Per gli appassionati di animazione giapponese, e in particolare per chi ama il genere robotico e fantascientifico, c'è un nome che è impossibile non citare nell'olimpo dei grandi autori che hanno dato forma e struttura, letteralmente, al settore, ovvero Shoji Kawamori.
Artista poliedrico, regista, designer e sceneggiatore, Kawamori ha percorso una carriera costellata di grandissimi successi, mettendo la sua firma su titoli e progetti che sono diventati famosi in tutto il mondo. Ospite d'onore a Lucca Comics & Games grazie a Dynit e Cosmic Group, il regista e designer non si è negato al pubblico, incontrando i suoi fan e la stampa in numerose occasioni, durante le quali ha parlato, con passione, competenza e ironia, della sua incredibile carriera.
Costruzioni e modelli di carta per immaginare nuovi mondi
Figlio di un ingegnere di una casa automobilistica giapponese, Shoji Kawamori è stato attratto fin da piccolo da design e tecnologia, a partire dal prodotto che l'ha stregato: il modello di un'auto sportiva italiana, passione che poi gli è rimasta per il resto della vita.
"Costruivo continuamente modelli con le costruzioni, o con la carta", ha svelato al pubblico, "era il modo migliore per dare forma a quello che immaginavo continuamente". E ha iniziato a lavorare nel mondo dell'animazione giapponese prestissimo, mentre era ancora al liceo.
Gli esordi, difficili, sono stati con piccoli lavori in titoli famosi anche in Italia come General Daimos (Tosho Daimos), per poi arrivare alla casa di produzione Takara e alla celebre linea di robot giocattolo Diaclone, gli antesignani dei più famosi, da noi, Transformers. Da lì in poi è un susseguirsi di incarichi sempre più importanti in produzioni sempre più impegnative, fino al punto di svolta che arriva con un ruolo di rilievo nell'ideazione e nella realizzazione di Macross: Fortezza Super Dimensionale (Cho Jiku Yosai Macross), che sarebbe poi diventato un successo mondiale nella versione rimaneggiata (malamente) dall'americana Harmony Gold con il titolo Robotech.
Giganti mitologici, cavalieri medievali e il cilco della vita
Molte delle domande che sono state rivolte al regista dal pubblico hanno riguardato le fonti di ispirazione delle sue opere più famose. Parlando dell'anime di culto Escaflowne, ad esempio, Kawamori ha rivelato che l'idea originale gli è venuta durante un viaggio in Nepal, immerso in studi sulla manipolazione ascetica del corpo e della cultura, profondamente spirituale, di quelle popolazioni. In particolare, durante il canto rituale di un'anziana, illuminata dalle candele, Kawamori ha pensato a cosa sarebbe successo se un robot ispirato a un cavaliere medievale fosse apparso in quel frangente.
Un altro dei suoi titoli più famosi, invece, Aquarion (Sousei no Aquarion), nasce dalla volontà di raccontare di come persone diverse, con capacità diverse, possano unirsi per un obiettivo comune, mentre il particolarissimo design del robot protagonista è, per modo di dire, la "vendetta" di Kawamori nei confronti del famosissimo Getter Robot, anime che seguiva da bambino e di cui, a quello che ha raccontato sorridendo, non è mai riuscito a replicare i modellini delle tre astronavi che si combinavano per dare forma all'eroico robot.
Per Arjuna, la ragazza terra (Earth Girl Arjuna), probabilmente la sua opera più legata a temi ambientalistici e spirituali, è stato realizzato dopo un viaggio in Borneo, dove il regista è rimasto particolarmente colpito dal profondo legame di quel popolo con la terra, dalla consapevolezza che i nostri stessi corpi sono composti e trasformati da ciò che ingeriamo, facendoci diventare parte integrante dell'infinito ciclo della vita.
Arte, tecnica e design
Il talento poliedrico di Shoji Kawamori non si esprime solo attraverso la direzione o la scrittura delle serie animate più famose. I suoi mecha design sono conosciuti e apprezzati da tutti gli appassionati del genere, e hanno fatto la fortuna di diversi produttori di modellini e giocattoli di innumerevoli brand, e in particolare con gli iconici caccia trasformabili Valkyrie, emblema della serie Macross. Una bella soddisfazione, per il giovane Kawamori che si sentì dire da un produttore che un modello di aereo trasformabile non avrebbe venduto mai.
Così come, ha confessato, è una grande soddisfazione poter condividere le sue esperienze durante i numerosi incontri che svolge con studenti di design e ingegneria, durante i quali può parlare non solo dei suoi lavori nel mondo dell'animazione, ma anche dei progetti che ha seguito nella vita reale. Come il design del cagnolino robot Aibo, della Sony, il modello di un braccio robotico attualmente in uso e, infine, un'esperienza immersiva in realtà virtuale che sarà realizzato per il prossimo Expo di Osaka.
Quando infine gli chiedono che tipo di consigli condivide con i giovani aspiranti design la sua risposta è, al tempo stesso, spiazzante e geniale: "Io consiglio sempre di arrampicarsi su un albero. Arrampicatevi, sentite il contatto con la natura e, soprattutto, cambiate il vostro punto di vista. Guardare il mondo dall'alto vi farà capire come il pilota di un robot vede il mondo, e dopo tutto sarà più facile. Fate solo attenzione a non cadere!".