Recensione Quell'estate (2008)

Pur con tutti i suoi difetti, Quell'estate è un film che ha qualcosa da dire al proprio pubblico e lo fa attraverso una storia, non proponendo una facile morale.

Ricordo di un'estate

Il Ministero per le attività culturali, che tende a patrocinare e finanziare le pellicole più strambe dal punto di vista dell'interesse sociale, forse, con Quell'estate, per una volta ha fatto centro.
Intendiamoci, la pellicola di Guendalina Zampagni, regista toscana che firma il suo primo lavoro da solista, non è un capolavoro. Un film piccolo, dal piccolo budget, che racconta una storia che lavora spesso per luoghi comuni, che non ha pretese di universalismo.
Anzi, a scanso di equivoci, la regista si tiene saldamente legata ad una location della quale conosce anfratti e tradizioni, potendone raccontare con consapevolezza le dinamiche, e ad una storia semplice, comune.


Avere qualcosa da dire e saperlo fare in un modo che sia coerente e ordinato è sicuramente uno dei punti di forza della pellicola, che si muove in un'estate del 1981 nella provincia grossetana, tra amori, tradimenti, piccole gioie, grandi aspettative sul futuro.
Una famiglia come tante, quella che, dopo tanto tempo e qualche difficoltà, si reca in vacanza insieme. Una bella famiglia, unita pur fra tante difficoltà.
Difficoltà nello studio, nipotini inattesi, malattie, tradimenti.
Numerose sono le prove che affronta il quartetto che si muove sotto l'occhio attento della Zampagni, che ha la bravura di utilizzare un registro leggero ma non frivolo, che riesce a raccontare i chiari e gli scuri di una storia italiana senza indugiare in autocompiacimenti di sorta, attenta a non spettacolizzare il dolore, ad enfatizzare la gioia.
Veri protagonisti sono il padre, Alessandro Haber, e la figlia, Diane Fleri, finalmente alla prova con un ruolo da protagonista, i cui personaggi vengono costruiti a partire dalla voce narrante del fratello di lei, il più piccolo della famiglia, interpretato da Jacopo Troiani. Il loro è un mondo complesso, che trova, come nelle migliori delle favole, una risoluzione semplice, edulcorata quel tanto che basta a restituire quel senso di fiaba contemporanea che emerge dallo schermo.

La pellicola ha il limite di muoversi inseguendo aneddoti che spesso possono risultare didascalici, pur muovendosi sempre lungo il solco di una verosimiglianza che riesce a non farli risultare artefatti.
Quella che si dipana sullo schermo è una storia che sembra antica, per gestione dei tempi e garbo delle caratterizzazioni. Un romanzo di formazione che rifiuta in qualche modo i ritmi sincopati del fluire contemporaneo delle immagini, per dipingere un piccolo affresco che descrive un momento di cambiamento e di passaggio nella vita di alcune persone, scelte fra tante.
Una grande colonna sonora sottolinea i momenti riusciti (sparsi qua e là alcuni spassosi duetti, fra tutti quello finale tra Haber e la Fleri), così come riesce a riprendere per i capelli le sequenze meno riuscite.

Probabilmente, per argomentazioni e passo, la pellicola non troverà una grande diffusione nella distribuzione in sala, così come stenterà a conquistarsi la benevolenza di un pubblico sempre più in cerca di una dinamica che proceda senza soluzione di continuità.
Resta il fatto che, pur con tutti i suoi difetti, Quell'estate ha veramente qualcosa da dire al proprio pubblico e lo fa attraverso una storia, non proponendo una facile morale.