Ospite decisamente atipica per un Festival del cinema, a Locarno arriva Rita Pavone, icona della pappa col pomodoro e di un'epoca felice e spensierata della musica e del cinema italiano. Non dimentichiamo, però, che il festival svizzero si distingue spesso dalle altre manifestazioni per guizzi di fantasia e, vista la passione locale per il connubio tra musica e cinema, già un paio di anni fa aveva ospitato Gianni Morandi che, con la sua chitarra, aveva fatto cantare Piazza Grande.
La Pavone è al festival in veste di ospite speciale legata alla retrospettiva Titanus, storica casa di produzione della dinastia Lombardo nel cui seno sono emersi autori come Zurlini, fellini, Visconti, Lattuada e anche Lina Wertmüller, che ha diretto Rita in Non stuzzicate la zanzara, musicarello del 1967 costruito ad hoc su di lei.
Nel film la Pavone ha avuto la possibilità di condividere la scena con Giancarlo Giannini, anche lui in arrivo a Locarno nei prossimi giorni, Romolo Valli e Giulietta Masina. "Lina Wertmuller era autrice di Studio Uno" racconta la Pavone. "Lei e Antonello Falqui volevano portare in Italia il format americano dei programmi musicali per adolescenti. Mi videro durante un'esibizione e mi chiamarono nella pensione che dividevo con Gianni Morandi per propormi Studio Uno. All'epoca era lo show più famoso di tutti, condotto da Mina e ricco di ospiti importanti. Quello con Lina è stato un incontro fondamentale perché è stata lei a chiedere ala Rai di fare Gian Burrasca con me. Secondo Lina nessun ragazzino sarebbe stato migliore di me nel ruolo di Gian Burrasca. Io volevo che gian Burrasca diventasse un personaggio realistico, non una macchietta, perciò ho studiato i miei tre fratelli e il loro comportamento. Dopo è stato difficile perdere questi vizi. All'epoca avevo un grande problema, parlavo velocemente a causa della mia timidezza. Lina è riuscita a guidarmi e mi ha aiutato a correggermi tanto da farmi riuscire a fare anche teatro con successo".
'Quando Elvis Presley mi ha riconosciuto'
La popolarità di Rita Pavone deriva da una carriera durata cinquant'anni e piena di soddisfazioni. Umberto Eco ha scritto della Rita Pavone nel suo celebre saggio Apocalittici e integrati, Elvis Presley era un suo fan. La Pavone rievoca questo incredibile incontro spiegando che "una carriera lunga più di cinquant'anni mi ha permesso di viaggiare e incontrare personaggi talmente straordinari che prima li potevo solo sognare. L'incontro con Elvis Presley è stato straordinario. Ho inciso tre dischi con un produttore americano e durante una sessione discografica a Nashville ho captato una frase apprendendo che Elvis sarebbe venuto a incidere nel mio stesso studio a mezzanotte. Anche se non parlavo inglese, ho chiesto di conoscerlo. Avevo solo 19 anni e ho finto di mettermi a piangere per impietosire i produttori. Allora hanno deciso di aiutarmi. A mezzanotte, preceduto dalla band, dagli assistenti e dall'avvocato, è arrivato Elvis. Era di una bellezza strabiliante. Mi vede, mi riconosce, perché ero stata ospite dell'Ed Sullivan Show, e viene da me. Mi ha firmato un suo poster che conservo ancora come una reliquia".
Non solo la musica, ma anche il cinema ha regalato alla Pavone incontri straordinari. "Oltre a lavorare con Giannini, che era davvero un bel ragazzo, quando ho interpretato Little Rita nel far West ho avuto la possibilità di conoscere e baciare Terence Hill. Non è cosa da tutti i giorni". Ma come è cominciata questa fortunata carriera? La Pavone rievoca gli esordi partendo dall'infanzia. "I miei genitori mi raccontano che a due anni cantavo una canzone messicana ed era difficile farmi smettere. Da piccola amavo i film di Busby Berkeley e i musical di Esther Williams. Sognavo di fare la cantante, ma anche di prendere spunto da questi grandi personaggi. Allora, dopo essermi scritta a una scuola di canto, partecipai a uno spettacolo a Torino in cui avevo due ruoli. L'impatto col pubblico fu talmente bello e scioccante da farmi venire la febbre per una settimana".
Sulla cresta dell'onda tra alti e bassi
Dopo il boom degli anni '60 con la comparsa sulla scena musica del cantautorato e delle opere impegnate, molti interpreti puri entrano in crisi. La Pavone racconta quel periodo poco felice spiegando: "Per me negli anni '70 la situazione artistica italiana è peggiorata. E' cambiata la situazione politica e sono apparsi i cantautori politicamente impegnati. Io e Gianni Morandi abbiamo pagato il fatto di essere cantanti puri e di cantare canzoni d'amore, disimpegnate. Io faccio parte del proletariato e, proprio perché lo conosco bene, non mi diverte cantarne. Così grazie a mio marito ho colto l'opportunità e sono andata a lavorare all'estero. In Italia non riuscivo più a fare una prima serata a causa della mia indipendenza. Quando ho cominciato a sentire che le cose funzionavano c'è stato un ritorno, ma diverso da prima. Nel frattempo ho cantato in francese, inglese, tedesco, spagnolo e anche catalano. Ho lavorato in Spagna nel periodo in cui era ancora vivo Franco e non ho avuto nessun problema, forse perché il valore dell'artista veniva riconosciuto in modo indipendente".
Oggi Rita Pavone è reduce da una lunga pausa dovuta alla scelta di ritirarsi dalle scene e concludere per sempre la sua carriera canora. "Per nove anni avevo lasciato la carriera perché preferivo lasciare quando ero ancora al top e sono andata a vivere in Spagna. La ragione del mio ritorno è Renato Zero. Lui era uno dei ballerini di Studio Uno quando io facevo il Geghegé e, per i suoi sessant'anni, mi ha voluto sul palco. Diceva di non poter raccontare la sua vita senza di me. Abbiamo fatto un medley insieme, io sono entrata sul palco a sorpresa e ho sentito un affetto che mi ha stupito. Allora ho deciso di realizzare un sogno nel cassetto e di cantare le canzoni che amo. Ho prodotto da sola Masters, un brano di cover degli artisti americani che amo. E ora stiamo per tornare in tour". Con un ritorno alla grande sulla scena musicale, per raggiungere di nuovo il top a Rita Pavone mancherebbe solo una nuova esperienza cinematografica. Ma se il cinema la cercasse ancora, da chi vorrebbe ricevere la fatidica chiamata? "Da Pupi Avati. Mi ha cercato poco tempo e io amo molto il suo cinema. Ho un lato del mio carattere celato dentro di me che reputo interessante e vorrei che qualcuno riuscisse a tirarlo fuori. Credo che Pupi sarebbe in grado. Quando ho conosciuto Giulietta Masina, lei mi ha detto che avevo gli occhi da clown, malinconici, proprio come i suoi. Vorrei che qualcuno portasse alla luce questa malinconia".