A Roma per presentare The Village, che uscirà qui da noi il 29 ottobre, M. Night Shyamalan e la bella Bryce Dallas Howard si sono concessi un'ora per rispondere alle domande dei cronisti in una vivace conferenza stampa che ha visto, tra gli argomenti più dibattuti, l'accoglienza fredda ricevuta dal film negli Stati Uniti e la portata metaforica del film. Da questo resoconto abbiamo espunto, tuttavia, gli elementi che rappresentavano cospicue anticipazioni sulla trama di questo nuovo, emozionante lavoro del regista de Il sesto senso.
Per molti, negli Stati Uniti il film è stato una delusione. Quale pensa sia il motivo? Aspettative disattese? M. Night Shyamalan: Anzi tutto non voglio dare colpe all'ufficio marketing: se il film ha deluso me ne prendo io tutta la responsabilità. Ci ho pensato molto ovviamente, e ho concluso che in fondo non importa se il film non sarà uno dei dieci campioni d'incasso di tutti i tempi. E' una situazione che ho già vissuto con Unbreakable - Il predestinato (che tra l'altro, insieme proprio a The Village, è il mio lavoro di cui sono più soddisfatto).
Credo che uno degli aspetti che può aver deluso sia il ruolo del soprannaturale, che qui è diverso rispetto agli altri miei film. Spero che qualcuno degli spettatori che non ha amato il film voglia dargli un'altra possibilità: forse rivedendendolo potrà apprezzare gli altri temi che ho voluto portare avanti.
Tra questi temi, sembra esserci un'importante riflessione sulla storia americana recente e non. Quando hai iniziato a concepire The Village?
M. Night Shyamalan: Ho iniziato a lavorarci circa un anno e mezzo dopo l'11 settembre 2001. Avevo iniziato a chiedermi: cosa è andato storto? Dove abbiamo sbagliato?
Non a caso il film è ambientato alla fine del XIV secolo, prima della grande industrializzazione. Quello è il momento cui sono voluto tornare, il momento in cui finiva la lotta per la libertà e iniziava quella per il possesso, per il potere economico: il momento immediatamente prima della nascita dell'individualismo egoistico.
Io credo che le cose avessero un significato diverso per gli uomini e le donne che si svegliavano al mattino e pensavano al lavoro da fare nell'orto per portare il cibo in tavola, e a quello per costruire la propria casa e gli oggetti d'uso quotidiano. C'era una soddisfazione, una finalità autentica in quello che facevano, per questo il loro per me era un risveglio migliore del nostro. Noi non siamo mai soddsfatti, non facciamo materialmente quel che ci circonda ma lavoriamo per ottenere più soldi, più lusso, e non siamo mai appagati perché il vicino di casa avrà sempre più soldi e più lusso.
Bryce, il tuo ruolo in The Village era straordinariamente complesso, e si trattava anche del tuo esordio cinematografico. Il secondo, di cui che hai appena terminato le riprese, è Manderlay di Lars Von Trier. Ci fai un confronto tra Trier e Shyamalan come registi? Bryce Dallas Howard: Si può dire che lavorino in maniera diametralmente opposta. Night è meticoloso e fa una lunga preparazione. Io ho cominciato a prepararmi per interpretare Ivy in The Village nel mese di maggio, abbiamo cominciato le prove con Night alla fine di luglio ma le riprese del film sono iniziate ad ottobre. Con Lars invece leggi la sceneggiatura, ti presenti sul set, e inizi a recitare; è tutto più spontaneo, e anche meno rassicurante. Tra le varie sequenze girate Lars sceglie quella che preferisce inserire nel montaggio finale, mentre con Night si lavora per ottenere un'unica interpretazione perfetta.
Shyamalan, nel film ci sono anche dei simbolismi cromatici. Perché il rosso è il "colore del male" mentre il giallo ocra è il "colore della tregua"? M. Night Shyamalan: Ci sono studi molti studi sulla psicologia dei colori: è dimostrato che stare in una stanza tinteggiata di rosso alza il livello di ansietà in una persona, mentre il giallo induce alla calma. Non si capisce l'origine di questi fenomeni, ma sono istintivi, sono scritti nel nostro DNA.
Parlando di simbolismi: nel film a una ragazza cieca, Ivy, viene assegnata una missione salvifica. Volendo fare un'analogia con l'attualità: a chi dovrebbero affidarsi gli americani? M. Night Shyamalan: Beh, io non m'interesso più di tanto alla politica, anche se naturalmente seguo quello che succede nel mondo. La missione di Ivy nel film per me ha l'unico significato di essere un atto di fede assoluta nell'amore. Il padre di Ivy, interpretato da William Hurt, crede che l'amore e la speranza la rendano invincibile e inarrestabile, che le diano un potere soprannaturale.
Bryce Dallas Howard: E' naturale che nel momento dell'uscita di un film si facciano analogie con l'attualità; ma io credo che questo film avrà lo stesso valore anche tra cinquanta, cento, mille anni. La cecità di Ivy non interessa in quanto handicap, ma in quanto esprime il fatto che, per affrontare un'impresa immane, non dobbiamo affidarci alla vista, ai sensi fisici, ma al cuore.
The Village, pur non essendo un vero e proprio film horror, ha elementi che ricordano un certo cinema horror degli anni '50-'60. Hai tenuto in considerazione alcuni modelli in particolare? M. Night Shyamalan: Sì, ci sono un paio di film cui si può dire che mi sono ispirato, e sono I compari di Robert Altman e Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir.
Bryce, come ti sei preparata a questo ruolo?
Bryce Dallas Howard: Per lavorare sulla cecità di Ivy, oltre a leggere molto sull'argomento, sono stata in un istituto per non vedenti di New York, e ho avuto un'esperienza della cecità molto diversa da quella che traspare normalmente dai media. E poi trascorrevo almento novanta minuti, ogni giorno, bendata. Ma la cecità non è l'unica caratteristica che definisce il mio personaggio: volevo farne una ragazza forte, un po' maschiaccio ma sensibile e intuitiva, che tra le altre cose è cieca.
Per quanto riguarda il terrore, la paura, tutti gli attori del film hanno fatto lo stesso esercizio per una settimana in un campo di addestramento: siamo andati nei boschi, di notte, bendati. E' spaventoso!
Progetti futuri per Shyamalan? M. Night Shyamalan: Ce ne sono diversi. Sto sceneggiando un nuovo film, ma non vi posso dire nulla in proposito. Poi, ho amato molto un libro, Life of Pi, e potrei adattarlo. Infine c'è un'altra idea in fase di concepimento... ma non posso dirvi nulla in proposito!