Verdirosi guardando la morte in faccia. Ma si continua perché c'è la passione, perché dopo qualche settimana "era tutto dimenticato". Neanche a farlo apposta ha ritrovato lo stesso autista greco in No Time to Die qualche anno dopo a Matera e per un attimo ha stretto i denti "ma fa parte del mestiere".

Infine ci dice su The Fall Guy: "Chiaramente è una parodia ma mi ha fatto una bella impressione. Ci ha fatto fare bella figura e ha fatto conoscere il mestiere a molte più persone, ci ha dato un volto. Da tanto desidero anch'io scrivere una cosa del genere, che ci rappresenti, ce l'ho nel cassetto e spero un giorno di poterla mettere in atto" e in coro col figlio chiude: "Intanto puntiamo agli Oscar!"