Sanremo 2025, il trionfo del “normalizzatore” Carlo Conti che batte persino Amadeus

Ascolti stellari per le prime due serate del Festival, rimasto in piedi anche dopo l'addio di chi si pensava insuperabile.

Carlo Conti conduce Sanremo 2025 su Rai1

Il plotone d'esecuzione era già posizionato, con chissà quanti nostalgici pronti a rimpiangere Amadeus e il suo trionfale quinquennio, ma Carlo Conti li ha guardati, sorridendo beffardo, e obbligati a deporre le armi. Perché il 75esimo Festival di Sanremo, il 4° diretto dal conduttore toscano, si sta rivelando trionfale. Almeno negli ascolti.

Il trionfo Auditel di Carlo Conti

Cristiano Malgioglio Sanremo 2025

Perché se a tutti sembrava impossibile far meglio dell'ultimo Amadeus dei record, Rai in testa, Conti ha spiazzato. Il 65,3% di share con 12 milioni 600 mila spettatori al debutto martedì sera e il 64,5% di share con 11 milioni e 700 mila spettatori mercoledì sera. Pur 'giocando' contro Juventus-Psv e Feyenoord-Milan, spareggi di Champions League andati in onda su Sky, Re Carlo ha sconfitto il predecessore in entrambe le serate. 2 milioni in più di telespettatori l'11 febbraio 2025 rispetto all'ultimo Amadeus e quasi 1 milione e mezzo in più il 12 febbraio.

Il calo previsto, fisiologico, dato per scontato, non solo non si è verificato ma è anzi andato incontro ad un'imprevedibile crescita, a dimostrazione di come la kermesse canora sia ormai diventata una manna televisiva per il servizio pubblico, l'evento tra gli eventi, paragonabile solo ad una finale mondiale e/o europea con l'Italia con campo.

Carlo Conti e Amadeus, stili diversi ed uguale successo

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Sanremo: Amadeus e Fiorello

Due serate egualmente di successo seppur diverse, quelle condotte da Carlo Conti in questo suo primo ritorno all'Ariston. Martedì sera Conti è stato algido, robotico, un cyborg che è avanzato come un caterpillar sulla scaletta. Dovendo presentare ben 29 big Conti non ha lasciato spazio all'intrattenimento, all'estemporaneo, al divertimento, alle chiacchiere in eccesso. Ha badato al sodo e al voler condurre la nave in porto senza rischiare naufragi di alcun tipo. Gerry Scotti e Antonella Clerici, co-conduttori, sono apparsi come 'vallette' al suo fianco, con i social subito pronti a rimpiangere la leggerezza di Amadeus, la sua indiscussa capacità nell'improvvisare, la voglia di divertire divertendosi senza pensare a scalette e ad orari notturni esageratamente estremi da evitare. Ma era chiaro che con così tanti cantanti in gara non ci fosse spazio per 'altro', puntualmente arrivato con la serata di mercoledì.

Dovendo presentare 'solo' 15 big, e non 29, ai quali aggiungere quattro giovani, Conti ha immediatamente allentato le redini, grazie anche al genio comico di Nino Frassica e a Cristiano Malgioglio, scheggia impazzita tra strafalcioni lessicali e sgargianti abiti. La 2a serata di Sanremo 2025 è immediatamente apparsa meno ingessata e più sciolta, se solo non fosse per le infinite promozioni di fiction Rai e film 01 che puntualmente appesantiscono la messa in onda, con Re Carlo chiaramente mai fuori fuoco, sempre pienamente centrato nell'evitare polemiche di alcun tipo, slanci eventualmente politici e volgarità varie. Perché questa è la cifra stilistica di Carlo Conti, da sempre, uomo tutto d'un pezzo che conduce Sanremo come conduce Tale e Quale Show così come conduce I migliori anni così come conduce Tim Summer Hits così come conduce Lo Zecchino d'Oro. E potremmo andare avanti all'infinito. Qualsiasi cosa faccia questo è Carlo Conti.

Nella serata di ieri Francesca Michielin è scoppiata a piangere, all'improvviso, dopo aver cantato. Conti le si è avvicinato provando a consolarla con quasi inesistente coinvolgimento emotivo. Qualcosa di simile avvenne nel 2023, quando Madame si sciolse in lacrime al termine della propria esibizione. Si era scritto tanto dell'artista, indagata per falsi green pass durante il periodo Covid, tanto da portare molti a chiederne la sua esclusione. Amadeus la abbracciò stretta a sé, sussurrandole parole dolci all'orecchio. Una differente empatia tra due conduttori che sono profondamente diversi, da sempre, ma ugualmente vincenti, amati dal pubblico generalista e in grado di condurre dei Festival di enorme successo.

Due anni di "passaggio" aspettando Stefano De Martino?

Chiedere a Carlo Conti di essere Amadeus è insensato, così come sarebbe illogico il contrario. Fu proprio Conti, nel 2015, ad accompagnare il Festival verso una nuova era, lanciando giovani come Francesco Gabbani, Mahmood, Ermal Meta, Irama, Enrico Nigiotti, Rocco Hunt, Elodie, Michele Bravi. Poi c'è stato il tutt'altro che secondario biennio di Claudio Baglioni, con la decisiva vittoria di Mahmood nel 2019 a sparigliare le carte e a svecchiare l'Ariston, fino al lustro di Amadeus che ha teso le mani verso cantanti più sconosciuti e indipendenti, ampliando i generi musicali e la potenziale platea televisiva, riportando i giovanissimi davanti alla tv e i super big in gara, trasformando Sanremo in imprescindibile evento come era ai tempi del Baudo anni '90.

Perso Amadeus, planato su Nove, c'era bisogno di un passaggio di consegne sicuro, in grado di garantire una certa continuità, in attesa di un doveroso nuovo ciclo che nel 2027 molto probabilmente verrà affidato al lanciatissimo Stefano De Martino. E nell'attesa chi chiamare se non Carlo Conti, da 40 anni in Rai (ViboStar, 1985, Rai3), metronomo televisivo allergico a polemiche e invettive, perfetto gestore in salsa democristiana, buonista, robotico ed educato padrone di casa?