Una missione in solitaria nello spazio, il ritorno sulla Terra e una gravidanza incomprensibile. La vita dell'astronauta Molly Woods, alias Halle Berry, basterebbe e avanzerebbe anche per farci accostare con curiosità a Extant, la serie CBS, prodotta da Steven Spielberg, in arrivo su Rai Tre Giovedì 18 settembre e presentata al Roma Fiction Fest. A questa, però, si aggiungono la presenza di uno scienziato esperto di intelligenze artificiali, il marito di Molly, interpretato da Goran Visnjic, e un bambino, figlio della coppia, che non è esattamente come tutti gli altri.
Dramma familiare e riflessioni morali sul peso della tecnologia nelle nostre esistenze si intrecciano, quindi, in una serie sci-fi partita col botto in patria, anche grazie al traino di un volto notissimo di Hollywood come la Berry, al suo debutto sul piccolo schermo. In televisione, invece, ha già fatto sfracelli, Goran Višnjić, volto amatissimo di E.R. - Medici in prima linea dove per circa 9 stagioni ha vestito i panni del dottor Kovač. Meglio il camice del policlinico universitario di Chicago o quello dell'esperto di robotica? L'attore croato naturalmente non esprime alcuna preferenza, anche se dice di avere solo ricordi bellissimi della sua prima esperienza di successo in televisione. "Ho passato su quel set otto anni della mia vita, amo quel periodo e non c'è nulla di cui essere contrariati al riguardo, mi fa piacere parlarne".
La vita nel futuro
Innamorato della fantascienza, appassionato lettore di Asimov e Clarke, Višnjić ha colto al volo l'occasione di figurare in una serie televisiva che propone diverse tematiche interessanti, non ultima quella dell'abuso delle nuove tecnologie. "Se chiedete a me quale sia il cuore di questa storia, vi dico che è sicuramente questo. Bisogna sempre mantenere un certo equilibrio quando si parla di messaggi da dare al pubblico, soprattutto non dobbiamo mai dimenticare che stiamo sempre parlando di un prodotto di intrattenimento - spiega -, tuttavia l'uso sbagliato e smodato della tecnologia mi sembra un argomento centrale in Extant. La serie è ambientata nel futuro, ma in una società distopica, ci riconosciamo in quello che si vede, tranne quando vediamo il personaggio di Ethan. Esso ci permette di parlare di certi problemi, delle esagerazioni legate all'abuso della tecnologia, questo lo si vedrà meglio nella seconda stagione quando sarà più evidente il discorso relativo all'uso militare dei robot. Credo che la genialità di Spielberg sia proprio nell'aver reso più digeribili delle tematiche molto complesse. Lui è stato il primo ad aver rivoluzionato i cardini della fantascienza, ad esempio il rapporto con gli alieni. Extant è una produzione piuttosto complessa, ma è stata progettata così fin dall'inizio, era chiaro che la CBS non si sarebbe accontentata di una semplice serie fantascientifica".
Quanto al giudizio personale sulla questione uomini vs. tecnologia, Višnjić non si sbilancia. "Non so dove andrà il mondo, probabilmente tra dieci anni potrà succedere veramente quello che si vede nella serie, ma sono un ottimista e penso che gli esseri umani sono sempre alla ricerca del progresso - racconta -. Duecento anni fa c'era ancora la schiavitù e poi è stata sconfitta. Se ci sarà bisogno di confrontarsi con l'intelligenza artificiale, lo faremo. Non vorrei sembrare banale ma la tecnologia può avere usi diversi, dipende da noi capire consa ne sarà. Dobbiamo sviluppare un sistema giuridico in grado di sostenere queste nuove istanze".
Il fascino di una storia sopra le righe
Con Halle Berry come partner e Steven Spielberg alla produzione, sembra francamente impossibile non aderire ad un progetto del genere e lo racconta senza troppi giri di parole. "Erano garanzia di successo. Non solo, ma aver lavorato in maniera diversa dalle altre serie, girando subito tutti e tredici gli episodi, ci ha permesso di vivere la stessa emozione del girare un film, è stato molto bello". Quasi quanto lavorare con la Berry. "Halle è davvero straordinaria. La prima volta che l'ho incontrata è stato il giorno del provino a cui mi sono presentato con mezz'ora di ritardo. Ero disperato, temevo che non avrei mai ottenuto la parte, ma lei mi è venuta incontro ed è stata molto dolce, mi ha rassicurato. Non lo dimenticherò mai. Ma è stato tutto meraviglioso, compresa la possibilità di lavorare a Los Angeles dove risiede la mia famiglia".
Un attore serio, ma non troppo
A dispetto del fisico imponente (1,93 di altezza), Višnjić ha un animo comico che al momento non riesce a proprio ad esternarsi, almeno nel piccolo schermo. "In America mi vedono come un attore serio, non mi hanno mai proposto nulla di diverso da ruoli drammatici, eppure nella mia carriera la commedia è stata fondamentale ed è legata agli esordi teatrali in Croazia - dice -. Uno dei miei sogni è di portare in scena Rosencrantz e Guildenstern sono morti, forse perché ho sempre fatto Amleto e vorrei qualcosa di diverso. Comunque non credo che mi vedrete mai in una serie come Friends". Se succederà vorrà dire che avrà trovato il progetto della vita. "Ciò che mi spinge ad accettare un progetto è la bellezza di una sceneggiatura e la possibilità di lavorare con professionisti che stimo".
Cresciuto sulle tavole di un palcoscenico, che ha calcato dall'età di nove anni, l'attore croato bacchetta l'invadenza dei social. "Il teatro ti dà qualcosa di diverso e nessuna reazione dei social, per quanto in tempo reale, potrà mai sostituire la spontaneità del pubblico - asserisce -. Su Twitter e Facebook tutto controllato e strutturato, si scrivono dei commenti con la precisa volontà di far bella figura". A novembre lo vedremo nel cast del film Il mio amico Nanuk, in cui un bambino, con l'aiuto di un inuit, cerca di riportare il cucciolo di un orso polare dalla madre, ad ulteriore riprova della versatilità di un attore che ha dovuto combattere molto per sfuggire dagli stereotipi legati alla sua nazionalità. "In America si tende a mescolare tutto, se sei nato in Croazia, allora sei russo, si ignorano delle differenze sostanziali insomma. Nella mia carriera ho dovuto lottare per evitare di essere inquadrato nel cliché dello slavo, ho perso molti lavori e molti soldi per questo, ma sento di aver fatto la scelta giusta. E dopo quindici anni mi hanno fatto interpretare per la prima volta il ruolo di un cittadino americano".