Franck è un gendarme di un paesino nel Nord della Francia, una cittadina che negli ultimi tempi è balzata agli onori della cronaca per colpa di un serial killer che uccide le ragazze a colpi di pistola. Per catturare il criminale, i gendarmi vengono affiancati dalla polizia e cercano in tutti i modi di acciuffare un uomo che pare sfuggente come pochi. Non c'è alcun indizio che possa mettere gli inquirenti sulla strada giusta, se non le lettere che vengono periodicamente spedite dall'assassino come segno di disprezzo nei confronti delle Forze dell'Ordine.
Quello che i più ignorano è che il famigerato killer altri non è se non lo stesso Franck, un uomo ossessionato dalla violenza, incapace di porre un freno alla sua follia. Un uomo talmente perso da concentrare rabbia e frustrazione sulle giovani donne. Solitario, taciturno, apparentemente inappuntabile sul lavoro, chiusa la porta di casa Franck è in balia delle allucinazioni, accumula immondizia, si fustiga, quasi a volersi punire per i peccati commessi.
Bersaglio mobile
Critico dei Cahiers du Cinéma, sceneggiatore e regista, Cédric Anger si mette alla prova con un film di genere, Next Time I'll Aim For The Heart (la prossima volta mirerò al cuore, come scrive il killer in una delle missive indirizzate alla polizia), un thriller anomalo, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Mondo Genere, che deve molto del suo innegabile fascino alle atmosfere livide e malate che descrive con tanta accuratezza. Già dalla prima sequenza scopriamo l'identità del misterioso assassino, vorremmo non credere che si tratti dello stesso gendarme che di lì a poco sarebbe finito sulla scena del crimine, invece Angér mostra da subito la verità, mettendoci nelle condizioni di conoscere tutto. In mancanza di una delle motivazioni più forti che ci spinge a seguire con interesse un giallo, cioè la rivelazione del nome dell'assassino, il regista ci invita a vedere altro, a dimenticare per un secondo la struttura e la trama tipica di un "poliziesco" (anche se il termine non è calzante alla perfezione) per concentrarci sul mondo malato del protagonista, interpretato da un Guillaume Canet quanto mai efficace.
Identikit di un assassino
Franck è un uomo razionale, non è un caso che il suo collega, durante una ronda, lo chiami Cartesio; c'è una freddezza interna al protagonista che ne spiega i comportamenti, anche se in Angér non c'è mai volontà didascalica. Eppure, senza alcun intento di scrivere un trattato di psicopatologia, il suo diventa il racconto inquietante della deriva psicotica di un uomo perfettamente inserito nella società. Il film, quindi, centra a parere nostro la connessione tra ordine e pazzia, o meglio tra un'anaffettività manifesta, anche nelle cose più piccole, e la capacità devastante di cancellare l'umanità.
Odio l'umanità e questo mi ha trasformato in un uomo sensibile e calmo
Probabilmente sul grande schermo si sono viste figure di assassini seriali più affascinanti e interessanti di questo Franck Neuhart, ispirato al vero tueur de l'Oise, Alain Lamare, eppure il senso di inquietudine che passa dallo sguardo glaciale di Canet fa riflettere e molto sulla "normalità" di certi atteggiamenti considerati naturali. Con il procedere della storia si fa quindi più chiaro il puzzle relativo a questo protagonista, lo si vede chiaramente nella sua freddezza glaciale, nell'incapacità di avere rapporti con l'altro sesso, forse per una possibile omosessualità mai accettata. E' un uomo dissociato, che ha perso tutto ciò che lo rendeva umano, una macchina di morte che uccide a sangue freddo, per poi tormentarsi.
Il mostro
Thriller anomalo, dicevamo, perché Angér non cerca il colpo di scena ad effetto, né struttura la storia affinché si gli snodi vengano sciolti in maniera catartica. Anche se alla fine del film, il colpevole viene assicurato alla giustizia, non si tira alcun sospiro di sollievo. Anche per colpa di un'eccessiva lunghezza, infatti, l'epilogo perde un po' in tensione, rischiando di apparire troppo distante, ma nel complesso apprezziamo l'assenza di inutili insistenze sulla parte più truculenta. Forse qualche minuto in meno, e una modulazione diversa nell'uso della colonna sonora avrebbero giovato ad una maggiore compattezza finale.
Conclusione
Non ci sono reporter che cercano lo scoop della vita, né poliziotti intelligenti (non lo sono affatto) che provano a risolvere il mistero, la preda non è braccata e la soluzione si manifesta nella maniera più immediata e semplice. Allora cosa dovrebbe interessarci di una storia come questa? Diciamo che pur con un'impostazione molto canonica, ciò che ci rende curiosi di Next Time I'll Aim For The Heart è il viaggio nella mente del protagonista, una psiche profondamente disconnessa dalla realtà, scissa, resa molto bene da un Guillaume Canet misurato e sofferto.
Movieplayer.it
3.0/5