Il primo film di finzione dei gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio, Sette opere di misericordia, affronta la prova del fuoco locarnese. Il lavoro dei De Serio è l'unico rappresentante italiano presente nel concorso internazionale e in esso sono riposte le speranze del pubblico nostrano. Opera di nicchia, difficile e in certo qual modo disturbante, soprattutto per per il modo in cui rappresenta l'universo degli immigrati dell'est europeo, Sette opere di misericordia si fregia dell'ottima interpretazione di Roberto Herlitzka, uno dei più grandi attori del panorama nazionale, e della semiesordiente rumena Olimpia Melinte, capace di tener testa al suo compagno di set con sorprendente intensità. Non sappiamo quale impatto avrà il film sulla giuria, ma Sette opere di misericordia ha già vinto la sua prima battaglia trovando una distribuzione con Luciano Sovena nonostante la sua natura anticommerciale.
Da dove è nata l'idea per il film?
Massimiliano De Serio: La storia è nata negli ultimi mesi di vita di nostro nonno che si chiamava Antonio. Noi l'abbiamo assistito in ospedale per molto tempo e in quel periodo abbiamo deciso di creare questo personaggio radicalizzando la presenza delle numerose giovani badanti che vedevamo nel personaggio di Luminita. Quello che abbiamo tentato di fare è stato universalizzare questa figura attraverso la stilizzazione per non fermarsi al particolare.
##Quresta scelta di scandire il film con le sette opere di misericordia creando una sorta di minicapitoli interni all'opera risulta a tratti incongruente. Ci potete spiegare la vostra scelta?## Massimiliano De Serio: Il film si basa su un'ironia drammaturgica di fondo. Ciò che viene annunciato nei titoli in cui il film si suddivide sono le sette opere di misericordia previste dalla chiesa cattolica. Ai precetti corrisponde tutt'altro, per esempio "alloggiare i pellegrini", in realtà, è un appropriarsi della casa di un anziano malato da parte della protagonista. Quest'ironia piano piano ai affievolisce e scompare negli ultimi due capitoli: 'vestire gli ignudi' e 'seppellire i morti'. L'incongruenza diventa sempre meno evidente per poi scomparire.A un certo punto del film c'è uno sguardo in macchina del ragazzino moldavo amico di Luminita. Quale è il significato di questa interpellazione allo spettatore?
Gianluca De Serio: Il ragazzino in quel momento si prende carico del tema del film ed è l'unico che incarna un sentimento puro. E' il solo che si sacrifica, attraverso il contatto col corpo di questo ragazzo si realizza la redenzione di Luminita, infatti quando lei lo incontra dopo essere fuggita lui porta in volto i segni della violenza subita per proteggerla. Il suo sguardo in macchina, inoltre, anticipa gli altri due sguardi di Luminita e dell'anziano protagonista che verranno dopo.
Voi siete noti in tutto il mondo, ma in Italia vi conoscono in pochi. Nel nostro paese c'è un problema culturale ed è molto difficile emergere se si producono opere di un certo tipo. Come pensate che verrà accolto il vostro nuovo film?
Massimiliano De Serio: Lo sviluppo del film è durato quasi quanto le opere. Non sette anni, ma cinque. Con la crisi i problemi produttivi si sono acuiti. La nostra fortuna è stata essere prodotti da un giovane coraggioso come Alessandro Borelli in collaborazione con partner importanti come la Film Commission Piemonte, con Eurimages e con una co-produzione rumena. Questo film dimostra come le idee riescano a concretizzarsi anche con budget molto bassi. Possiamo già annunciare che il film uscirà a dicembre distribuito da Luciano Sovena. Per noi questa è la prima esperienza con così tante persone sul set e possiamo definire il nostro lavoro un film collettivo nel senso letterale del termine.
##Fondamentale è anche l'apporto degli attori. Come avete vissuto questa esperienza con i De Serio?## Roberto Herlitzka: Io ho ricevuto la sceneggiatura, mi è piaciuta e ho detto di si. Ho trovato due registi che hanno l'aspirazione a fare arte, una parola che oggi sembra proibita, e siccome anche io ho la stessa aspirazione ci siamo trovati bene. Io ho visto il film stamattina e mi è piaciuto molto. Non so quanto pubblico lo capirà o lo vedrà perché oggi i gusti sono altri, ma va bene così perché è un lavoro molto particolare.Olimpia Melinte: Per me è il secondo film e lavorare fuori dalla Romania, con una troupe italiana, con una storia così bella è stato incredibile. Recitare è utilizzare il proprio corpo per esprimere dei sentimenti e ho trovato quest'esperienza lavorativa totalizzante.
Massimiliano De Serio: Per trovare la nostra protagonista abbiamo fatto un lungo viaggio in Romania, abbiamo visitato molte scuole e abbiamo incontrato più di trecento attrici bravissime. Molte di loro erano alle prime armi e tantissime stavano ancora studiando. Il casting è stato molto particolare perché davamo a ogni candidata un'ora a disposizione. Abbiamo scelto Olimpia solo tre giorni prima dell'inizio delle riprese.
Olimpia Melinte: Avevo saputo del casting via internet e desideravo tanto partecipare al film perciò mi sono presentata al provino triste, dimessa. Ho cercato di dare tutta me stessa e alla fine mi hanno scelto.
Gianluca De Serio: Infatti all'inizio eravamo indecisi perché Olimpia ci sembrava troppo Luminita (il suo personaggio). Aveva applicato troppo a fondo il Metodo Stanislavskij.Roberto, il tuo personaggio parla poco però pensa molto. Come attore cosa ti passava per la testa durante le riprese?
Roberto Herlitzka: Non è che pensassi propriamente. Cercavo di sentire delle emozioni perché solo sentendo si riesce a calarsi in una situazione. Quando si recita a teatro è lo stesso però si usano le parole. Qui le parole non ci sono e questa cosa nel cinema aiuta perché alle parole si sostituisce l'espressione.