Il Festival di Roma, quest'anno, ha voluto dedicare una retrospettiva al cinema inglese dal titolo Punk & Patriots: come lo stesso titolo fa capire, si tratta di una selezione di film che mostrano da un lato l'anima più tradizionalista della cinematografia britannica, quella legata alla monarchia, e dall'altro quella più ribelle e sovversiva, che dagli anni '70 ha scosso nel profondo tutta la società inglese. Nell'ambito di questa selezione, si è svolto un interessante incontro con due dei protagonisti di quella cinematografia, il regista Terence Davies (di cui è atteso il nuovo The Deep Blue Sea) e il musicista Michael Nyman, autore dello score di molti dei film di Peter Greenaway, ma anche di opere di grande successo come Lezioni di piano e Gattaca - La porta dell'universo. I due, insieme a Hanif Kureishi, Tilda Swinton, David Hare e Joanna Hogg hanno selezionato personalmente i dodici film che compongono la rassegna, curata dal critico del quotidiano Independent Jonathan Romney.
"In realtà non mi sento proprio un curatore di sezione", ha esordito Romney, moderatore dell'incontro. "I curatori in realtà sono proprio loro, che hanno scelto i film. 'Punk and Patriots' non va vista come un'opposizione: è più un confronto tra tradizione e dissidenza, entrambe presenti nel cinema britannico del passato e del presente. Davies e Nyman hanno in comune il fatto di dare una grande importanza alla musica nel cinema, e inoltre l'esser stati protagonisti del cinema inglese degli anni '80: una stagione di conformismo, in cui però il cinema sapeva offrire anche film diversi, che portavano a interrogarsi sulla società del tempo".
Secondo voi quel periodo, quello degli anni '80, era più "avventuroso" di quello attuale?
Terence Davies: Sì, artisticamente era un'epoca molto stimolante. Nonostante le ristrettezze finanziare in cui si era costretti a lavorare, molti registi portavano avanti progetti interessanti.
Michael Nyman: Io non ritengo di far parte del cinema allo stesso modo di Terence, facevo parte più in generale dell'avanguardia artistica del periodo. Mentre un regista può andare in giro a proporre un progetto ai produttori, lo stesso non può fare un autore di colonne sonore, che è invece un "dipendente". Questo però ci dà un maggior potere: mentre a un regista può capitare di ipotecarsi la casa per portare avanti un progetto a cui crede, questo non può succedere a noi.
Terence Davies: A me non è capitato di dover perdere la casa, ma di accedere a un mutuo sì. Lavorare nel cinema mi spinge a questo: in genere, nella vita, sono un tipo tradizionalista, ma nel mio lavoro a volte mi piace anche rischiare.
Nyman, cosa pensa, in generale, del rapporto tra musica e cinema? Il suo stile è particolare, si può dire che la sua attività di musicista è quasi un'attività a sé stante, indipendente dal cinema. Michael Nyman: Sì, ho un po' il mio stile che torna spesso nelle mie composizioni, anche se devo dire che stranamente sono sei anni che non mi capita di scrivere più colonne sonore per il cinema. La spiegazione forse sta proprio nella riconoscibilità delle cose che faccio, che mal si adatta al nuovo tradizionalismo che c'è oggi: oggi la scena è dominata da un compositore con un nome francese che scrive gran parte delle colonne sonore. Sono lavori molto professionali, ma che si somigliano tutti.
Davies, molti registi non vogliono la musica in primo piano nei loro film. E' questa la strada che ha seguito lei in The Deep Blue Sea? Terence Davies: Per il film, ho riutilizzato brani già noti e che in qualche modo facevano parte di me. E' la musica che fa parte di me. Io sono cresciuto con i musical e con i film sentimentali che avevano musiche di grande respiro; tuttavia, mi sono davvero reso conto dell'importanza della musica nel cinema con Psycho di Alfred Hitchcock, che senza quella colonna sonora non sarebbe stato lo stesso film. Difficilmente, oggi, si vedono compositori che hanno uno spiccato senso della personalità, ma devo dire che uno ne esiste ancora, ed è italiano: si tratta del maestro Ennio Morricone.Nyman, c'è stato un momento particolare che le ha indicato l'importanza della musica nel cinema? Michael Nyman: La prima volta che ho controllato il nome del compositore di una colonna sonora risale a prima del mio effettivo interesse per la musica: è stato con il film Where No Vultures Fly, e il compositore era Alan Rawsthorne. Ero un bambino, avevo solo sette anni, ma lì mi sono reso conto della potenza e dell'importanza della musica.
Cosa c'è in comune, tra di voi? Michael Nyman: Forse l'importanza che per entrambi hanno avuto gli Ealing Studios, evidente anche nelle scelte che abbiamo fatto per questa retrospettiva: io ho scelto Piccoli Detectives, film che vidi a sette anni, quando ancora non conoscevo, ovviamente, né gli Ealing Studios né il regista Charles Crichton, che in seguito ha diretto molti altri film tra cui Un pesce di nome Wanda.Terence Davies: Il film che ho scelto io, La signora omicidi, l'ho visto invece quando avevo undici anni: mi rimase subito impressa la colonna sonora, lo ritengo un film straordinario non solo per l'epoca. Quella delle scarpette rosse resta una grande sequenza, come oggi non se ne fanno più: oggi invece, purtroppo, abbiamo cose come Il cigno nero.