Finalmente in chiaro, sbarca su Italia 1 dal 16 giugno la seconda stagione del cult Sherlock, quella che secondo alcuni - compreso chi scrive - è a oggi la migliore. Dietro a questo sensazionale adattamento contemporaneo dell'opera letteraria doyliana incentrato sul brillante consulente detective ci sono due autentici fan come Mark Gatiss e Steven Moffat. I due hanno trascorso ore e ore - in treno, a telefono, a casa di uno o dell'altro - a discutere del loro idolo con il deerstalker, finché il capriccio di farne una serie è diventato una realtà.
Steven Moffat, proficuo scrittore scozzese che ha ereditato da Russell T. Davies la direzione di Doctor Who, è stato da poco ospite del 54° Festival della Tv di Monte-Carlo. Al nostro quinto o sesto incontro appare chiaro a chi scrive che il bardo, sfuggente e quasi mefistofelico, è schivo e un po' imbroglione quando si tratta di elargire anticipazioni, quanto inarrestabile se sente di poter parlare liberamente della sua passione: la creatura letteraria di Sir Arthur Conan Doyle.
Sherlock Holmes è un modello per gli altri detective: ritieni che fosse un rischio riesumarlo? Eravamo così eccitati all'eventualità di riportare sul piccolo schermo il personaggio che ne abbiamo parlato estensivamente e infinitamente fino a farlo davvero; questo perché eravamo noi stessi, Mark Gatiss e io, fan esagitati di Holmes.
Perché Sherlock è così popolare? Perché l'alchimia che c'è tra Benedict Cumberbatch e Martin Freeman si riflette sui loro personaggi e sulla scrittura. E perché gli spettatori muoiono dalla voglia di sapere cosa succede ai protagonisti, tanto che le riprese in esterni sono sempre assediate dai curiosi: a quel punto possiamo solo affidarci all'intelligenza dei fan e confidare che mantengano il segreto su quello che vedono. Altrimenti le mie maledizioni ricadranno su di loro e sui loro figli!
Basandovi sull'esperienza di Sherlock e di altri vostri successi, cosa serve per mettere insieme una successo? NOI. ...È troppo bello, almeno una volta nella vita, usare questa come risposta. Seriamente, è impossibile non notare che la popolarità di Sherlock ha annientato ogni mia certezza circa il fatto che per avere successo devi essere maturo, organizzato e capace di intuire i gusti del pubblico. Quello che serve davvero è seguire l'entusiasmo. Non esiste un modo per fare televisione che sia cinico e di successo insieme, e non è detto che una cosa da me amata lo sia anche dal pubblico.
Ogni episodio è meglio del precedente, senti la pressione di fare sempre meglio? Dopo la prima stagione molto si aspettavano che questa ci avrebbe sopraffatto invece non è così: come si fa a essere sotto pressione quando si scrive qualcosa che ti piace e che conosci molto bene? La tensione c'è quando quello che scrivi si rivela un fallimento: è orribile scrivere qualcosa che sai che la gente odia già, lo so perché ci sono già passato.
Parliamo della seconda stagione. L'antagonista è Moriarty, ma è centrale solo nel terzo episodio, il primo è incentrato su Irene Adler e la seconda sul... cane. Che altro c'è da dire?
L'amicizia tra Sherlock e John potrebbe mai diventare più romantica, come auspicano molti spettatori? Watson ha sempre dato la caccia alle donne, mentre Holmes è sempre stato del tutto indifferente a qualsiasi cosa riguardasse amore e sesso. Più chiaro di così.
Ci sono varie serie ispirate a Sherlock Holmes come Dr House, tanto che la finale di stagione due e la series finale del medical sembrano citarsi a vicenda... Davvero? Forse ci è sfuggito, comunque abbiamo tenuto in considerazione ogni film e serie che traeva spunto dal personaggio; siamo stati influenzati dalla Vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder che è una commedia ed è un film bellissimo dal quale abbiamo preso in prestito l'intera struttura per Scandalo a Belgravia. È pezzo per pezzo preso da lì fino al momento in cui Mycroft spiega cosa sta succedendo.
Quanto vorreste andare avanti? Doyle continuò per decenni... Finché non ci portano via di peso! Ho il vago sospetto che non dipenda da noi. Sarebbe bello andare avanti, il bello per tutti è che lo è per noi come per il pubblico. Sono solo tre episodi a stagione per cui non prende tanto tempo come Doctor Who o altri progetti: puoi fare altre cose e poi tornare a occuparti di questo tesoro. Se dipendesse da Mark e da me continueremmo almeno fino a quando Sherlock sarà un uomo di mezza età.